venerdì, febbraio 27, 2009

La ricostruzione in Iraq? Una truffa colossale (2).


Secondo post sullo scandalo della ricostruzione in Iraq. Uno scandalo che in Italia non è stato onorato neppure di un minuto di TG.

Da The Idependent (UK): A 'fraud' bigger than Madoff:

In what could turn out to be the greatest fraud in US history, American authorities have started to investigate the alleged role of senior military officers in the misuse of $125bn (£88bn) in a US -directed effort to reconstruct Iraq after the fall of Saddam Hussein. The exact sum missing may never be clear, but a report by the US Special Inspector General for Iraq Reconstruction (SIGIR) suggests it may exceed $50bn, making it an even bigger theft than Bernard Madoff’s notorious Ponzi scheme.

“I believe the real looting of Iraq after the invasion was by US officials and contractors, and not by people from the slums of Baghdad,” said one US businessman active in Iraq since 2003.

In one case, auditors working for SIGIR discovered that $57.8m was sent in “pallet upon pallet of hundred-dollar bills” to the US comptroller for south-central Iraq, Robert J Stein Jr, who had himself photographed standing with the mound of money. He is among the few US officials who were in Iraq to be convicted of fraud and money-laundering.

Despite the vast sums expended on rebuilding by the US since 2003, there have been no cranes visible on the Baghdad skyline except those at work building a new US embassy and others rusting beside a half-built giant mosque that Saddam was constructing when he was overthrown. One of the few visible signs of government work on Baghdad’s infrastructure is a tireless attention to planting palm trees and flowers in the centre strip between main roads. Those are then dug up and replanted a few months later.
Che, se capisco bene, significa che sono evaporati più di 50 miliardi di dollari.

Quello che mi colpisce di più è che «nonostante le ingenti somme spese per la ricostruzione da parte degli Stati Uniti dal 2003, non vi sono gru visibili nella skyline di Baghdad, ad eccezione di quelle al lavoro per la costruzione di una nuova ambasciata degli Stati Uniti e quelle, arrugginite, che stavano costruendo una enorme moschea prima della caduta di Saddam».

Ma tutto questo non tiene conto del mostruoso numero di vite umane: la serissima associazione non governativa Iraq Body Count stima da 90.000 a 100.000 morti iracheni di morte violenta, cioè senza considerare i morti per freddo, malnutrizione, mancanza di cure, povertà, scarse condizioni igeniche e abbandono -tutte condizioni inevitabili in guerra-. Su una popolazione di 27 milioni circa.

Spero con tutto il cuore che in Iraq la situazione economica migliori, che si stabilisca una vera e solida democrazia e che questa sia contagiosa per i paesi vicini (sempre in transizione da una dittatura all'altra).

Bisogna comunque ricordare che la democrazia è un sistema formale di governo che, per la nostra esperienza, porta alla migliore delle amministrazioni possibili per i cittadini elettori.

Ora, la democrazia, la buona amministrazione, una buona giustizia e ad una vivace economia dovrebbero servire, alla fine, a dare di una migliore qualità della vita ai cittadini. Qualità della vita che, in Iraq, è in netta e violenta discesa da quando è cominciata la guerra.
~

giovedì, febbraio 26, 2009

La filastrocca del chicco di caffè

Gatta Susanna ci regala un'altra filastrocca -veramente una ninna nanna-. Non possiamo che pubblicarla come post per darle maggior risalto rispetto al commento in cui, in questo momento, è relegata.
Io la trovo bellissima, anche se difficile da cantare dato che bisogna essere almeno un po' intonati:

Ninna nanna, mamma,
tienimi con te
nel tuo letto grande,
solo per un po’;
una ninna nanna
io ti canterò
e se ti addormenti,
mi addormenterò.

Ninna nanna, mamma, insalata non ce n’è,
sette le scodelle sulla tavola del re,
ninna nanna, mamma, ce n’è una anche per te;
dentro cosa c’è?
Solo un chicco di caffè.

Dormono le case,
dorme la città;
solo l’orologio
suona e fa tictac;
anche la formica
si riposa ormai,
ma tu sei la mamma
e non dormi mai.

Nonna nanna, mamma…. (ritornello)

Quando sarò grande,
comprerò per te
tante cose belle,
come fai per me,
chiudi gli occhi e sogna
quello che non hai;
i tuoi sogni poi
mi racconterai.
Ninna nanna, mamma, insalata non ce n’è;
sette piatti d’oro sulla tavola del re;
ninna nanna, mamma, ce n’è uno anche per te!
Ci mettiamo su
Tutto quello che vuoi tu!
Ho trovato anche la versione da ascoltare su YouTube.
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domenica, febbraio 22, 2009

La ricostruzione in Iraq? Una truffa colossale.

