domenica, ottobre 31, 2010

Prezzo e Qualità, un pò di teoria

Tutti noi ci troviamo costantemente in situazioni in cui dobbiamo scegliere tra una maggiore qualità di ciò che stiamo per acquistare e il maggior prezzo che questo, in genere, comporta.
Dico "in genere" perché la qualità è soggettiva ed, all'interno di una stessa tipologia di prodotti, capita di trovare prodotti di maggiore qualità nella fascia di prezzo più bassa oppure, al contrario, prodotti di scarsa qualità nella fascia di prezzo più alta.

Come si fa a valutare la qualità soggettiva (per noi) di un prodotto? Volendo adottare un metodo più possibile obbiettivo è sufficiente elencare le caratteristiche che vorremmo che il prodotto avesse, ed assegnare un punteggio a ciascuna caratteristica. Poi dovremmo elencare i prodotti della tipologia che ci interessa (ad esempio automobili) e, per ciascuna, elencare le caratteristiche di cui è dotata. Basterà assegnare a ciascuna caratteristica il punteggio deciso precedentemente e sommare i punteggi ottenuti per ciascun modello e chiamare questo punteggio: indice di qualità. Il modello il cui rapporto tra Indice di Qualità e Prezzo (=Q/P) è maggiore, sarà il miglior acquisto.

Ma non è tutto così semplice, magari perché non abbiamo esattamente idea di ciò che per noi è importante ("meglio l'ABS, l'ASR o entrambi?" "ma sono proprio necessari per una ragionevole sicurezza?", "servono gli airbag a tendina?"). Quello che nella maggior parte dei casi vorremmo, in fondo, è un prodotto ragionevolmente buono ad un buon (o ottimo) prezzo.

Tenendo in considerazione il seguente grafico si possono adottare delle strategie semplici ed efficaci.


Il grafico ci dice, in maniera qualitativa che, per la stragrande maggioranza dei prodotti industriali il prezzo non varia in maniera lineare con la qualità ma, grossomodo, come segue:
  1. nella fascia bassa di mercato, ad un relativamente piccolo aumento di prezzo corrisponde un forte aumento di qualità
  2. nella fascia media di mercato (mainstream, cioè il prodotto che va' per la maggiore) al raddoppiare (ad esempio) del prezzo si ottiene approssimativamente un raddoppio della qualità
  3. nella fascia alta del mercato, è necessario aumentare molto l'investimento per ottenere un relativamente piccolo aumento di qualità
Per fare qualche esempio: è abbastanza facile distinguere una bicicletta da città è da 80€ (prezzo basso) rispetto ad una 160€ o da 300€ (mainstream) mentre è molto difficile, anche provandole, capire la differenza tra una da 2000€ ed una da 4000€ (e stiamo parlando di una differenza di 2000€!).

Dunque, un modo abbastanza razionale per acquistare, ad esempio, un PC portatile (se non si hanno particolari esigenze) è:
  1. Individuale la fascia prezzo mainstram (potrebbe essere tra i 400€ ed i 600€)
  2. Elencare le più evidenti caratteristiche dei prodotti in questa fascia prezzo (dimensioni del display, peso, durata delle batterie, capienza HD e memoria RAM) 
  3. Scegliere il prodotto più economico (o della marca che ci esprime più fiducia) con le caratteristiche indicate.
Lo stesso metodo si può applicare a biciclette, motociclette, automobili, computer, televisori, impianti stereo, rasoi elettrici, etc. ma anche a prodotti alimentari di largo consumo.
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martedì, ottobre 26, 2010

Il gelsomino fiorito


Ottobre, l'autunno s'avanza. Scende la temperatura. Le prime influenze mietono vittime a manciate. Nel nido di mia figlia una robusta gastroenterite trasforma i bambini in poltergeist vomitanti a getto. Negli uffici è tutto un fiorire di starnuti, fazzoletti e colpi di tosse. Le assenze impreviste fanno saltare le riunioni. Le organizzazioni si devono irrobustire per far fronte all'assenza di chi di norma porta avanti uno specifico lavoro, spesso senza che i colleghi ne sappiano o ne vogliano sapere molto.
Con mio grande rammarico, è una settimana che mi muovo in macchina saltellando sul sedile tra un colpo di tosse ed una strombazzata di naso.
Ieri o buttato gli ultimi peperoncini che stavano marcendo, ancora verdi, sulla pianta.
Questa mattina il termometro della macchina segnava 5 gradi.
Eppure, il gelsomino che ho piantato ai primi di settembre per nascondere i bidoni del riciclabile, occhieggia allegro attraverso l'inferriata. Fiori bianchi a ciuffetti, leggeri eppur tenaci osservano chi passa.
Candidi come velo di sposa vibrano leggermente nel   vento freddo, ma sorridono, quasi volessero sfottere il mio cappottino, pur sapendo che presto cadranno.
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mercoledì, ottobre 20, 2010

