domenica, dicembre 26, 2010

150 la gallina canta


Sono tantissime le filastrocche che cominciano con "150 la gallina canta", per Natale la Principessa ci regala una versione nuova inventata, assicura, da lei stessa:
«
centocinquanta
    la gallina canta
ecco i pulcini
    sono i suoi bambini
il gallo eccolo qua
    questo è il papà
questa è la famiglia
    ma che meraviglia
»
Questa filastrocca è un contenuto originale ed è open source, copiatela e modificatela senza limite alcuno. Se vi piace fatecelo sapere.
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mercoledì, dicembre 22, 2010

La tromba delle scale?


Al ritorno in macchina da una cena di famiglia, la Tamagotchi e la Principessa ronfano beatamente. Il Troll, schiacciato nel sedile tra le due resiste alla noia lanciando una sfida: «Quanti strumenti musicali conoscete come la tromba delle scale?»
La moglie, che è sempre un po' più sveglia azzarda «Una batteria di pentole?»
Ed io, che comincio a capire butto lì con noncuranza un «I tamburi dei freni?»
Il gioco ormai è avviato:
«Un servizio di piatti»
«Il triangolo della macchina»
«Gli spaghetti alla chitarra»
«Su di un foglio trovo una chiave di violino»
«Una viola nella fioriera»
«Il campanello del citofono»
«La tuba di zio Paperone»
«Il timpano dell'orecchio»
«Il corno di un bue»
«Il fagotto del viandante»
«Il sesto piano di un edificio»
«Un organo interno, come la milza»
«Giocare in spiaggia con il tamburello»
...
Ve ne vengono in mente altri?
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venerdì, dicembre 17, 2010

Le manifestazioni studentesche spiegate a mio figlio


La settimana scorsa ho fatto un sogno.

In generale non sopporto le persone che ti aggrediscono raccontando i propri sogni della notte, quasi dando per scontato che l'ascoltatore possa trovare emozionanti le stesse immagini che tanto hanno colpito il narrante. Senza contare che i sogni sono spesso ricorrenti e che la stessa persona finirà per raccontare più di una volta lo stesso sogno, con lo stesso rinnovato spavento.

Ma, dato che non mi capita spesso di ricordare i miei sogni né tantomeno di raccontarli, vado -senza alcun pudore- a narrare i miei pensieri notturni.

Mi trovo in un parco, su di una collinetta. Da sotto proviene un gran vociare da una fiumana di ragazzi che manifestano. Presumo che stiano manifestando il loro dissenso ad una qualche riforma scolastica.
La maggior parte sono giovanissimi, dell'ultimo anno delle medie o dei primi anni delle superiori. Sono caciaroni ma, nell'insieme, composti ed ordinati. Camminano piano chiacchierando a piccoli crocchi. Uno si stacca da un crocchio e tira una schicchera dietro l'orecchio del ragazzo con nike e keffia che lo precede. Si rincorrono per qualche secondo e li perdo di vista.

Alcuni poliziotti camminano lungo il corteo, nella stessa direzione, come un rilassato nastro di sicurezza.

Ad un certo momento noto un ragazzo più grande, tra i venti ed i trenta, grosso e tatuato. Come rispondendo ad un richiamo che solo lui capisce comincia a menare tutti quelli che gli passano accanto. A chi una sberla, a chi un calcio, a chi una gomitata in faccia.

Mi giro verso i poliziotti per richiamare la loro attenzione. Spariti.
Compaiono qua e la altri ragazzi nerovestiti come chiazze d'inchiostro scuro in un torrente colorato. Qualcuno ha il casco.
Corro giù per la collinetta con le braccia alzate gridando di scappare, di evaporare, perché l'ambiente è diventato pericoloso. Ma passo in mezzo ai ragazzi come Mosè attraversò la acque: la fiumana si sposta al mio passaggio ma procede incessante nella stessa direzione.

Risalgo affannato sulla collina. I poliziotti sono ora in assetto antisommossa, davanti alla testa del corteo formano un muraglione contro cui il fiume finirà per frangersi.

I nerovestiti si coprono la faccia  con le sciarpe e, coperti dalla massa degli studenti, raccolgono pietre per dare battaglia.
Penso che nella massa potrebbe esserci mio figlio. E mi sveglio.

E' una settimana che provo a raccontare questa storia all'interessato, ma c'è sempre qualcosa o qualcun altro che distoglie l'attenzione. L'ho scritta, che così non la dimentico.

Questa sera ho raccontato la storia a tavola, ed ho aggiunto qualche spiegazione «Non c'è nulla di male a manifestare il proprio dissenso, con i tamburi, con le canzoni, con gli striscioni ed i megafoni.» spiego al ragazzo che mi guarda a bocca aperta.  «Manifestare» aggiungo «è un diritto civile».
«Ma se mai ti capitasse di sfilare ed accorgerti che tra voi "compaiono" ragazzi dall'aria pericolosa, che si coprono il volto, raccolgono sampietrini e portano spranghe o caschi. Ecco, quello è il momento di evaporare. Di disperdersi, di fuggire.
Perché quello è l'inizio di una disfatta in cui le prendete sia dai poliziotti che dai violenti. E» aggiungo  «il giorno successivo vi distruggeranno ai telegiornali dicendo che siete solo un branco di violenti che, automaticamente, si sono messi dalla parte del torto.»

Mio figlio, il Troll, ancora non riesce a raccogliere la mandibola e mi guarda come se fossi disceso da venere su di una astronave fucsia a strisce gialle.
La moglie, serissima, completa il ragionamento «non c'è cura per quelli, che isolarli, lasciandoli soli di fronte alla polizia.». Già, sperando che questa abbia l'accortezza di lasciare delle vie di fuga.