Oibò, finalmente la verità viene a galla, ma in Italia non merita neanche un frammentino di tg, neanche un minuto di tv e nessuno se ne accorge.

In questi giorni le televisioni in lingua inglese trasmettono un sacco di servizi su una notizia che in Italia è stata ripresa solo da Panorama, in un articolo datato 16 febbraio 2009 ed intitolato La ricostruzione irachena? “Una truffa colossale”:

«“Il vero saccheggio di Baghdad non l’hanno fatto i disperati degli slum ma gli ufficiali e i contrattisti americani”. A parlare è un uomo d’affari statunitense, intervistato dal britannico “The Independent“. Una frode impressionante, sui soldi destinati alla ricostruzione dell’Iraq: su questo, secondo il quotidiano, stanno investigando gli agenti federali negli Stati Uniti. Sui 125 miliardi di dollari stanziati dal 2003 , secondo un rapporto dell’ispettorato generale per la ricostruzione dell’Iraq (Sigir) il denaro “volatilizzato” potrebbe essere più di quello andato bruciato nella truffa di Bernard Madoff.
(...)
Gli investigatori del Sigir, comandati dall’ispettore Stuart Bowen Jr., avrebbero accertato in un caso, la sparizione di 58 milioni di dollari, inviati in pacchetti al responsabile americano delle regioni del Sud Iraq, Robert Stein jr, che si sarebbe fatto fotografare di fronte all’enorme pila di biglietti verdi.
“Nonostante le ingenti somme stanziate dall’amministrazione Bush”, scrive l’Independent, “sono pochissimi i cantieri aperti in Iraq”.
(...)
“a quasi sei anni dall’inizio della guerra, molte zone del paese sono ancora senza acqua corrente né elettricità, nonostante i soldi stanziati anche e soprattutto dai contribuenti americani”»
Ora, cosa potevamo aspettarci di diverso da una guerra che è iniziata con Colin Powell che all'assemblea dell'ONU presentava le incontrovertibili prove del fatto che Saddam possedesse armi di distruzione di massa (vedi sul sito di Radio Radicale)?

Armi, bisogna ricordare, mai trovate dopo l'invasione (vedi In Iraq niente armi di distruzione e Tutte le menzogne dei presidenti, Bush nella lista dei bugiardi su La Repubblica).

Alla guerra ci andarono in due, USA e Inghilterra -senza alcun mandato ONU- e scatenarono una energica campagna mediatico-ideologica bollando di antiamericanismo chiunque non fosse d'accordo. La campagna mediatica arrivò anche in Italia e Giuliano Ferrara ne fu il portabandiera.

Ora che la bolla finanziaria è scoppiata ed i soldi mancano, i pochi che ancora ci sono diventano sempre più importanti, tanto che anche gli statunitensi cominciano a domandarsi a cosa servono i 10,3 miliardi di dollari spesi ogni mese nella guerra in Iraq?
La risposta è è arrivata: ad arricchire contrattisti e militari, alle spalle del popolo iracheno.

Un popolo, quello iracheno, che vide molte vittime -sopratutto bambini- del terribile embargo cui fu sottoposto prima della guerra, fu poi lungamente bombardato durante la guerra, e vede ora evaporare i soldi della ricostruzione.

E in Italia -che pure ha mandato propri militari al fronte- un silenzio assordante.

P.S. E' ancora attivo l'impressionante contatore real time del costo della missione USA in Iraq.
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venerdì, febbraio 20, 2009

Metropolitana, promessa di modernità

Chissà perché la metropolitana rimane
una promessa di modernità
evidente solo a chi la frequenta meno spesso.
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mercoledì, febbraio 18, 2009

Donare è anche ... regalarsi un giorno di vacanza

Si, lo so, abbiamo tutti molto da fare. L'azienda non può fare a meno di noi, l'ufficio piange, i progetti restano indietro e se deve avvenire una crisi, avverrà mentre siamo via.

Eppure ... eppure oggi mi sono regalato un giorno di vacanza a spese della comunità. Era tanto tempo che volevo farlo ma non trovavo il tempo, non sapevo a chi rivolgermi, temevo lunghe code in laboratori analisi ed i soliti orari assurdi per cui l'ufficio apre alle 8 e alle 9 di mattina smettono i prelievi. E anche, sopratutto, prendere un giorno di ferie.

