giovedì, ottobre 30, 2008

Tre cacciatori (per un coniglio)

È tornato Arkady, dopo qualche giorno passato vicino al padre malato, e ci ha cannoneggiato con una bordata di problemini. Pare che li abbia sviluppati con il padre per tenerlo occupato nelle interminabili giornate in ospedale (buon sangue non mente).

Tre cacciatori (per un coniglio)

Tre cacciatori armati di fucile e con un solo proiettile a testa puntano la stessa lepre.
Il primo cacciatore ha una buona mira e colpisce, in media, 3 lepri su 5; il secondo 3 su 10 ed il terzo, un po' miope, solo una su 10.
I cacciatori si fermano un attimo per capire ciascuno cosa avrebbe fatto l'altro. Poi, dopo aver capito che il primo che colpisce avrebbe tenuto la lepre, sparano contemporaneamente.

Qual è la probabilità che la lepre venga colpita?

La soluzione è nascosta qui sotto, in bianco su bianco, ed è leggibile selezionando il testo.

Apparentemente, se chiamiamo p1 la probabilità che il primo cacciatore faccia centro, p2 e p3 quella del secondo e del terzo, potremmo ottenere:

p1 = 6/10
p2 = 3/10
p3 = 1/10
p = p1 + p2 + p3 = 6/10 + 3/10 + 1/10 = 10/10
per cui la lepre avrebbe la certezza di morire.

In realtà la lepre ha

pn = 4/10*7/10*9/10=252/1000 (circa 1/4)
di sopravvivere.

Per cui la probabilità di essere colpita è circa 3/4 (precisamente 0.748).

L'inganno sta nel fatto che le probabilità dei cacciatori sono parzialmente sovrapposte perché quando due cacciatori colpiscono contemporaneamente la lepre uno dei un colpi a segno è "sprecato".

P.S. Il coniglio è una bellissima incisione del pittore rinascimentale Albrecht Dürer. Visitando un museo ho avuto modo di vedere l'incisione dal vivo ed è di una realisticità e di un dettaglio vermante impressionanti.

mercoledì, ottobre 29, 2008

Poliziotti in borghese


Siamo stati dai nonni a passere il finesettimana. Siamo arrivati venerdì notte e la mattina del sabato il Troll e la Principessa giocano -grazie a dio- tra di loro per farci dormire.

Alle nove spaccate il Troll si infila in camera ed inizia a spiegare «Volevamo giocare ai poliziotti ma nelle valigie non abbiamo trovato nulla per fare le divise» e la Principessa completa la frase «allora abbiamo deciso di giocare ai poliziotti in borghese.»

... ecco, questa si chiama capacità di adattamento.
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domenica, ottobre 26, 2008

Il buonismo delle maestre non ha pagato!!!

Oggi l'amico Clapton mi ha raccontato dell'ansia da giro di email tra genitori di alunni di una classe di quarta elementare in uno dei quartieri bene di Milano.

La prima missiva si intitola "Il buonismo delle maestre non ha pagato!!!" e nel testo si possono trovare perle come "Quelli che si comportano male vanno colpevolizzati e puniti", e parliamo di bambini di 8 (otto) anni.

In risposta ne arriva un'altra "Sono 4 anni che andiamo avanti con questi problemi senza risolverli, non è possibile!" per arrivare all'affondo "dobbiamo assolutamente trovarci un'ora prima del consiglio di classe per decidere una linea comune!"

E così via altri 6 o 7:

  • "Hai ragione, sono con voi"
  • "Non è possibile continuare così"
  • "E' ora di risolvere"
  • ...

Dopo qualche giorno, solo una mamma risponde. Racconta di avere quattro figli e spiega come siano tutti diversi, con le loro peculiarità: il primo scavezzacollo, il secondo troppo timido e questo tranquillo (ndr. è il più bravo della classe, a sentire Clapton).
La mamma Tranquilla chiude la lettera domandando candidamente «qual è il problema per discutere il quale ci dobbiamo trovare fuori da scuola un'ora prima del consiglio?».

Nessuno risponde fino al giorno del gran consiglio in cui si scopre che, udite udite, un paio di bambini dicono le parolacce. Le parolacce, incredibile.

Un genitore pretende che alla classe venga assegnata una maestra di sostegno e, incredibile, la maestra risponde che francamente non vi è alcun bambino che necessita dell'insegnante supplementare; nonostante che le maestre abbiano nel loro DNA di iniziare ogni consiglio di classe con un pistolotto su quanto siano difficili questi bambini.

