martedì, aprile 28, 2009

Sovrappeso, un po' grasso

Ok, sono ingrassato. Mi piace mangiare e bere. Mi piace vivere, ho un lavoro sfidante, tre figli ed una moglie che lavora.

La notte, quando i bambini sono finalmente a letto, dopo le 22, mi concedo un bicchiere di Porto ed 1/4 di stecca di cioccolato amaro (il mio preferito è tra il 70 e l'80% di cacao, senza noccioline o altre aggiunte; meglio se c'è anche un po' di burro di cacao).

La sera a cena mangiamo in sala, riuniti attorno al desco, a televisione spenta. E' il momento in cui la famiglia si riunisce e ciascuno racconta avventure e disavventure della giornata.
Il problema è che a far parlare tutti ci si mette un sacco di tempo. E mentre si è a tavola si mangia. Si mangia il contenuto del piatto e poi si continua -aspettando il più lento- con pane e formaggio, si fa' la scarpetta nell'insalatiera, si cerca un'oliva.
Poi, quando arriva anche l'ultimo, ci si sente in colpa, perché avanza sempre un po' del cibo preparato con tanto amore, e ci si sacrifica spazzolando gli avanzi.

Di giorno si corre, poi ci si sente stanchi e ci si concede un caffè. Una caramella dal vassoio che sta sulla scrivania per gli ospiti o un biscotto per non sentirsi meno epicurei degli altri.

Poi a pranzo, si arriva in mensa nervosi -vorrei vedere, con tutti quei caffè- e si sceglie il piatto più gustoso, spesso il più condito. Buono se unto e saporito. Ci si deve pur meritare qualcosa dopo tutto quell'impegno, no?

Ad un certo punto diventa un'abitudine. Lo stomaco si dilata per accogliere l'abbondanza e con il tempo finisce per chiederla in continuazione o, se non proprio in continuazione, quanto meno ad intervalli regolari -fino ad uno spuntino ogni mezz'ora- ogni volta che non siamo abbastanza occupati a fare altro. Ed allora, il sabato è tutto un aprire e chiudere il frigo alla ricerca di qualcosa -chissà cosa- e ripiegare su un'olivetta, un'ennesimo caffè, un biscotto, uno yogurt.

A mezzanotte, poi, se si è ancora svegli -accidenti!- non si può andare a letto con un buco nello stomaco! Ed allora, per un'ultima volta nella giornata -o per la prima nella giornata successiva- eccoci ad aprire il frigorifero o la dispensa, alla ricerca di un riempitivo qualsiasi. Con la scusa che un po' di latte tiepido -ed un biscottino- conciliano il sonno.

Il problema è che, dopo qualche mese, i pantaloni non si allacciano più. La giacca tira dietro alla schiena. Il bottone non s'allaccia -beh, le giacche non vanno allacciate, per fortuna-. La zip tira e le tasche si aprono.

La faccia s'allarga, il mento si raddoppia, la polo non veste più bene e le gambe sfergano, a volte in maniera fastidiosa.

E poi, il ginocchio senza legamenti non ne vuole più sapere. Basta poco carico in più ed il ginocchio cigola, sembra che dica «non camminare!». Ma se non cammino, e mangio, e mangio ancora, ingrasso.

Si, ingrasso e la bilancia occhieggia minacciosa vicino al bidè. La evito, impaurito. La sbircio nell'angolo dello specchio, ma una vocina mi consiglia di ignorarla «in fondo, cosa vuoi che mi dica, che già non so?». E' proprio necessario che mi si ricordi ciò che già so?

E' una bilancia bella: ha anche la misurazione elettronica della percentuale di massa grassa sul peso corporeo. Ma perché ci devo salire?
In fondo sono un uomo che ha passato i quarant'anni, con tre figli e pochi grilli per la testa, finché sto bene, che importa qualche Kg in più?
Non è che mi manchino i soldi per comprare un abito nuovo, di taglia più grande. Anche se poi "cade" male. Se la ciccia abbonda, la camicia fa brutti risvolti sopra la cintura, gonfiata di abbondanti rotolini.

Poi, sono abbastanza alto, che vuoi che siano 10 Kg in più? In fondo, anche la moglie è un po' sovrappeso, e lei è donna. Ingrassare tira la pelle del volto e, paradossalmente, all'inizio fa sembrare più giovani.

Ma a soli quarant'anni non posso lasciarmi andare così. Mi sento una palla. Rotolo e ballonzolo. Non trovo più vestiti adatti nell'armadio. Mangiare mi piace, devo rinunciare proprio a tutto?

Arrivato a quasi 90 Kg capitolo, MI METTO A DIETA!

So cosa mi aspetta, sono mesi che ci penso e sono reduce da un paio di tentativi riusciti a metà.

Racconterò nei prossimi post cosa ho fatto fino ad ora e cosa farò.

Buffo pensare che sono ingrassato con mia moglie, alla nascita dell'ultimo figlio, ed è dal primo che va avanti così. Ingrassiamo felicemente, ci ottenebriamo con il cibo, per recuperare le notti insonni e sopportare il senso di pesantezza, e chissà cosa altro e, a circa nove mesi dei vita del figlio, iniziamo a domandarci se così va bene.
~

1 commento:

Aliza ha detto...

senza inutili sensi di colpa corriamo ai ripari...aspetto il seguito...non siete i soli che mangiano a TV spenta per il gusto di stare in famiglia la sera...ma poi.
Aspetto il seguito...

Mi sento fortunato