Oggi mi sono alzato al solito orario. Ho fatto la doccia. Ho allattato, cambiato e vestita la Tamagotchi. Mi sono vestito da weekend con pantaloni a quadretti, maglioncino nero senza camicia e scarponcini da montagna. Ho fatto abbondante colazione con la Principessa mentre cullavo la tamagotchi con un piede e poi le ho accompagnate rispettivamente all'asilo e dalla tata.

La moglie, che andava nella mia stessa direzione, mi ha accompagnato in macchina fino all'ospedale San Raffaele dove c'è un centro per la donazione del sangue.

Superato il -mai risolto- problema del parcheggio, mi avvio nella direzione indicatami dai cartelli con le frecce: settore Dibit2 piano R.

L'ospedale è una struttura eccellente e formidabile. Il fondatore don Luigi Maria Verzè è stato chiacchierato a tempi alterni per l'amicizia con Craxi, per aver ospitato mafiosi, per aver ricevuto fondi a destra ed a manca, per aver espanso l'ospedale a spese del vicino parco senza i debiti permessi, e, ultimamente, per l'energico sostegno a Silvio Berlusconi. Ma qualunque sia la storia del fondatore, la struttura -che è posseduta da una fondazione ONLUS- è un raro esempio di efficienza, cortesia, pulizia, ottima organizzazione e attenzione per le strutture come per le persone.

Al piano R, un impiegato mi riceve con un ampio sorriso, compila velocissimo alcune carte mentre mi chiede i dati anagrafici. Mi da un tagliando numerato, mi fornisce una scheda da compilare e mi fa accomodare in una sala d'attesa.
La sala è arredata con alcuni tavolini da bar, un bancone con la macchina del caffè ed un espositore per pacchetti di biscotti, acqua, cornetti e financo panini da scaldare nell'apposito fornetto; tutto a libero servizio.
Alcune persone dall'aria rilassata leggono il giornale, prendono il caffè, parlano discretamente al cellulare.

Una giovane dottoressa con camice bianco e allegre calze multicolor mi chiama in studio, mi sottopone una lunghissima sfilza di domande, mi vista e mi spiega quali sono i miei doveri: avvisare se si prendono medicine, astenersi dalla donazione se si adottano comportamenti a rischio o se si viaggia in paesi stranieri, etc...

La dottoressa è gentile e mi spiga che il protocollo prevede anche l'elettrocardiogramma, ma viste le generalmente buone condizioni di salute potrei portarglielo anche in seguito, se adesso ho fretta. Spiego che sono disponibile a farlo subito e lei produce la richiesta per la cardiologia. Mi spiega che gli esiti degli esami e delle analisi mi verranno recapitati a casa nei prossimi giorni.

Mi avvio per il reparto cardiologia che trovo affollato ma immancabilmente tinteggiato di fresco, ordinato e pulitissimo. In una delle sale di attesa c'è un tavolino apparecchiato con una tovaglia di plastica a colori vivaci dove un gruppo di bambini gioca con fogli e matite colorate.
Consegno il foglio della richiesta ad un infermiera ed in 10 minuti scarsi sono di nuovo al centro donazioni.

Mi fanno accomodare su una poltrona sollevabile e inclinabile, come quelle del dentista. L'infermiere trova la vena e mi attacca ad una macchina che preleverà esattamente 400g di sangue B positivo.

Il prelievo dura una decina di minuti al termine dei quali mi alzo senza l'ombra di un giramento. Mi fermo in sala d'attesa dove prendo un caffè ed un cornetto con la marmellata. Leggo il la prima pagina di un giornale seduto al tavolo con una giovane signora con luminosi occhi azzurri e qualche capello grigio. Andando via la saluto e mi pento di non averle rivolto la parola, dato che mi è sembrato che se lo aspettasse.
Un impiegata, uscendo, timbra il permessino per l'ufficio che, di fatto, mi costringe ad un giorno di riposo dal lavoro.

E' una splendida giornata di sole. Rinuncio all'autobus e affronto a piedi i due km che mi separano da casa, attraversando il Golfo Agricolo -uno dei pochi luoghi rimasti verdi in un territorio molto sfruttato negli ultimi anni-. Il vento solleva i capelli, il sole scalda il viso ed i pensieri fluiscono liberamente in uno dei pochi momenti veramente liberi di cui riesco a godere da mesi.