Clapton commenta che gli asini ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Cosa facciamo: gli spariamo? Facciamo classi separate?

A mia volta commento che, chissà perché i bambini "problematici" sono sempre maschi e i genitori che si lamentano sono quasi sempre genitori di femmine. ... in una scuola quasi completamente femminilizzata.

Annuisce.

Ma, infine, è un problema dei bambini o è un problema dei genitori?
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sabato, ottobre 25, 2008

Sfotti, sfotti ...

Il fratellone dink (double income no kids) mi ha scritto dal suo nuovo iPod Touch:

«quasi ti invidio: non hai neanche più bisogno della tv per passare una serata allegra; e se ci pensi bene, non ti servirebbe nemmeno più lo stereo: avendo a disposizione due polmoni (piccoli ma potenti) in via di sviluppo...

In effetti, sarebbe meglio fare i figli a diciotto-vent'anni: si eviterebbe un sacco di spese destinate a rivelarsi poi inutili. E la sera non si sentirebbe il bisogno di uscire, poiché il divertimento lo si avrebbe già in casa.»
Ma la parte del serio e responsabile non dovrebbe toccare al fratello grande mentre il piccolo gozzoviglia e, alla fine, viene sempre perdonato come il figliol prodigo?
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lunedì, ottobre 20, 2008

La sufficienza integra l'efficienza

Negli ultimi anni si è fatto molto per aumentare l'efficienza delle attività umane e delle macchine.
Ma, visto che la richiesta di energia è in continuo aumento, anche grazie alla richiesta di ampi strati della popolazione mondiale che cercano di raggiungere il nostro livello di vita e di automazione, l'aumento dell'efficienza rischia di non essere più sufficiente. Ricordiamoci che l'aumento dell'energia è destinato a scontrarsi con il secondo principio della termodinamica.
Una proposta per diminuire il consumo di energia oltre l'aumento dell'efficienza (che, per definizione, è limitata) è l'adozione della sufficienza.
La sufficienza si può definire più o meno così:

«Non utilizzare più energia di quanta sia sufficiente per raggiungere il proprio scopo»
In parole povere, ogni qualvolta sia possibile, non utilizzare un cannone per sparare alle mosche.
Sarà banale ma è esattamente l'opposto di quanto fa chi usa un SUV per fare la spesa, un televisore al plasma da 42 pollici per vedere le telenovelas o il riscaldamento a 22 gradi in casa (quando con 19 gradi ed un maglioncino si sta benissimo).

Un po' di documentazione:

domenica, ottobre 19, 2008

Elogio del bar caffè


In ogni posto dove sono stato. Ad ogni occasione che riesco ad afferrare, mi fermo in un caffè.
Mi siedo.
Prendo o non prendo dalla borsa giornale e blocchetto appunti. Guardo le persone, respiro l’aria del luogo e apprezzo la sensazione di rallentamento. A volte scrivo e descrivo, o leggo per un attimo che dura sempre un po’ troppo a lungo.

Finisco il caffè che nel frattempo si è freddato.
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venerdì, ottobre 17, 2008

Cose importanti e cose meno


Nel sito Vivere con lentezza ho trovato un post che provo a riassumere:.

SE UN EVENTO NON POTETE PROPRIO CAMBIARLO,PRENDETEVI DEL TEMPO PER RIFLETTERE,RESPIRATE PROFONDO, FATE UNA CAMMINATA LIBERATORIA

... ma non peggiorate la situazione arrabbiandovi, maledicendo i soliti noti e rovinandovi la giornata. Non sempre le cose vanno come vorremmo e, questo, è un periodo difficile: mobilitazioni, scioperi, politici che giudichiamo incapaci e che ci fanno arrabbiare, crisi economica, paura per il futuro, incertezza su tutti i fronti. Ma, anche se sembra assurdo, è rallentando che si trova respiro, che si riesce a capire quello che sta accadendo, è fermandoci che troviamo una via d'uscita, è contando fino a 10 prima di reagire che scopriamo quel mondo nascosto di persone che "dalla vita ha imparato a vivere nonostante tutto". (...)
Ieri sera la moglie è uscita per i lavori di una associazione cui partecipa. Mi sono trovato da solo con una tamagotchi di un mese, una principessa di 5 anni ed un troll di 11 coperto da una montagna di compiti che non riuscirà a finire in serata.