P.S. Vi segnalo, da non perdere: la lettera di Roberto Saviano agli studenti, pubblicata da Repubblica il 16/12/2010. E le risposte di Saviano ad alcune delle lettere che gli studenti gli hanno inviato in seguito.
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mercoledì, novembre 10, 2010

L'ultima lampadina

Oggi ho cambiato l'ultima lampadina ad incandescenza. Sono rimaste solo un paio di alogene che, però, utilizziamo molto raramente.

Ho sostituito la maggior parte delle lampadine con CFL (Compact Fluorescent Lamp), cioè lampadine a risparmio energetico.

Stavo scrivendo questo post per festeggiare, perché le CFL consumano in media un quinto delle lampadine ad incandescenza di analoga potenza luminosa (una 20w CFL corrisponde, per intensità della luce, ad una 100w ad incandescenza) e questo contribuisce a salvare sia il pianeta che il portafoglio.

Non è stato facile. Nonostante il regolamento disposto dalla Comunità Europea per la progressiva messa al bando delle lampadine ad incandescenza, acquistare lampadari che sicuramente accettassero le, più grandi, lampadine CFL è  stato comunque difficile. anche, purtroppo, in negozi specializzati e costosi.

E oggi, con stupore, scopro che le CFL hanno effetti collaterali sulla salute per chi soffre di alcuni disturbi:
  • Lupus eritematoso sistemico
  • dermatite (di cui soffro personalmente) o eczema
  • autismo, epilessia
  • emicrania, alcuni tipi di porfiria
  • fotosensibilità in genere
Per miglior documentazione, si veda:
Si vede che, mano a mano che si presenta la necessità di cambiare qualche lampadina, verificherò la possibilità di acquistarne a LED, nonostante siano ancora abbastanza costose.

Non si riesce mai a vivere tranquilli. :-)

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giovedì, novembre 04, 2010

Clima da fine impero


Oggi, dopo tre giorni di pioggia ininterrotta s'è visto il sole sbucare da sopra la corte di nebbia mattutina. L'aria è leggera e frizzante.
Mi siedo in sella al cavallo di ferro ed esco in strada.

Mentre pedalo penso che si respira un'aria da fine impero. Le anime marce sono scatenate e fanno di tutto per occupare ogni posto disponibile, ogni cadrega rimasta ancora libera, ogni minuto possibile di televisione, ogni party sesso e droga.

L'umidità opprimente penetra sotto i vestiti e il tepore del sole attiva la sudorazione. Saluto la giovane mamma che ogni mattina incontro mentre pedala in direzione opposta.

Abbiamo passato una brutta crisi, ed ancora non ne siamo usciti del tutto. La famiglia Italia cigola, ansima per mancanza di prospettive e di futuro. Il capo famiglia, ormai anziano, va a puttane e salta da una conferenza stampa ad un party privato. I pochi uomini prendono le distanze mentre i servi si riempiono le tasche di ciò che riescono ad afferrare.

Le piante che si affacciano sulla pista ciclabile non sono potate e devo fare attenzione a non farmi frustare in volto. Ad un certo punto la pianura si apre e mi si presenta il Rettilineo dell'Accelerazione.

L'Italia sta per tuffarsi in uno snodo. Uno di quei punti in cui tutto e possibile, tutto può cambiare e qualcosa presto cambierà, in un modo o nell'altro. 

Se vi sentite possibili agenti di un cambiamento positivo tuffatevi nella tempesta, chissà che ne esca qualcosa di buono. Se avete tentennato fino ad ora, iniziate a muovervi! Le cose cambieranno più in fretta di quanto si possa credere, e chi rimane fermo rischia di perdere anche questo treno.
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domenica, ottobre 31, 2010

Prezzo e Qualità, un pò di teoria

Tutti noi ci troviamo costantemente in situazioni in cui dobbiamo scegliere tra una maggiore qualità di ciò che stiamo per acquistare e il maggior prezzo che questo, in genere, comporta.
Dico "in genere" perché la qualità è soggettiva ed, all'interno di una stessa tipologia di prodotti, capita di trovare prodotti di maggiore qualità nella fascia di prezzo più bassa oppure, al contrario, prodotti di scarsa qualità nella fascia di prezzo più alta.

Come si fa a valutare la qualità soggettiva (per noi) di un prodotto? Volendo adottare un metodo più possibile obbiettivo è sufficiente elencare le caratteristiche che vorremmo che il prodotto avesse, ed assegnare un punteggio a ciascuna caratteristica. Poi dovremmo elencare i prodotti della tipologia che ci interessa (ad esempio automobili) e, per ciascuna, elencare le caratteristiche di cui è dotata. Basterà assegnare a ciascuna caratteristica il punteggio deciso precedentemente e sommare i punteggi ottenuti per ciascun modello e chiamare questo punteggio: indice di qualità. Il modello il cui rapporto tra Indice di Qualità e Prezzo (=Q/P) è maggiore, sarà il miglior acquisto.

Ma non è tutto così semplice, magari perché non abbiamo esattamente idea di ciò che per noi è importante ("meglio l'ABS, l'ASR o entrambi?" "ma sono proprio necessari per una ragionevole sicurezza?", "servono gli airbag a tendina?"). Quello che nella maggior parte dei casi vorremmo, in fondo, è un prodotto ragionevolmente buono ad un buon (o ottimo) prezzo.

Tenendo in considerazione il seguente grafico si possono adottare delle strategie semplici ed efficaci.


Il grafico ci dice, in maniera qualitativa che, per la stragrande maggioranza dei prodotti industriali il prezzo non varia in maniera lineare con la qualità ma, grossomodo, come segue:
  1. nella fascia bassa di mercato, ad un relativamente piccolo aumento di prezzo corrisponde un forte aumento di qualità
  2. nella fascia media di mercato (mainstream, cioè il prodotto che va' per la maggiore) al raddoppiare (ad esempio) del prezzo si ottiene approssimativamente un raddoppio della qualità
  3. nella fascia alta del mercato, è necessario aumentare molto l'investimento per ottenere un relativamente piccolo aumento di qualità
Per fare qualche esempio: è abbastanza facile distinguere una bicicletta da città è da 80€ (prezzo basso) rispetto ad una 160€ o da 300€ (mainstream) mentre è molto difficile, anche provandole, capire la differenza tra una da 2000€ ed una da 4000€ (e stiamo parlando di una differenza di 2000€!).

