sabato, marzo 18, 2006

legge di iniziativa popolare per una buona scuola

Sono arrabbiato. Arrabiatissimo! Sono alcuni giorni che vengo tempestato dalla richiesta di firmare una proposta di "legge di iniziativa popolare per una buona scuola" (chi fosse interessato la può trovare su http://www.leggepopolare.it/).
Ora, sono convinto che molti firmeranno perchè propone di portare la scuola dell'obbligo a 18 anni (il che, in generale, sarebbe una buona cosa) ma contiene leggendola molte regoline pensate non per una Buona Scuola ma, piuttosto, per una scuola degli insegnati per gli insegnanti.

Seguitemi solo per un pò: cosa, sopra a tutto, distingue una buona scuola da una scuola di bassa qualità? Il legno dei banchi? La qualità della mensa? I libri di testo? O piuttosto gli inseganti?
E cosa è necessario per fare dei buoni insegnanti? Non ne so molto di insegnamento ma, prima di tutto direi che tra le leve da utilizzare per migliorare la qualità degli insegnati siano la selezione e la motivazione.
Ora, nella "legge di iniziativa popolare per una buona scuola" si proibisce per legge di premiare i meritevoli e di punire i pigri. E da cosa dovrebbe sorgere la motivazione?
Come si può pretendere che gli insegnanti che si impegnano ben oltre il minimo cui sono obbligati (e non sono pochi) continuino a farlo dato che l'unico risultato sono frustrazioni e sfottò?

Voi vorreste veramente lavorare in un posto dove per legge i meritevoli non sono premiabili ed i (sicuramente pochi) fancazzisti non sono punibilii?
E vorreste mandare i vostri figli in una siffatta scuola?

... chiudo con una chicca: da una parte si dichiara che la scuola serve soprattutto a preparare il futuro cittadino alla vita lavorativa e da un'altra si propone "l’accurata eliminazione di termini e riferimenti di tipo aziendalista o economicista". Come se:
A- gli insegnati fossero dei volontari e non dei professionisti salariati per il servizio che offrono
B- si pensi che i futuri lavoratori debbano tutti in futuro lavorare in luoghi non-azienda in cui si lavori con criteri non-economici.

Mi sento fortunato