La situazione era questa: la tamagotchi piangeva disperata da 40 minuti, il telefono continuava a squillare per telefonate di richiesta informazioni sulla festa di compleanno del troll, la principessa parlava ad alta voce con me e con i fratellone, il troll urlava che per studiare aveva bisogno di silenzio e concentrazione. Il telegiornale, in cucina parlava di terribili riforme della scuola, crollo delle borse, scioperi ed inesistenti emergenze sicurezza. La cucina era tutta sottosopra.

Argh. Stop. Fermate il mondo!

1- Spegnere la TV.

2- Indossare la tamagotchi legandola al collo con apposita fascia.

3- Coinvolgere la principessa nella pulizia della cucina facendole capire l'importanza del suo contributo.

4- Respirare profondamente e consigliare il troll su quali compiti era meglio "dimenticare".

5- Resistere un'oretta, mettere a letto i grandi e trovare un ciuccio per la piccola. Farsi trovare sorridenti dalla moglie al ritorno.

Lo sciopero dei mezzi, il giorno dopo, è diventato una piacevole occasione per prendersela con calma la mattina, in fondo la maggior parte dei colleghi saranno in ritardo. Al bar, insieme al caffè, ho comparto un cioccolatino per me, uno per la moglie ed uno per la principessa.
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giovedì, ottobre 16, 2008

L'insufficienza alimentare


Nella Domenica della Repubblica del 31 agosto 2008 (PDF) in un articolo a firma Valerio Gualerzi ho scoperto che abbiamo perso l'autosufficienza alimentare. Consumiamo, cioè, più cibo di quanto siamo in grado di produrne.

Se la parola autarchia vi fa subito pensare al caffè di cicoria e al karkadè, siete fuori strada. Se il fai-da-te economico sperimentato dal fascismo dovesse tornare, una delle prime cose che rischierebbe di sparire dalle nostre tavole sarebbe proprio il piatto che siamo portati a credere italiano al cento per cento: la pizza.
Circa
metà del grano duro utilizzato dai nostri mulini è d’importazione, un quarto dei pelati è made in China e anche una buona parte del latte usato dai caseifici arriva dall’estero.
La cosa non sembra preoccupare nessuno e l'industria del cemento, che copre di case e infrastrutture aree che una volta erano destinate a terreno agricolo, sembra non fermarsi mai.
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mercoledì, ottobre 15, 2008

Che disonore rinunciare al successo


Sergio Cofferati, detto il Cinese, non si ricandiderà a sindaco di Bologna per dedicare più tempo alla sua famiglia ed, in particolare, all'infanzia del proprio figlio (vedi articolo sul Corriere della Sera). Viva Cofferati!

In Italia desta scandalo e incredulità ma in Svezia era già successo che addirittura il premier non si ricandidasse per gli stessi motivi.

Cofferati (che abbia fatto bene o male come sindaco noi non lo sappiamo) non abbandona la vita politica ma chiede al partito di conferirgli un incarico che sia compatibile con la vita familiare, anche a rischio di perderci in reddito e in prestigio.

Sembrava ovvio che le madri dovessero fare queste scelte e altrettanto ovvio che fosse disonorevole per un uomo. Era ora che una persona che ricopre un incarico importante facesse questa scelta diventando un po' esempio per tutti. Evviva.
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martedì, ottobre 14, 2008

L'italiano delle donne ... e degli uomini

Mettendo un ordine lo studio ho trovato un pacco di vecchi Floppy Disk, curiosando tra di essi ne ho trovato uno del 1998 in cui avevo salvato alcuni testi curiosi e divertenti.
Vi riporto questo piccolo dizionario sessista, sperando che vi sia di aiuto con la vostra compagna o compagno.