Mi fermo al bar sotto un portico che si affaccia su un parco. Mentre sorseggio un latte macchiato, resto mezz'ora a guardare alcuni bambini che giocano sorvegliati dai nonni. Mangio un'altra brioche -devo pur recuperare il mio quasi mezzo litro, no?- e mi avvio verso casa.
Sono le 11.00, affetto tre zucchine e due melanzane da fare ai ferri e scrivo questo post mentre aspetto che il Troll torni affamato dalle scuole medie. Durante il pomeriggio mi occuperò dei bimbi, mentre il Troll farà i compiti e la moglie potrà dedicare al lavoro l'intero pomeriggio.

Ho donato il sangue e mi sono regalato una pregevole giornata. Lo consiglio a tutti! ... e mi domando come ho fatto a non farlo fino ad ora.

P.S. E dire che, secondo Panorama, in Italia manca mezzo milione di donatori. Pazzesco.
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martedì, febbraio 17, 2009

Filastrocca del cowboy

Ecco una nuova filastrocca che ci è stata proposta da Gatta Susanna ed è stata completata dalla mia enciclopedica moglie.

Dentro la caverna, in fondo a un bosco nero

c'era un cowboy che si chiamava Piero;
e la sua cavalla dormiva nella stalla,
mentre lui beveva allegramente il thè!

Il cowboy Arturo,
pian pian scavalcò il muro
e la sua cavalla gli rubò,
ohibò!

Beh, forse è un po' breve per far dormire i bambini ... ma è simpatica e ben si presta a spezzare un momento di tensione.
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domenica, febbraio 15, 2009

Il sole d'inverno

Il sole d'inverno non scalda,
così lontano da sembrare un errore.
Quasi che debba farsi desiderare,
non dissimile da un neon
che promette ma non scalda.
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sabato, febbraio 14, 2009

Il problema dei due secchi


Un paio di giorni fa Arkady mi ha proposto un problema dalla soluzione molto elegante rispetto alla semplicità del problema.
Devo ammettere che in venti minuti non lo ho risolto, a dimostrazione del fatto che invecchiando la capacità di concentrazione diminuisce ed i neuroni diventano meno produttivi- ma mio figlio di 11 anni (il troll) lo ha risolto in 7 minuti mentre si lavava i denti, senza alcun suggerimento o aiuto.

Il problema dei due secchi

Un giorno d'inverno, in vena di scherzi, il temutissimo sergente Ivan (detto il terribile) chiede al povero Pier di portargli un secchio con esattamente 4 litri d'acqua. Pier va nelle docce e vi trova due secchi, uno rosso dalla capacità di 3 litri ed uno blu da 5 litri. Senza usare altri recipienti, riuscite ad aiutare il povero Pier?

La soluzione è nascosta qui sotto, in bianco su bianco, ed è leggibile selezionando il testo.

La sequenza corretta è:

  1. riempire il secchio rosso (da 3 litri)
  2. svuotare il secchio rosso in quello blu (da 5L)
  3. riempire nuovamente il secchio rosso
  4. portare al rabbocco il secchio blu (5L) usando il secchio rosso (3L)
  5. a questo punto, nel secchio rosso (da 3L) è rimasto un solo litro d'acqua
  6. svuotare il secchio blu (da 5L)
  7. travasare dal secchio rosso il litro nel secchio blu
  8. usare il secchio rosso per portare a 4L il contenuto del secchio blu
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giovedì, febbraio 12, 2009

M'illumino di meno, giornata del risparmio energetico

Dopo il successo delle passate edizioni, i conduttori Cirri e Solibello chiederanno nuovamente agli ascoltatori di dimostrare che esiste un enorme, gratuito e sotto utilizzato giacimento di energia pulita: il risparmio. L’invito rivolto a tutti è quello di spegnere luci e dispositivi elettrici non indispensabili il 13 febbraio 2009 dalle ore 18.

Io darò il mio contributo andando in ufficio in bicicletta e la sera, prima di andare a letto, spegnerò tutte le luci di standby di casa.
Durante il giorno in ufficio spegnerò la sete di acqua riutilizzando diverse volte la stessa bottiglietta, riempiendola al lavello del bagno.
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martedì, febbraio 10, 2009

Il mio testramento biologico

Ci sono cose di cui si parla con difficoltà. Un po' per scaramanzia, un po' perché quando siamo (relativamente) giovani ci sentiamo immortali, e non consideriamo mai la possibilità che avvenga qualcosa di veramente doloroso e spiacevole, e ancor meno consideriamo che avvenga a noi stessi. Oddio, sappiamo coscientemente che potrebbe avvenire in ogni momento, ma preferiamo disinteressarcene.