Donne con le occhiaie


 «Aveva delle occhiaie splendide. Le donne con le occhiaie sono solitamente splendide, ma muoiono presto, hanno mali oscuri, profondi.»
In un libro di Manuel Vazquez Montalban ho trovato questa nota che avevo scritto su un frammento strappato di un calendario. Sul retro un indizio sulla data "giugno 1996". Era un pensiero di Pepe Carvalho che, ai tempi, avevo scoperto condividere.

La foto è di Anna Magnani che, peraltro, visse 65 anni durante i quali incassò una grande quantità di successi personali.
La cosa che mi ha colpito, nella ricerca dell'immagine per illustrare questo post, è l'enorme difficoltà nel trovare in rete foto di volti femminili espressivi ed un po' dolenti come quello di Anna. In questi tempi sembra che  la cultura e l'arte occidentale rifiutino la possibilità che una donna affascinante porti occhiaie e rughe e che queste contribuiscano ad esprimere bellezza, forza e dolore.
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domenica, ottobre 17, 2010

Internet Explorer sotto quota 50%


Da quanto vedo dalle statistiche di accesso di questo blog, quello che in Microsoft non avrebbero mai immaginato è, alla fine, successo: Internet Explorer è, per la prima volta, scivolato sotto il 50%.

Non pretendiamo che il nostro piccolo sito sia un indice statistico molto accurato, se non altro per la piccolezza dei numeri, ma sembra proprio che dopo ogni tipo di tentativo da parte della più grande azienda di SW del mondo di mantenere il monopolio di fatto del browsing il prodotto MS sia rimasto indietro.

Speriamo che adesso, i proprietari dei siti che recano la triste scritta "Sito ottimizzato per Internet Explorer" la capiscano e si sforzino di realizzare soluzioni compatibili con gli standard (e HTML5 fornisce sicuramente le basi necessarie per farlo) in modo che siano fruibili con ogni browser sufficientemente aggiornato e, speriamo, ogni risoluzione.
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martedì, ottobre 12, 2010

De-fininvestizzato

Quando ero ragazzino e frequentavo le scuole medie, Actarus guidava il potente Goldrake per salvare la Terra. Actarus combatteva su Rai 2 e i telegiornali erano pieni di polemiche sul ruolo educativo che dovrebbe essere proprio della televisione pubblica e sull'opportunità di trasmettere cartoni animati giapponesi così violenti e distanti dalla nostra cultura.
Anche se il dictat di mio padre era "massimo un'ora di TV al giorno", non me ne persi una puntata sacrificando ogni altra cosa che avrei voluto vedere.

Ero appena ragazzo quando comparve la televisione privata che, in confronto alla bulgara televisione di stato, era una boccata d'aria fresca.
Nel 1981, su Canale 5, Bo e Luke Duke scappavano dallo sceriffo Rosco P. Coltraine e Daisy, con i suoi immancabili shorts, popolava i primi sogni erotici dei ragazzini.

Luminosa, colorata, frizzante, ottimista e creativa. La TV privata non si poneva alcun obbiettivo culturale, non parlava di politica né si poneva la questione di rappresentare il mondo e, miracolo, non chiedevano il canone né alcun abbonamento. Gratis. Tutto quel ben di dio pagato tutto dalla pubblicità. E siccome la pubblicità aveva bisogno di essere trainata da programmi attraenti, era necessaro inventarne in continuazione.

Chi non si ricorda Drive In?

Ha lanciato il Cabaret in televisione, e con le sue battute ha condizionato un'intera generazionione. In corriera, per andare a scuola, non si poteva non citarle. E c'erano anche un po' di tette e culi piacevoli accompagnati da sorrisi sereni e splendenti. Una vera goduria, niente di meglio per un ragazzo delle superiori.

In poco tempo le televisioni Fininvest sono diventate 2 e poi 3. Finché qualcuno non ha cominciato a protestare per il duopolio e, pian pianino, sono nati MTV e Italia 7. Ma nessuno riusciva a battere il Berlusca.