L'italiano delle donneL'italiano degli uomini
Si = No
No = Si
Forse = No
Mi dispiace = Ti dispiacerà
Abbiamo bisogno = Voglio
Decidi tu = La decisione giusta dovrebbe essere ovvia
Fai come ti pare = La pagherai in seguito
Dobbiamo parlare = Ho bisogno di lamentarmi di qualcosa
Certo, fallo pure se vuoi = Non voglio che tu lo faccia
Non sono arrabbiata = Certo che sono arrabbiata, stronzo!
Sei cosi mascolino = Hai bisogno di raderti
Certo che stasera sei proprio carino con me = Possibile che pensi sempre al sesso?
Spegni la luce = Ho la cellulite
Questa cucina è così poco pratica = Voglio una casa nuova
Voglio delle nuove tendine = e tappeti, e mobili, e carta da parati
Ho sentito un rumore = Mi ero accorta che stavi per addormentarti
Mi ami? = Sto per chiederti qualcosa di costoso
Quanto mi ami? = Ho fatto qualcosa che non ti piacerà sentire
Ho il sedere grosso? = Dimmi che sono stupenda
Devi imparare a comunicare = Devi solo essere d'accordo con me
Niente, davvero = E' solo che sei un tale stronzo
Ho fame = Ho fame
Ho sonno = Ho sonno
Sono stanco = Sono stanco
Bel vestito! = Bella gnocca!
Cosa c'è che non va? = Non vedo perché ne stai facendo una tragedia
Cosa c'è che non va? = Attraverso quale insignificante trauma psicologico auto-inventato stai combattendo?
Si', mi piace il tuo taglio di capelli = Mi piacevano di più prima
Si', mi piace il tuo taglio di capelli = Cinquanta euro e non è cambiato nulla!
Andiamo al cinema? = Mi piacerebbe fare sesso con te
Posso portarti fuori a cena? = Mi piacerebbe fare sesso con te
Posso chiamarti qualche volta? = Mi piacerebbe fare sesso con te
Posso avere l'onore di un ballo? = Mi piacerebbe fare sesso con te
Sembri tesa, ti faccio un massaggio? = Ti voglio accarezzare (Mi piacerebbe fare sesso con te)
Cosa c'è che non va? = Immagino che di fare sesso stanotte non se ne parla...
Sono annoiato = Vuoi fare sesso con me?
Ti amo = Facciamo sesso, ora!
Ti amo anch'io = Va bene, l'ho detto, ma ora facciamo del sesso
Parliamo = Sto cercando di fare una buona impressione su di te in modo che tu creda che sono una persona profonda e forse allora acconsentirai a fare sesso con me.
Mi sposerai? = Voglio che diventi illegale per te andare a letto con altri uomini.
(mentre si fanno compere) Mi piace di più quell'altro = Prendi uno qualunque di questi cazzo di vestiti ed andiamocene a casa!

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lunedì, ottobre 13, 2008

Barattolo, sassi, sabbia e vino

Ad un corso di project management di qualche anno fa il docente, per illustrare i problemi cui tutti andiamo incontro nella gestione del tempo, estrasse dalla borsa un barattolo di vetro, un sacchetto di sabbia ed uno di sassi.

Inserì la sabbia nel barattolo riempiendolo per metà e ci chiese se era pieno. No, non era pieno. Allora provò ad inserirci anche i sassi, ma ne entravano solo alcuni.

Ci spiegò che nel processo di pianificazione qualcosa era andato storto e rimise prima i sassi e poi la sabbia nei rispettivi sacchetti.
Con l'aiuto di suggerimenti della classe riprovò, inserendo prima i sassi -che ci stavano tutti- e poi la sabbia avendo l'accortezza di farla scivolare negli interstizi tra i sassi con dei lievi colpettini sul barattolo. La sabbia entrò tutta nel barattolo.

Ci spiegò che i sassi rappresentavano le cose importanti della vita: l'amore, la famiglia, la salute e la casa; mentre la sabbia rappresentava il lavoro, che tendeva ad occupare tutti gli interstizi possibili. Ovviamente il lavoro e le cose importanti della vita riescono ad andare d'accordo solo considerandole nel gusto ordine.

Ho scoperto di recente che esiste una versione più evoluta della storiella che prevede anche l'aggiunta di un bicchiere di vino e che questo rappresenta il fatto che nonostante famiglia, salute e lavoro, c'è il tempo per un bicchiere di vino con un amico.
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domenica, ottobre 12, 2008

Cose da uomini


Lunedì scorso era il primo giorno d'ufficio dopo l'operazione al ginocchio. Senza la tamagotchi sembrava quasi riposante.
Arrivato in ufficio, e svangato l'arretrato di posta elettronica, telefono a Max per concordare un appuntamento. Dopo pranzo, lascio il gruppo, mi avvio verso il parcheggio dell'azienda e lo aspetto all'ingresso.
Si tratta di un uomo massiccio che nonostante la vita sottile incastrata nei jeans attillati, trasporta spalle e braccia che sono i doppio delle mie ed un lucido cranio rasato. Mi trovo a pensare che assomiglia un po' al mastino che di Gatto Silvestro. Io mi nascondo dentro un abito gessato abbinato con camicia azzurra, cravatta rossa e immancabili scarpe inglesi.