Dunque, un modo abbastanza razionale per acquistare, ad esempio, un PC portatile (se non si hanno particolari esigenze) è:
  1. Individuale la fascia prezzo mainstram (potrebbe essere tra i 400€ ed i 600€)
  2. Elencare le più evidenti caratteristiche dei prodotti in questa fascia prezzo (dimensioni del display, peso, durata delle batterie, capienza HD e memoria RAM) 
  3. Scegliere il prodotto più economico (o della marca che ci esprime più fiducia) con le caratteristiche indicate.
Lo stesso metodo si può applicare a biciclette, motociclette, automobili, computer, televisori, impianti stereo, rasoi elettrici, etc. ma anche a prodotti alimentari di largo consumo.
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martedì, ottobre 26, 2010

Il gelsomino fiorito


Ottobre, l'autunno s'avanza. Scende la temperatura. Le prime influenze mietono vittime a manciate. Nel nido di mia figlia una robusta gastroenterite trasforma i bambini in poltergeist vomitanti a getto. Negli uffici è tutto un fiorire di starnuti, fazzoletti e colpi di tosse. Le assenze impreviste fanno saltare le riunioni. Le organizzazioni si devono irrobustire per far fronte all'assenza di chi di norma porta avanti uno specifico lavoro, spesso senza che i colleghi ne sappiano o ne vogliano sapere molto.
Con mio grande rammarico, è una settimana che mi muovo in macchina saltellando sul sedile tra un colpo di tosse ed una strombazzata di naso.
Ieri o buttato gli ultimi peperoncini che stavano marcendo, ancora verdi, sulla pianta.
Questa mattina il termometro della macchina segnava 5 gradi.
Eppure, il gelsomino che ho piantato ai primi di settembre per nascondere i bidoni del riciclabile, occhieggia allegro attraverso l'inferriata. Fiori bianchi a ciuffetti, leggeri eppur tenaci osservano chi passa.
Candidi come velo di sposa vibrano leggermente nel   vento freddo, ma sorridono, quasi volessero sfottere il mio cappottino, pur sapendo che presto cadranno.
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mercoledì, ottobre 20, 2010

Donne con le occhiaie


 «Aveva delle occhiaie splendide. Le donne con le occhiaie sono solitamente splendide, ma muoiono presto, hanno mali oscuri, profondi.»
In un libro di Manuel Vazquez Montalban ho trovato questa nota che avevo scritto su un frammento strappato di un calendario. Sul retro un indizio sulla data "giugno 1996". Era un pensiero di Pepe Carvalho che, ai tempi, avevo scoperto condividere.

La foto è di Anna Magnani che, peraltro, visse 65 anni durante i quali incassò una grande quantità di successi personali.
La cosa che mi ha colpito, nella ricerca dell'immagine per illustrare questo post, è l'enorme difficoltà nel trovare in rete foto di volti femminili espressivi ed un po' dolenti come quello di Anna. In questi tempi sembra che  la cultura e l'arte occidentale rifiutino la possibilità che una donna affascinante porti occhiaie e rughe e che queste contribuiscano ad esprimere bellezza, forza e dolore.
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domenica, ottobre 17, 2010

Internet Explorer sotto quota 50%


Da quanto vedo dalle statistiche di accesso di questo blog, quello che in Microsoft non avrebbero mai immaginato è, alla fine, successo: Internet Explorer è, per la prima volta, scivolato sotto il 50%.

Non pretendiamo che il nostro piccolo sito sia un indice statistico molto accurato, se non altro per la piccolezza dei numeri, ma sembra proprio che dopo ogni tipo di tentativo da parte della più grande azienda di SW del mondo di mantenere il monopolio di fatto del browsing il prodotto MS sia rimasto indietro.

Speriamo che adesso, i proprietari dei siti che recano la triste scritta "Sito ottimizzato per Internet Explorer" la capiscano e si sforzino di realizzare soluzioni compatibili con gli standard (e HTML5 fornisce sicuramente le basi necessarie per farlo) in modo che siano fruibili con ogni browser sufficientemente aggiornato e, speriamo, ogni risoluzione.
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martedì, ottobre 12, 2010

De-fininvestizzato

Quando ero ragazzino e frequentavo le scuole medie, Actarus guidava il potente Goldrake per salvare la Terra. Actarus combatteva su Rai 2 e i telegiornali erano pieni di polemiche sul ruolo educativo che dovrebbe essere proprio della televisione pubblica e sull'opportunità di trasmettere cartoni animati giapponesi così violenti e distanti dalla nostra cultura.
Anche se il dictat di mio padre era "massimo un'ora di TV al giorno", non me ne persi una puntata sacrificando ogni altra cosa che avrei voluto vedere.

Ero appena ragazzo quando comparve la televisione privata che, in confronto alla bulgara televisione di stato, era una boccata d'aria fresca.
Nel 1981, su Canale 5, Bo e Luke Duke scappavano dallo sceriffo Rosco P. Coltraine e Daisy, con i suoi immancabili shorts, popolava i primi sogni erotici dei ragazzini.

Luminosa, colorata, frizzante, ottimista e creativa. La TV privata non si poneva alcun obbiettivo culturale, non parlava di politica né si poneva la questione di rappresentare il mondo e, miracolo, non chiedevano il canone né alcun abbonamento. Gratis. Tutto quel ben di dio pagato tutto dalla pubblicità. E siccome la pubblicità aveva bisogno di essere trainata da programmi attraenti, era necessaro inventarne in continuazione.

Chi non si ricorda Drive In?

