mercoledì, luglio 02, 2008

Zingari

Anche se sono in ferie, non resisto e vi scrivo questo girasole.

Siamo in campeggio, in casa mobile. La casa mobile è una specie di roulottone con acqua corrente fredda e calda, cucina a gas, aria condizionata ed una grande veranda.
La mattina si và in spiaggia, il pomeriggio in piscina e la sera, dopo cena, si gioca e si balla con il servizio di animazione.
Ogni tanto, per spezzare la routine, prendiamo le biciclette e facciamo un giro esplorativo dei dintorni. Beh, la moglie è incinta e non può, ma solitamente è contenta se porto fuori i bambini dandole l'occasione per riposare un po'.
Abbandono volentieri il faticoso libro di Latouche sulla decrescita, inforco la bicicletta (mi viene da dire "il mio fedele destriero") e, visto che oggi vuole pedalare anche la piccola, mi appresto a cercare un percorso sufficientemente facile e pianeggiante.
Gaia, orgogliosissima, impiega il massimo sforzo e Gabriele la massima pazienza per sopportare le nostre lentezze e lungaggini. Attraversiamo la pineta (bruciata in gran parte da un incendio l'anno passato) e ci avviamo in direzione della Marina di Casalbordino, la spiaggia della gente di qui.
Il lido è una larga spiaggia costeggiata da un ampio lungomare e da una strada stretta su cui si affacciano bar e negozietti, per quanto abbastanza bentenuta, la Marina non riesce a sfuggire all'aspetto un po' sgarrupato che hanno molte località del sud.
In un piazzale riservato a parcheggio per i camper è accampata una piccola comunità di zingari. 5 piccole roulotte e tante persone, donne e bambini. Gli uomini e le macchine chissà dove sono.

Gaia, 4 anni, mi chiede ad alta voce «Papà, cosa ti sembrano?» Rispondo «sono zingari». «Si, ma cosa ti sembrano?» incalza lei.
«Beh», rispondo io, pensando alla nostra casa mobile, «gli zingari vivono come se fossero in campeggio tutto l'anno».
«Non in quel senso» risponde lei un po' stizzita.
Poi, come se dovesse spiegare una cosa ovvia: «sono poveri».

In ogni caso, quando siamo arrivati alla gelateria che era la nostra destinazione, ho chiuso la bicicletta meglio del solito; non senza un po' di vergogna.
~

1 commento:

Aliza ha detto...

Ti capisco, me ne vergogno ma anch'io mi comporto così. Ugualmente però penso che prendere le impronte ai bambini zingari sia una cattiveria. Non credo alla buona fede dei leghisti perchè troppe volte ho sentito i loro discorsi razzisti, non solo contro chi viene a "minacciare" i nostri "privilegi", ma semplicemente per chi è diverso. Io sono veneta ho sposato un calabrese e non ti dico l'ignoranza che discorsi può far fare. Cambiamo discorso complimenti per la tua bella famiglia A.

Mi sento fortunato