Ci siamo trovati, come carbonari, per tramare cose da uomini: lui mi ha portato i biberon per neonato che sua seconda figlia non usa più ed io gli ho consegnato il latte in polvere che piace alla sua ma fa venire le macchie rosse alla mia.
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sabato, ottobre 11, 2008

L'Italia invasa dal cemento

Vertigine

Le gru svettano ovunque, i cantieri brulicano di vita, e nessuno che faccia una piega.
Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, in un articolo su Repubblica, racconta della scomparsa di due regioni italiane sotto una colata di cemento senza precedenti nella nostra storia, tra l'indifferenza generale.

Per essere più precisi:
negli ultimi 15 anni, se si fa un confronto tra i censimenti agricoli del 1990 e del 2005, in Italia sono spariti più di 3 milioni di ettari di superfici libere da costruzioni e infrastrutture, un' area più grande del Lazio e dell' Abruzzo messi insieme. Di questi, poco meno di 2 milioni di ettari erano superfici agrarie.
Cosa succede? Dove è finita la bella Italia che i turisti venivano a cercare in massa? Dove è finita l'Italia del bel vivere e del buon mangiare?
Ma lo sapevate che non siamo più autosufficienti per la produzione alimentare?
Lo ripeto: la superficie coltivabile in Italia non è più sufficiente per l'alimentazione degli italiani.

Dunque dovremo importare sempre più cibo. Oppure dovremo metterci nelle mani degli OGM, sperando che arrivino a fare il miracolo di produrre il doppio sulla metà della superficie o permettendoci di coltivare superfici che attualmente non sono considerate coltivabili perché aride o impervie. E dato che il costo del petrolio -e dunque dei trasporti- è destinato ad aumentare e che le nostre tasche, di questi tempi, sono sempre più vuote, ci troveremo a sborsare sempre di più per avere cibo di uguale qualità.

Possibile che nessuno dica niente? Mentre le gru lavorano il silenzio della politica è assordante e nel mio comune, pur di costruire, si è formata un'inedita alleanza tra la giunta PDL ed il PD.

Carlo Petrini è, secondo il quotidiano britannico Guardian, tra le 50 persone che potrebbero salvare il mondo, speriamo che gli italiani, insieme a Carlo, riescano a salvare almeno l'Italia.

Nel blog Scarabocchio di Comix c'è un simpatico Che portento questo cemento.
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venerdì, ottobre 10, 2008

Vino


La zia Tata narra che nonno Riccardo amasse dire:
A chi no ghe piase el vin
el signore iddio doveria torghe anca l'acqua.
A chi non piace il vino, il signore dovrebbe togliergli anche l'acqua.
mentre una brocca slovegna recita:
L'aghe buine pai croz
L'acqua è buona per le rane
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giovedì, ottobre 09, 2008

Veronesi e gli OGM


Il 25/09/2008 Umberto veronesi scrive di cibo su La Repubblica nell'articolo La dieta della salute ecco cosa scegliere.

Parla della paura del cibo e del fatto che siamo destinati a diventare tutti vegetariani, sia per questioni di salute che a causa dell'enorme quantità di vegetali che è necessario sacrificare per produrre un chilo di carne. Ma poi diverge per un ragionamento diverso:

  1. Si sa si più sul rapporto tra cibo e malattie
  2. La diffidenza verso gli OGM è ideologica
  3. Gli OGM sono un'opportunità per produrre più cibo
    • più sano
    • facendo uso di meno pesticidi e
    • meno irrigazione
ora, posso condividere l'idea che le relazioni tra cibo e malattie sia molto più conosciuta oggi che nel passato (ma ricordiamoci che la medicina è spesso più una pratica -non dissimile, in fondo dall'artigianato o dalla magia- che una scienza).

Posso anche ammettere che vi sia una diffidenza ideologica verso gli OGM ma, riguardo alle altre affermazioni, mi non mi si toglie dalla testa il fatto che due delle prime quattro varianti di mais OGM brevettate introducono una particolare resistenza ai diserbanti allo scopo di utilizzare più chimica nei campi, non meno. Il terribile diserbante era il Roundup e la varietà di mais si chiama Roundup ready (spiegazione nell'articolo La Monsanto e gli agenti chimici).
In questo caso l'esimo scienziato, Umberto Veronesi, parla secondo scienza e coscienza riguardo alla medicina ed agli effetti del cibo sul corpo umano ma assume una posizione a sua volta ideologica per quanto attiene per quanto riguarda l'impatto ecologico degli OGM. Non escluderei che anche la sua posizione sugli OGM sia ideologica.