Ha lanciato il Cabaret in televisione, e con le sue battute ha condizionato un'intera generazionione. In corriera, per andare a scuola, non si poteva non citarle. E c'erano anche un po' di tette e culi piacevoli accompagnati da sorrisi sereni e splendenti. Una vera goduria, niente di meglio per un ragazzo delle superiori.

In poco tempo le televisioni Fininvest sono diventate 2 e poi 3. Finché qualcuno non ha cominciato a protestare per il duopolio e, pian pianino, sono nati MTV e Italia 7. Ma nessuno riusciva a battere il Berlusca.

Poi c'è stata la discesa in campo. Contemporaneamente (sarà un caso?) l'azienda diventava sempre più grande e grassa e, per investire un po' dei mostruosi proventi, ha cominciato a comprare supermercati, banche, assicurazioni, giornali, società editrici e tutto quello che si poteva trovare sul mercato.

L'aumento degli impegni (visto che non tutti i business funzionano al primo colpo) richiedeva, e richiede, un costante aumento del fatturato. Ma tutto andava ancora bene, fino a ché il mercato mondiale dei programmi televisivi (dai telefilm al calcio) era in via di sviluppo.
Quando il mercato dei diritti è divenuto sufficientemente maturo, acquistare programmi adatti a contenere la pubblicità ha cominciato a richiedere la partecipazione a gare sempre più costose.  Ed allora, è diventato necessario aumentare il fatturato aumentando il numero delle pubblicità, aumentandone ancora il volume audio, inserendo telepromozioni prima e televendite poi, e trovando sempre nuovi spazi in cui inserire gli spot, interrompendo 3 volte un programma per arrivare all'apoteosi di Striscia la Notizia che, una quindicina di minuti ascitto, diventa di quasi un'ora con stacchetti, sigle e sopratutto  interruzioni pubblicitarie.
La pubblicità, ovviamente, arriva anche ad inserirsi tra una parte del telegiornale e l'altra, costringendo i giornalisti a creare suspance per convincere gli spettatori ad attendere la seconda parte.

Ma poi, quanti prodotti industriali posso acquistare? Quanti oggetti posso desiderare? Fanno bene (a me, a mia moglie, ai miei figli) il cibo e le bevande pubblicizzati?

Non che io abbia tanto tempo per guardare la TV, ma un giorno mi sono trovato a cercare di seguire un film su canale 5 in periodo natalizio e, dopo la sesta pubblicità di orologi, ho guardato il mio e mi sono domandato se era ora di cambiarlo. Perché?
Il mio orologio segna l'ora, è esteticamente gradevole e, sopratutto, è il risultato di una selezione in cui ho comprato (o mi sono stati regalati) alcuni orologi molto diversi per fattura e tipologia e quello che indosso ha vinto per comfort, piacevolezza e solidità.

Come posso accettare che qualcun altro pasticci in questo modo con i miei desideri?

E poi, è possibile che un programma di meno di venti minuti netti, diventi quasi un'ora con tutti i riempitivi?

Ok, tocca spendere qualche soldo ma, in considerazione che ci sono 3 bambini in casa, non riesco a non considerarlo una necessità. Tre anni fa facciamo installare l'antenna satellitare e acquistiamo un abbonamento SKY, che non è una rete di suore della carità, ma un'azienda di mercato che, grazie a politiche differenti e più attuali, chiede un abbonamento in cambio di programmi televisivi  (contenenti poca, pochissima o nessuna pubblicità).
Abbiamo un vecchio televisore a tubo catodico ma ... cambiando casa abbiamo disdetto l'abbonamento e rifacendolo nella nuova ci siamo permessi il my-sky.
Il my-sky è un attrezzo che funge contemporaneamente da decoder satellitare, decoder digitale terrestre e videoregistratore. Registra su una propria memoria interna (un hard disk silenziosissimo) e consente di impostare le registrazioni partendo dalla guida programmi. Un bottone consente di "collegare" le serie e programmare la registrazione automatica di tutte le puntate di (ad esempio) un telefilm.

Il risultato è che sono almeno 3 anni che non guardo un canale Fininvest (Canale 5, Italia 1, Rete 4) se non incidentalmente, e ne sono felice. Si, ne sono così televisivamente felice che se capita una delle poche serate al mese in cui mi lascio andare allo zapping li evito come la peste. Ed anche se mi faccio attirare da un titolo che vedo nella guida programmi ... finisce che atterro in mezzo ad una pubblicità e sfuggo via più velocemente dello scivolare di una goccia di pioggia su un vetro ben pulito.

E quando mi ricordo che pago sia il canone Rai che l'abbonamento satellitare, mi rincuoro pensando che tuttosommato è un ragionevole prezzo da pagare per
  1. vedere i programmi che voglio, 
  2. quando voglio e sopratutto
  3. senza pubblicità

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giovedì, settembre 23, 2010

Una lunga notte


Ore 23.00 silenzio. Tutti dormono. Zappo un po' sulla televisione. Annoiato mi accorgo del tastino rosso in alto a destra sul telecomando e lo premo infoddisfatto.
Ore 23.30 apro il giornale ma la palpebra si abbassa prima che passi il tempo necessario a trovare un articolo interessante.
Ore 23.45 silenzio. Un urlo scuote i muri. La moglie, silenziosa come un furetto sonnanbulo, esce dal letto, accende la luce del bagno e lascia la porta socchiusa in modo che una luce fioca illumini il percorso, attraversa il corridoio e si immerge nel buio della camera delle bambine.
Torna dopo 10 minuti, blatera qualcosa, si infila sotto le coperte e, come non si fosse mai alzata, si abbandona nelle braccia di Orfeo.
Mi stropiccio gli occhi, guardo la sveglia, sono le ore 0.07, sono passati 20 minuti. Provo a girarmi ma lo strillo raggiunge un altro staro della mia coscienza. Hmm, notte interessante. Tocca a me: mi sfilo faticosamente dalle lenzuola e raggiungo a tentoni il bagno. Accendo la luce, socchiudo la porta e mi trascino fino al lettino della Tamagotchi. Parlo lentamente a voce bassa con tono consolatorio (per consolare cosa, non si sà) appoggio la mano sulla sua pancia e la cullo leggermente. Smette di piangere. Quando mi alzo mi chiede l'acqua. Riempio il biberon e glie lo do.