Poi c'è stata la discesa in campo. Contemporaneamente (sarà un caso?) l'azienda diventava sempre più grande e grassa e, per investire un po' dei mostruosi proventi, ha cominciato a comprare supermercati, banche, assicurazioni, giornali, società editrici e tutto quello che si poteva trovare sul mercato.

L'aumento degli impegni (visto che non tutti i business funzionano al primo colpo) richiedeva, e richiede, un costante aumento del fatturato. Ma tutto andava ancora bene, fino a ché il mercato mondiale dei programmi televisivi (dai telefilm al calcio) era in via di sviluppo.
Quando il mercato dei diritti è divenuto sufficientemente maturo, acquistare programmi adatti a contenere la pubblicità ha cominciato a richiedere la partecipazione a gare sempre più costose.  Ed allora, è diventato necessario aumentare il fatturato aumentando il numero delle pubblicità, aumentandone ancora il volume audio, inserendo telepromozioni prima e televendite poi, e trovando sempre nuovi spazi in cui inserire gli spot, interrompendo 3 volte un programma per arrivare all'apoteosi di Striscia la Notizia che, una quindicina di minuti ascitto, diventa di quasi un'ora con stacchetti, sigle e sopratutto  interruzioni pubblicitarie.
La pubblicità, ovviamente, arriva anche ad inserirsi tra una parte del telegiornale e l'altra, costringendo i giornalisti a creare suspance per convincere gli spettatori ad attendere la seconda parte.

Ma poi, quanti prodotti industriali posso acquistare? Quanti oggetti posso desiderare? Fanno bene (a me, a mia moglie, ai miei figli) il cibo e le bevande pubblicizzati?

Non che io abbia tanto tempo per guardare la TV, ma un giorno mi sono trovato a cercare di seguire un film su canale 5 in periodo natalizio e, dopo la sesta pubblicità di orologi, ho guardato il mio e mi sono domandato se era ora di cambiarlo. Perché?
Il mio orologio segna l'ora, è esteticamente gradevole e, sopratutto, è il risultato di una selezione in cui ho comprato (o mi sono stati regalati) alcuni orologi molto diversi per fattura e tipologia e quello che indosso ha vinto per comfort, piacevolezza e solidità.

Come posso accettare che qualcun altro pasticci in questo modo con i miei desideri?

E poi, è possibile che un programma di meno di venti minuti netti, diventi quasi un'ora con tutti i riempitivi?

Ok, tocca spendere qualche soldo ma, in considerazione che ci sono 3 bambini in casa, non riesco a non considerarlo una necessità. Tre anni fa facciamo installare l'antenna satellitare e acquistiamo un abbonamento SKY, che non è una rete di suore della carità, ma un'azienda di mercato che, grazie a politiche differenti e più attuali, chiede un abbonamento in cambio di programmi televisivi  (contenenti poca, pochissima o nessuna pubblicità).
Abbiamo un vecchio televisore a tubo catodico ma ... cambiando casa abbiamo disdetto l'abbonamento e rifacendolo nella nuova ci siamo permessi il my-sky.
Il my-sky è un attrezzo che funge contemporaneamente da decoder satellitare, decoder digitale terrestre e videoregistratore. Registra su una propria memoria interna (un hard disk silenziosissimo) e consente di impostare le registrazioni partendo dalla guida programmi. Un bottone consente di "collegare" le serie e programmare la registrazione automatica di tutte le puntate di (ad esempio) un telefilm.

Il risultato è che sono almeno 3 anni che non guardo un canale Fininvest (Canale 5, Italia 1, Rete 4) se non incidentalmente, e ne sono felice. Si, ne sono così televisivamente felice che se capita una delle poche serate al mese in cui mi lascio andare allo zapping li evito come la peste. Ed anche se mi faccio attirare da un titolo che vedo nella guida programmi ... finisce che atterro in mezzo ad una pubblicità e sfuggo via più velocemente dello scivolare di una goccia di pioggia su un vetro ben pulito.

E quando mi ricordo che pago sia il canone Rai che l'abbonamento satellitare, mi rincuoro pensando che tuttosommato è un ragionevole prezzo da pagare per
  1. vedere i programmi che voglio, 
  2. quando voglio e sopratutto
  3. senza pubblicità

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Mi sento fortunato