Mi spiego meglio, ammettiamo che effettivamente sia possibile utilizzare la manipolazione genetica per ottenere prodotti migliori per la nostra alimentazione e per l'ecosistema. Nulla vieta che con lo stesso strumento non si possa fare esattamente lo stesso. Un approccio scientifico, dunque non dovrebbe discutere pro o contro gli OGM (come non dovrebbe discutere pro o contro i farmaci in generale) ma dovrebbe valutare i pro e contro di ogni singola variante.

Chiudo segnalando un articolo di Geenpace sulla tossicità del mais MON863 di Monsanto ed un articolo tratto da Il Manifesto che racconta la guerra del mais in Messico.
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mercoledì, ottobre 08, 2008

Scrivere, la fatica dei disprassici


Il troll disprassico ha ricevuto il benvenuto alle scuole medie e questo finesettimana è oberato di compiti.
Ieri ha passato 40 minuti circa per scrivere una composizione che racconta l'avventura di un lupetto. La brutta copia ha richiesto circa 40 minuti ed il racconto è risultato con una interessante, quanto spontanea, forma periscopica.
Nel racconto, la semplice avventura principale (protagonista, problema, soluzione) prevede l'incontro con un primo coprotagonista che inserisce una sua storia nel racconto. La storia viene quindi a presentare una struttura:

(protagonista, problema, (coprotagonista, problema, soluzione), soluzione)
Ovviamente, non c'è due senza tre. Per cui si inserisce un terzo personaggio che inietta nella trama del racconto un'ulteriore ordito e aumenta la numerosità della compagine.
La soluzione della terza avventura porta alla soluzione della seconda e la felice soluzione della seconda porta alla soluzione della storia del protagonista.

La copiatura in bella ha richiesto 2 ore e mezza (contro una bozza di 40 minuti)! Un tempo infinito per un ragazzo di prima media che ha ancora almeno 3 ore di compiti davanti a se e che dovrebbe, in una situazione di classe, completare un tema (compresa copiatura in bella) in meno di 1 ora e mezza.

Qui di seguito un po' di risorse da Internet.
e i post riguardanti la disprassia in questo blog.
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martedì, ottobre 07, 2008

Povertà ed amicizia


Poco prima che nascesse il terzo tamagotchi di casa, in previsione dell'inevitabile incremento di lavaggi settimanali abbiamo deciso di cambiare la lavatrice con una nuova, più efficiente dal punto di vista energetico e dotata di funzione di asciugatura.

Dati i tempi di ristrettezze economiche e la previsione di nuove spese necessarie per l'accoglienza del nuovo figlio, abbiamo deciso di acquistarla su Internet andando a risparmiare circa 150€ rispetto alla migliore promozione in negozio.

Il limite dell'acquisto su Internet è che la consegna del bene avviene via corriere espresso, senza installazione e senza recupero e smaltimento dell'usato che, dunque, rimangono a carico dell'acquirente.

Il fatto è che per portare la lavatrice in discarica è necessario caricarla in macchina e la lavatrice è un oggetto troppo pesante per sollevarla da solo.
Fortunatamente, l'amico e vicino di casa Mauro, che non ho mai l'occasione di frequentare, si è proposto volontario. Dunque sabato mattina, aiutandoci con un carrellino, abbiamo trasportato la vecchia lavatrice fino al parcheggio, l'abbiamo caricata in macchina e scaricata nell'apposito reparto in discarica. Nell'occasione abbiamo fatto due chiacchiere e rinsaldato un'amicizia.
Tornando a casa ho saputo che suo figlio, coetaneo del mio, stava giocando a casa da solo con la Xbox. Mi sono caricato della responsabilità dei due troll (anche loro mancano delle occasioni di frequentarsi) e abbiamo passato il resto della mattinata al parco.

La morale? Il bisogno ci offre opportunità di sviluppare i beni relazionali. E siccome i beni relazionali sono spesso più preziosi dei beni o servizi acquistabili, conviene sfruttare il periodo recessivo per coltivare almeno i primi.
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domenica, ottobre 05, 2008

Nuvole di fine estate

Nuvole di fine estate a Segrate (MI)

Lo scatto risale al 7 settembre 2008 e non smette di stupirmi. Il cielo dell'hinterland milanese come lo ricordo solo pochi anni fa era una volta di un grigio cupo uniforme che tendeva al nero o all'arancione verso i bordi, da quei pochi posti dove si riusciva ad abbracciare l'orizzonte.
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Non poter correre

Sono entrati nel mio ginocchio, per togliere il menisco, due venerdì fa. Il menisco lo hanno lasciato perché sano, ma hanno tolto tutti i frammenti di legamento crociato che ingannavano la risonanza magnetica. Quando gli ho chiesto quando mi avrebbero ricostruito il legamento, mi hanno spiegato che si vive bene anche senza, e che, in fondo, ho passato i quarant'anni.
In un momento di ottimismo, il dottore mi ha consigliato di provare a fare una corsetta tra un paio di settimane.