Ore 2.12 ancora. Mi rigiro e fingo di non sentire. Si alza la moglie e, dopo qualche minuto, torna con la bambina.
Ore 3.21 sposto un tallone dalla mia orbita oculare e quardo la sveglia con sospetto, come se mentisse. Mi alzo e stancamente mi trascino fino al PC.
Leggo la mail ma mi stufo subito. Scorro un po' di news, sfoglio qualche blog. Inciampo in un brano su Youtube tratto da un concerto di Ligabue. Ore 4.09 torno a letto.

Ore 5.32 mi sveglio sul bordo del letto. Un oggetto di gomma mi preme nel costato.  Se mi muovo di un solo millimetro cado. Con prudenza estraggo il ciuccio da sotto le costole e lo caccio tra quelle che credo siano le labbra della Tamagothi. La moglie si lamenta farfugliando qualcosa di incomprensibile. Si toglie il ciuccio e si lamenta di nuovo, questa volta in modo comprensibile mi spiega che Principessa si sentiva sola e agitata e, dunque, si è infilata anche lei nel lettone.
Grugnisco. Sposto il piedino che preme contro il mio pube. Cerco di tirare le 7 senza franare sul parquet.

Certo non era quello che immaginavo quando pensavo a 3 donne nel mio letto.


... e non si può restare soli, certe notti qui, che chi s'accontenta gode, così così.
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venerdì, settembre 17, 2010

Una suora incinta occupa la mente in una giornata di pioggia


Oggi è venerdì 17 settembre. Non male, il Troll è nato venerdì 17 alle ore 17 (di ottobre) e, per me, è stato un giorno fortunato.
Pioviggina. Per la moglie diluvia, prendo lo stesso la bicicletta.
Lascio la Principessa di fronte al cancello della scuola e porto la Tamagotchi all'asilo. Cambio calzetti, saluti di rito alle educatrici, bacio.
Caffè al bar come tutte le mattine, fuori dalla porta mi fermo a srotolare le cuffie, accendo la radio sul cellulare, indosso il casco. Piove. Pedalo pianino, le gocce sui fermano sui pantaloni di lino e, grazie al caldo e all'aria che sbatte su di me, evaporano prima di bagnare la gamba. E' un giorno fortunato.
A metà strada, passo vicino ad una cava divenuta negli anni un poetico laghetto. Sono bagnato di sudore, sotto la giacca che non posso aprire, molto più che di pioggia.

Mi colpisce, alla radio, la news del giorno: la magistratura Britannica sospende un cartellone pubblicitario di una marca di gelati. Il cartellone, rappresenta una suora incinta che gusta un gelato, presumibilmente assalita dalle voglie. La motivazione è «offensiva della religione cattolica».

Siamo nel 2010. Abbiamo, probabilmente, passato i 10 migliori anni di sempre dell'umanità (minor numero di morti in guerra, minor numero di morti per fame, minor numero di malati, maggior reddito, migliore istruzione, e così via).
Nei paesi occidentali le leggi per la proiezione della maternità sono molto avanzate; ed è giusto così, un figlio è un dono per la famiglia, per la società e per l'umanità che si perpetua attraverso di lui.
In nessun paese moderno sarebbe accettato un licenziamento per maternità.
Ogni vita è un miracolo. Oltre ad essere un diritto primario dell'uomo, nulla è immorale oppure osceno nella maternità in sé.

Mentre medito la pioggia aumenta, alzo il bavero e rallento ancora un po'. Il cielo è cosparso di nuvolette grigio chiaro, non sembra minaccioso.
Perché accettiamo tranquillamente che l'ente morale per eccellenza si offenda alla sola idea che un suo dipendente abbia un figlio?

Un cartellone sulla strada, relitto dell'estate passata, pubblicizza una popolare merendina, con tanto di mamma bella, magra e sorridente.

Eppure, qualche motivo di proibire la pubblicità del gelato ci sarebbe, dato che la peggiore epidemia che ha colpito i paesi occidentali negli ultimi vent'anni non è stata l'influenza aviaria, né il prione della mucca pazza o la suina, ma bensì il sovrappeso. La pinguedine, l'obesità, uccidono in USA ed in Europa più delle guerre, degli incidenti sul lavoro e delle infezioni.

Considerando che, in fondo, la trovata pubblicitaria rappresenta la solita modella ultramagra (pur con un cuscino sotto il vestito), che si gusta un santo gelato industriale composto per la maggior parte di grassi di varia provenienza, zuccheri, aromi e coloranti, certamente non mancherebbero le ragioni per protestare. No?
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domenica, settembre 12, 2010

The Road Not Taken

L'amico Rodolfo mi ha scritto una lettera alla fine di luglio. In questa raccontava del viaggio che stava per intraprendere in Alaska e delle difficoltà nel cercare di tracciare un percorso che non sia eccessivamente sfiancante.
Per spiegare le sue perplessità citava questa poesia.


The Road Not Taken

Robert Frost (1874-1963)

Two roads diverged in a yellow wood,
And sorry I could not travel both
And be one traveler, long I stood
And looked down one as far as I could
To where it bent in the undergrowth;

Then took the other, as just as fair
And having perhaps the better claim,
Because it was grassy and wanted wear;
Though as for that, the passing there
Had worn them really about the same,

And both that morning equally lay
In leaves no step had trodden black
Oh, I kept the first for another day!
Yet knowing how way leads on to way,
I doubted if I should ever come back.

I shall be telling this with a sigh
Somewhere ages and ages hence:
Two roads diverged in a wood, and I -
I took the one less traveled by,
And that has made all the difference.