Ebbene, io ora voglio pensarci e dire la mia su me stesso e su ciò che vorrei venisse fatto se dovesse avvenire ciò che spero non avvenga mai. Potrebbe accadere che un giorno io non possa parlare, non possa capire, non possa nutrirmi con le mie mani e la mia bocca. E' solo una possibilità, ma potrebbe succedere. Potrei non vedere, il mio corpo potrebbe essere provato dall'immobilità e segnato dalle piaghe da decubito, piaghe dolorose che non si rimarginano mai. Potrei non essere in grado di alzare una mano o neanche un dito. Eppure il mio cuore potrebbe ancora, insistentemente, battere. Alzato, abbassato, vestito, lavato, nutrito con un sondino di plastica, qualcuno potrebbe dichiararmi ancora vivo. Insomma potrei essere vivo di una vita che non comunica, che non gode del sesso, non gode del parlare, non gode del correre ma neanche del camminare, né può godere dell'arte e, infine, neanche del pensiero.

Se tutto questo dovesse succedere, se i dottori dovessero diagnosticare uno stato di coma irreversibile, io vorrei non essere più e desidero che i miei organi siano donati finchè possono ancora essere d'aiuto a qualcuno.

Non mi interessa se un papa, un pope o un mullah -che per me pari sono- si mettono a gridare all'omicidio. Non sono stato molto generoso nella mia vita e non lo sarò più di tanto neanche alla fine, ma desidero almeno non essere oltremodo di peso ai miei cari ed alla società, ma piuttosto rendermi utile, per almeno quel poco che mi sarebbe possibile.

Non mi importa neanche dei giochetti politici di fazioni politiche in cerca di identità, e neppure di arrogati atei devoti -sempre che questa espressione significhi qualcosa- alla ricerca di obiettivi verso cui lanciare i propri strali e dimentichi di ogni carità.

Men che meno mi interessano le dotte dissertazioni sul fatto che togliere l'alimentazione forzata si possa o meno definire accanimento terapeutico, non mi interessa neanche il modo in cui la mia dipartita dovrebbe avvenire, purchè non sia troppo doloroso, vorrei morire. Anzi, se la medicina mi consentirà di fare un ultimo bel viaggio, desidero farlo, fino alla fine.

Il sacrificio che chiedo alle persone che mi vogliono bene -moglie, figli o amici- è di battersi, nella legalità e nei canoni della democrazia, perchè il mio testamento venga rispettato.

Questo testamento biologico è una versione 20090210, ogni versione successiva da me redatta è da ritenersi sostitutiva della presente.
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giovedì, febbraio 05, 2009

Due persone diverse ...

A volte capita, e immagino capiti anche a voi, che amici e conoscenti mi girino una missiva che altro non è che una simpatica catena di Sant'Antonio. Di solito le leggo e poi, con una certa sufficienza, le cestino.
Questa, che mi ha girato un carissimo amico (dei cui genitori, però, non conosco il nome), è proprio carina e ve la ripropongo, anche correndo il rischio che l'abbiate già ricevuta.

Un semplice conoscente, quando viene a casa tua, agisce come un invitato.

Un vero amico apre il tuo frigo e si serve.

Un semplice conoscente non ti ha mai visto piangere.

Un vero amico ha le spalle temprate alle tue lacrime.

Un semplice conoscente non conosce i nomi dei tuoi genitori.

Un vero amico ha i loro numeri di telefono nell'agenda.

Un semplice conoscente porta una bottiglia di vino alle tue feste.

Un vero amico arriva presto per aiutarti a cucinare e rimane fino a tardi per aiutarti a pulire

Un semplice conoscente detesta che tu lo chiami dopo l'orario in cui è abituato ad andare a dormire.

Un vero amico ti chiede come mai hai messo tanto tempo a chiamarlo.

Un vero amico si informa della tua romantica storia d'amore.

Un semplice conoscente potrebbe fare dell'ironia su questa.

Un semplice conoscente pensa che l'amicizia sia finita dopo una disputa.

Un vero amico ti chiama dopo una disputa.

Un semplice conoscente si aspetta che tu sia sempre pronto per lui.

Un vero amico è sempre pronto per te.
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mercoledì, febbraio 04, 2009

Autina di latta e lacrime in bianco e nero

Giocare con lacrime e macchina.

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Mi sento fortunato