Tornato a casa camminavo, aiutandomi appena con la stampella.
Giovedì ho fatto la visita di controllo ed il dottore, contento, mi ha consigliato di rinunciare a medicamenti e stampelle. Il giorno successivo mi si è gonfiato il ginocchio. Oggi cigola e duole e mi costringe ad appoggiarmi alla carrozzina del tamagotchi per camminare almeno un po'.

Da quando parlo del mio ginocchio ho scoperto che un sacco di persone che conosco hanno tolto menischi o ricostruito legamenti, praticamente tutti i miei coetanei o coetanee che praticano sport.

Molti mi dicono che gli interventi sono veloci e risolutivi, ma che non correrò più.
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sabato, ottobre 04, 2008

Quando il multitasking diventa una necessità

Il capo è svenuta, ha faticosamente finito di stendere ed è ruzzolata a letto.

Tamagotchi si è accesa e me la sono portata vicino al divano. Su Current (Sky canale 130) seguo un pod-documentario sulla curiosa moda giapponese delle Ghotic Lolita proiettata su di un gruppo di ragazze romane. Con un piede faccio ondeggiare la sdraietta della piccola mentre scrivo questo post.

Ma questo sabato, non finisce mai?

P.S. Il pod seguente parla della diffusione del RAP nella desolazione del quartiere Corvetto di Milano (non lo sapevo, veramente), molto interessante.
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venerdì, ottobre 03, 2008

Usabilità degli oggetti quotidiani

Qualche mese il mio condominio ha cambiato i vecchi cancelli in ferro oramai arrugginito con nuovi bellissimi cancelli in acciaio, leggeri, lucidi e resistenti.
Il cancello motorizzato a doppia campata da cui escono ed entrano le macchine è stato sostituito con un nuovo tipo in cui è possibile aprire mezzo cancello, solo per l'uscita o solo per l'ingresso.
Il telecomando ha due bottoni, uno in alto (che chiameremo 1, visto che leggiamo dall'alto al basso) ed uno in mezzo (che chiameremo 2).

Da quando hanno distribuito i nuovi telecomandi con due bottoni mi capita frequentemente, con qualche frustrazione, di aprire il cancello di uscita quando devo entrare e il cancello di ingresso quando devo uscire.

Proviamo a ragionare, il viaggio di un abitante del condominio

  1. inizia, per esempio, la mattina, uscendo dal cancello e
  2. finisce alla sera tornando a casa.
Al contrario, un ospite
  1. inizia entrando dal cancello di ingresso e,
  2. dopo aver fatto ciò che doveva, esce dal cancello di uscita
Il telecomando distribuito ai condomini è stato, ovviamente, programmato da un "ospite" che come tale lo ha programmato, ma bastava un po' di fantasia per arrivarci. No?
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giovedì, ottobre 02, 2008

Le paure della signora Pina

Pensa globale,
agisci locale.
era il motto coniato da René Dubos per il movimento ambientalista statunitense.

L'idea di base è che per migliorare il mondo è necessario comprendere le necessità ed i fenomeni globali, dal riscaldamento globale, ai grandi cambiamenti demografici, alle mostruose differenze tra nord e sud del mondo. I fenomeni globali sono enormi e siamo portati a rimanere schiacciati dalla loro grandezza: -che posso fare io? - Tocca ai governanti - alle grandi multinazionali - all'ONU - Che sono soluzioni forse possibili ma che ci assolvono completamente dal fare alcunché. Ed ecco che le considerazioni globali e dei massimi sistemi devono avere una ricaduta sul locale, sulla nostra famiglia, sul nostro quartiere, sul nostro comune ... e qui si che abbiamo la possibilità ed il dovere di fare qualcosa e non dovremmo esimerci.

E' un processo che esisteva anche prima della globalizzazione ed era incarnato dai dettami morali o religiosi, prima si pensa alla correttezza dei principi e poi si fanno ricadere i dettami sul nostro singolo privato. Prima mi domando se è giusto o no ammazzare un'altra persona e poi, dopo aver stabilito che no, mi domando se posso ammazzare il mio antipaticissimo vicino di casa.