La Strada Non Presa

Robert Frost (1874-1963)

Due strade divergevano in un giallo bosco
ed ero dispiaciuto di non poterle percorre entrambe
ed essendo uno solo, mi fermai a lungo
e ne guardai una lontano quanto potevo
fin dove svoltava nel sottobosco.

Poi presi l’altra, altrettanto giusta,
e aveva forse un miglior richiamo,
perché era erbosa e voleva esser percorsa;
sebbene, per quello, il passaggio là
le avesse in effetti segnate più o meno lo stesso,

Ed ambedue quella mattina allo stesso modo
sulle foglie nessuna nera impronta mostrassero.
Oh! La prima lasciavo a un altro giorno!
Sapendo bene come strada porti a strada,
dubitavo che sarei mai tornato indietro.

Dovrò raccontar questo con un sospiro
da qualche parte fra tanto tanto tempo:
divergevano due strade in un bosco, ed io-
io presi la meno battuta,
e da questo ogni differenza è venuta.

Già, ad un bivio ho scelto la strada meno battuta «e da questo ogni differenza è venuta.».
E questa scelta è definitiva, perché ogni strada porta ad un'altra strada e, di norma, non si torna indietro.

~

giovedì, settembre 09, 2010

Bisogno di caffè



A volte faccio cose strane. Sarà l'estate o la stanchezza. O il semplice fatto che i neuroni si consumano e non vengono rimpiazzati.

Questa mattina mi sono proposto per offrire il caffè ad una collega. Si è rifiutata, ma me ne sono dimenticato ed ho preso la sua chiavetta come fosse la mia. L'ho caricata di monetine e l'ho intascata.

Quando mi ha chiesto la restituzione della chiavetta sono letteralmente caduto dalle nuvole.
Dopo la dovuta restituzione, ho inserito la mia chiavetta ... e non capivo perché ci fosse così poco credito.

Avevo certo bisogno di un possente caffè.
~

sabato, settembre 04, 2010

il Papilio Macaone

Una decina di giorni fa ero a casa da solo. La famiglia in vacanza al lago ed io a tornare tutte le sere dal lavoro in una casa vuota, tranquilla e vagamente triste.

Già, la solita routine: correre a casa, spalancare porte e finestre, accendere la musica. Controllare il nostro piccolissimo orto, innaffiare, togliere le erbacce in eccesso e raccogliere i frutti della terra da cucinare e consumare in solitudine la sera stessa.

La cosa fastidiosa è che cucinare, apparecchiare, pulire la cucina e lavare i piatti impegnano quasi la stessa quantità di tempo per uno come per più persone, ma con molta meno soddisfazione nel primo caso.

Raccolgo i succosi (ma poco pigmentati) pomodori, uno splendido peperoncino dinamitardo, un po' di radicchio e ... e vedo 5 mostruosi bruchi sui miei finocchi. Il mio senso paterno (tendo ad estendere la mia paternità anche a quel poco che coltivo) lampeggia di rosso e giallo per indicare la massima allerta.

Mi domando quale sia il modo meno cruento per sopprimerli e li osservo mente, attivamente, si ingozzano delle foglie dei miei 5 finocchi.
Quanti saranno? Noto con gioia che non se ne vedono altri. Niente tra le insalate, niente sotto i friggitelli e niente sulle grasse foglie delle coste.


A guardarli bene, questi bruchi sono proprio belli. Di un verde cristallino, rigato zebrato di nero e decorato con due righe di puntini gialli e arancioni che delimitano la schiena. Belli proprio.

Mi intenerisco e, tenacemente deciso a salvare i finocchi, raccolgo da ciascuna pianta il rametto cui è avvinghiato il mostro, e li ficco tutti assieme in un barattolo di vetro.
Mi trovo ad osservarli per altri 10 minuti. Finché, finalmente risoluto, decido di portarli in un giardino pubblico li vicino ed abbandonarli sotto un cespuglio qualsiasi (condannandoli, scoprirò poi, a morte certa).

In giorno dopo racconto l'accadimento ad un erudito collega che, in tutta risposta, mi manda un link alla pagina di wikipedia dedicata al Papilio Machaon ed una serie di altri link.

Il Papilio Macaone, apprendo, è una delle più belle farfalle che si possono trovare in Italia. Il bruco si nutre solo di ombrellifere ed in particolare di carote e finocchio.

Il bruco, inoltre, non abbandona la pianta ospite (che non distrugge) su cui si aggrappa per diventare crisalide ed, infine, uscirne farfalla.

Ed io che li ho abbandonati in un prato dove non troveranno neppure l'ombra di una carota.

Appena tornato a casa, riprendo il barattolone di vetro e vado a cercare i bruchi. Mi ricordo che uno l'avevo lasciato appena fuori casa e, contento, lo riporto a casa.

Setaccio Internet finché non trovo (sul sito di una scuola) le istruzioni per allevare il Papilio.
In pratica metto un bel rametto di finocchio nel barattolo in cui è chiuso il bruco e lo chiudo un un foglio di plastica abbondantemente bucherellato (tanto non fugge dalla sua pianta ospite).

Quando, quattro giorni dopo torna tutta la truppa, mostro e spiego, raccogliendo entusiasmo dai bambini come dalla moglie.

La crisalide
Due giorni dopo il bruco si aggancia con due filamenti e diviene immobile. Tre giorni dopo è una perfetta crisalide verde opaco.



La farfalla
E questa sera ... eccolo!
Domani la libero e spero che lasci un po' di prole nel mio orto.












p.s. Le due immagini di bruco e crisalide sono prese da Internet mentre tutte le altre sono mie.
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venerdì, agosto 27, 2010

Lavoro di gruppo


Al termine della cena il Troll di 12 anni si impegna -invero con scarsi risultati- nello sbucciare un kiwi.
La Principessa di 6 anni, per sfotterlo, se ne esce con un «Vuoi vedere che c'è chi riesce a sbucciarlo ed a mangiarlo in meno di metà del tempo che tu impieghi per sbucciarlo?».
Il Troll, senza scomporsi «ma va»  ... e lei «come no: papà sbuccia e io mangio».
E, visto che tutti l'abbiamo guardata di traverso, ha aggiunto «lavoro di squadra, no?»
Già, lei mangia ed io sbuccio, perfetto lavoro di squadra.
Vorrà ben dire qualcosa se la Principessa compie gli anni -con nostro sommo disappunto- lo stesso giorno di Silvio Berlusconi, no?
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lunedì, agosto 23, 2010

Picchialo, picchia forte e senza paura

Mio padre è del '33. Come tutte le persone di quell'età è assalito da ricordi che emergono come rigurgiti nei momenti più inattesi.
Qualche tempo fa, cercando una canzoncina per mia figlia ha esordito con una allegra musichetta:

«
Picchialo, picchia forte e senza paura.
Picchia col grimaldello che la testa è dura.
Picchialo e picchia forte e senza pietà
Un incubo tremendo lo seppellirà ...
»
... si è un attimo fermato a pensare ... «No,» ha detto «questa non è bella per niente».

Mio padre aveva 12 anni nel '45, per cui non era abbastanza grande per capirne i risvolti, ma  questa simpatica canzoncina deve averla sentita parecchie vole.

Nei giorni delle vacanze estive ho ripreso l'argomento cercando di estrarre qualche strofa in più. Ma la memoria non è venuta. In compenso la suocera, stimolata dalla canzoncina, ci ha regalato un ricordo che provo a riportare tal quale:
«Quando ero bambina giocavamo per strada e quando sentivamo questa canzoncina ci nascondevamo dove si riusciva, spesso sotto a cespugli ... e da sotto i cespugli si intravedevano stivali neri alti e lucidi. Ed era brutto perché non sapevi dove andavano ma a volte qualcuno spariva.
Ricordo un conoscente che abbiamo sentito urlare fino in strada "Sono tuo cugino, non te lo ricordi?" e quello che rispondeva "Me ne frego" e picchiava, picchiava ancora.»
Già, perché bisogna riconoscere che il fascismo era tempo di belle canzoncine e facili motivetti, ma erano anche tempi da lupi e quando le squadracce imperversavano non sapevi mai a chi sarebbe toccata.
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mercoledì, agosto 18, 2010

La vecchia cascina


Lungo il tragitto che percorro in bicicletta ogni giorno per andare al lavoro c'era una vecchia cascina.

Sono passato molte volte, ed ogni volta pensavo che avrei dovuto passare una volta con la macchina fotografica.

La cascina era male in arnese. Alcune finestre chiuse in qualche modo con lastre di metallo ondulato. Qualche finestra con tendine orlate di pizzo.
Un fienile diroccato con legato un grosso cane dall'aria tranquillamente minacciosa. Un grande cancello di ferro arrugginito all'ingresso.

Mattoncini rossi. Un orto. Alberi antichi, forse prugni.

Una parete del fienile era completamente ricoperta da un rampicante, forse vite americana, che si tingeva di rosso smagliante in autunno per sfumare nel marrone fino alla morte all'inizio dell'inverno e rinascere verde smagliante a primavera.

Lei trasudava poesia ed io ero perennemente in ritardo. Aspettavo l'autunno per dedicargli una visita con l'apparecchiatura fotografica. E pazienza se sul cancello c'era scritto "proprietà privata, vietato l'ingresso".

Due settimane fa hanno recintato l'area e cominciato ad accumulare macchine da lavoro.
La settimana scorsa, una mattina, non c'era più nulla. Né la casa. Né il fienile. Neppure il cane.

Adesso c'è un grande cartello in caratteri cubitali di diverse dimensioni:
«E se la tua nuova casa fosse qui?»
Dall'altra parte della strada qualcuno ha scritto, sul muro dietro il quale nascerà (sigh) il centro commerciale più grande d'Europa:
«Dio muratore
sottopagato»
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venerdì, agosto 13, 2010

Digicromatografie


Oggi, in una pausa caffè, l'incredibile Paolo mi ha raccontato la storia della digicromatografia.

Nel 1907 un chimico russo inventa una innovativa tecnica per scattare foto a colori. La tecnica consiste nello scattare tre fotografie bianco-nero allo stesso soggetto utilizzando filtri colorati differenti: rosso, verde e blu.
A differenza delle pellicole a colori tedesche Agfacolor e delle francesi dei fratelli Lumière, le pellicole di Prokudin-Gorskii risultano incredibilmente poco sgranate.

Il chimico riesce a convincere lo Zar Nicola II a finanziare un progetto di documentazione visiva dell'impero e tra il 1909-1912, ed ancora nel 1915, viaggiando in una speciale carrozza ferroviaria fornita dal ministero dei trasporti, Prokudin-Gorskii visita 11 regioni in cui realizza quasi 2000 straordinarie fotografie.

Il fotografo sarà costretto a fuggire durante la rivoluzione e molte delle sue fotografie si trovano ora nella Libreria del Congresso USA dove si possono consultare via web.

Consiglio di guardare le foto su questo sito, dove un appassionato (Alex Gridenko) ha meticolosamente restaurato una sessantina di immagini che risultano incredibilmente realistiche e ben definite.
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mercoledì, agosto 11, 2010

La reggia dei girasoli


Eccomi!

Cosa ho fatto negli ultimi mesi in cui sono sparito dalla blogsfera dopo due anni di assidua militanza?

Sono stato travolto dalla vita.

L'anno scorso ci siamo impegnati a comprare una nuova casa senza aver venduto la nostra e, nel pieno di una crisi economica che ha colpito duramente il settore immobiliare, abbiamo faticato diciassette camicie per venirne a capo.
Abbiamo avuto la brutta ventura di incontrare professionisti avidi oltre che poco capaci, per cui abbiamo dovuto compensare con il nostro impegno in prima persona (ma questo potrebbe essere il tema di un post a parte). Alla fine siamo riusciti ad inanellare le cose in modo che tutto funzionasse … a costo di correre come matti l'ultimo mese per organizzare notaio, banca, ristrutturazione e trasloco. E documenti, e tasse e certificazioni. Tutto da soli, consumando ferie e fegato e sforzandoci costantemente per non far mancare ne' affetto ne' attenzioni ai nostri figli ed ai posti di lavoro da cui traiamo il reddito che ci consente tutto questo.