Dopo anni di politica solo nazionale, finalmente si è tornati anche in Italia al locale, al fare, al sindaco votato direttamente dai cittadini ed al federalismo. Il problema italiano è che il movimento localista più forte in Italia, in questo momento è la Lega. E la Lega, per essere veramente locale pur occupando importanti posizioni nel governo nazionale ha invertito il motto in "Pensare locale, agire globale" che, tradotto, significa usare la forza dello Stato, dell'esercito, del parlamento e della magistratura italiani per soddisfare le ansie della signora Pina.

Per completare il cortocircuito, la Lega utilizza un linguaggio ("tolleranza zero", "negher", etc.) che fornisce una implicita autorizzazione alle violenze delle polizie locali.

Quando si dice la il sonno della ragione genera mostri.
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mercoledì, ottobre 01, 2008

Nostalgia per il T-RED

Qualche giorno fa sono uscito di casa pieno di pensieri.
Ho preso la macchina ed ho imboccato la provinciale (via Cassanese) che corre poco distante dalla mia casa.

La strada è la stessa di cui si è potuta vedere qualche ripresa durante gli ultimi telegiornali che annunciavano gli arresti di quattro responsabili dell'azienda che installa i famigerati semafori intelligenti.
Il nobile scopo dei semafori T-RED è, semplicemente, di fotografare coloro che passano con il rosso in modo da poter inviare multa a domicilio con innegabile foto allegata.

Il problema è che, da quello che ho capito, i fornitori si occupavano a loro spese dell'installazione dell'impianto semaforico chiedendo in cambio una percentuale sulle multe incassate.
Siccome sembra che non esista in Italia una legge che regola la durata del giallo negli impianti semaforici e siccome le aziende private tendono a massimizzare i profitti, il giallo degli impianti semaforici T-RED veniva regolato al minimo, in modo da rendere difficile frenare in tempo se ci avvicinava all'incrocio a velocità sostenuta. Dato che, in Italia, e particolarmente in Lombardia la moderazione della velocità in prossimità degli incroci è una bestemmia, le multe sono fioccate a migliaia fino a che i cittadini organizzati in comitati non ne hanno chiesto a gran voce (ed infine ottenuto) lo spegnimento.

Insomma ero distratto, lo ammetto, e a 10 metri dal semaforo alzo lo sguardo e mi accorgo che il semaforo è rosso. Rosso luminoso e luccicante. Certo, le macchine provenienti dalle vie laterali non si erano ancora messe in moto, ma il semaforo era ROSSO, e allora freno bruscamente ... sant'ABS aiutaci tu.

Dietro di me un furgoncino oscilla vistosamente ed, in piena velocità, si butta in seconda corsia. In terza corsia arriva una Polo nera, veloce come il vento. La terza corsia dovrebbe essere utilizzata solo per svoltare a sinistra e, difatti, sparisce al termine dell'incrocio.

SBANG
, i due due mezzi si baciano al centro dell'incrocio.

Premesso che il tutto si è risolto in una sonora ammaccatura e nessuno si è fatto male, resta da dire che, che siano o no state pagate tangenti e se il metodo adottato nell'assegnazione appalto fosse o meno corretto, provo nostalgia per il T-RED, magari con il giallo un po' più lungo.

P.S. Dopo il fatto ho iniziato a porre più attenzione a cosa succede al semaforo ed ho notato che ogni volta che mi trovo a passare con il giallo, passa anche la macchina dopo di me. Spesso anche le due macchine successive che, ovviamente, passano con il rosso.

Per approfondire:

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Caffè e romanticismo


Sono a casa, convalescente dall'operazione al menisco, insieme al Capo che si occupa della neonata. Gli altri due tamagochi sono a scuola.
Preparo un caffè per spezzare la mattinata. Scaldo l'acqua per l'americano macchiato della moglie e la chiamo.
Mentre, lentamente, giro il cucchiaino nella tazzina, fingendo di sciogliere lo zucchero che non ho messo, la guardo in viso. I suoi occhi sono persi nel vuoto, fissi in un punto indefinito alla mia sinistra.
Anche lei mescola nel caffè e nell'acqua calda uno zucchero inesistente.
«Amore» sbotto «piantala di pensare alle cose da fare. Guardami negli occhi e, accidenti, pensa qualcosa di romantico. In fondo non capita spesso che io e te si sia a casa quasi soli per un'intera settimana.»
Mi guarda stranita. Lentamente mette a fuoco nei miei occhi e, come se stesse guardando un rospo che parla, scoppia in una risata stupita.
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Mi sento fortunato