Finalmente il 15 di aprile 2010 siamo entrati nella nuova reggia dei girasoli. Con i muratori che ancora spaccavano e costruivano, spostando i calcinacci la sera per andare a letto e facendo colazione appoggiati su trabattelli di fortuna.

Abbiamo passato notti a pulire, smontare, rimontare mobili. Abbiamo prima riempito e poi svuotato quasi 200 scatoloni (beh, qualcuno è ancora per casa).

Abbiamo spremuto ogni risorsa economica disponibile per piastrelle, pavimenti, impianti elettrici, di riscaldamento e di condizionamento. Abbiamo trattato con fornitori ed impresa. Abbiamo comprato lampadari (rigorosamente dotati di lampadine a risparmio) che poi ho installato uno ad uno.

Ho fatto talmente tanti viaggi in discarica che ho quasi stretto amicizia con alcuni degli operai che la gestiscono.

E dopo tutto, … abbiamo scoperto che passare dall'appartamento alla casetta a schiera significa che c'è anche un fuori. Un fuori da usare e da curare. Un fuori da riparare, verniciare, coltivare. Ed eccomi che la sera, dopo aver sistemato la figliolanza, mi trovo a picconare, vangare e zappare.

Lo ammetto, mi sono appassionato dell'orto. Come un pensionato ho passato gli ultimi tre mesi a studiare e sperimentare la vita. Come Frankenstein, mi stupisco ancora a vedere la vita che esplode rigogliosa dalle attenzioni che mettiamo nel nostro infimo fazzoletto di terra.

Ho scoperto piante che non sapevo che esistessero. Ho scoperto la concimazione, le stagioni, la potatura, l'irrigazione, la semina la frustrazione per ciò che non sboccia e la raccolta dei frutti che generosamente la natura offre.

Ho scoperto i peperoni friggitelli, la favolosa crescita dei pomodori, le diverse varietà del peperoncino, le coste, la terribile resistenza del radicchio e l'assalto delle lumache alle insalate.

Insomma, lavorando entrambi, crescendo tre figli (di cui una tamagotchi di 20 mesi) abbiamo combattuto con una lista inesauribile di cose “fisiche” da fare; fino a che non è rimasto neppure uno scampolo di tempo per il mondo virtuale che abita nella grande rete (e nelle menti e nei cuori di chi la frequenta).

Questa sera sono solo. Come nella migliore tradizione la famiglia è in vacanza al lago ed io, dopo aver mangiato, mi trovo in compagnia di un mezzo bicchiere di ambrato ramandolo e scrivo queste righe per dimostrare a me stesso che ne sono ancora capace.
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lunedì, giugno 28, 2010

Onore a Lippi


Il giorno dopo «Slovacchia - Italia : 3 - 2» il Corriere della Sera pubblica un pagina di dichiarazioni di Marcello Lippi. «E' soltanto colpa mia» vi si legge.
«non ho preparato bene il il gruppo dal punto di vista tattico, psicologico e atletico» e continua «mi prendo tutte le responsabilità del fallimento. Nessuna esclusa.
Perché se una squadra si presenta ad un appuntamento così importante con il terrore nelle gambe, nella testa e nel cuore, la colpa non può che essere di chi guida. Significa che non ho preparato bene il gruppo dal punto di vista tattico, psicologico e atletico.»

In un'Italia in cui nessuno ammette la sconfitta, in cui è tradizione scaricare la colpa su qualcun' altro, ed in particolare sugli arbitri, sulle regole e sui sottoposti,
ONORE A LIPPI,
che, anche quando non vince, ha la stoffa del vero capo. Un capitano onesto e coraggioso, un leader dai toni pacati, che sa vincere ma sa anche ammettere le proprie mancanze, fino a farsi carico di quelle dei tutta la squadra. Senza cercare scuse.
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giovedì, giugno 24, 2010

Slovacchia-Italia 3:2


Dopo Italia-Nuova Zelanda 1:1 abbiamo la definitiva conferma:
la palla è irrimediabilmente tonda.

mercoledì, maggio 26, 2010

La filastrocca dell'aglio


In prima elementare, per insegnare l'uso di "gli", le maestre di mio figlio insegnavano questa curiosa filastrocca:
«sul tagliere l'aglio taglia
non tagliare la tovaglia
la tovaglia non è aglio
se la tagli fai uno sbaglio»
~

giovedì, maggio 20, 2010

Perchè la sinistra è destinata a perdere ancora a lungo

Sono rimasto colpito da questa lettera scritta da un lettore a Umberto Galimberti nell'inserto Donna di Repubblica.
La lettera racconta con semplice efficacia come sia possibile che proprio i ceti più deboli si siano allontanati da chi storicamente (e con alterne fortune) ha difeso i loro diritti per schierarsi con chi li guida nella guerra tra poveri.

«So che la sua rubrica, a rigor di termini, non è un luogo adibito a discutere di politica. Vogliamo fare, una tantum, un'eccezione e ascoltare un operaio come me che, in giro per cantieri, è giornalmente accanto alla gente comune, più di qualsiasi intellettuale.
Ebbene: chiunque si azzardi a manifestare solidarietà per i migranti è destinato ad essere schiacciato (elettoralmente). Questo vale anche per Casini e Fini, figuriamoci per Bersani. Mi chiedo dove vivano i miei intellettuali di riferimento!
Da almeno dieci anni vado ripetendo la stessa litania: una volta c'era il fattore K (vi ricordate di Ronchey?), oggi c'è il fattore S (stranieri) che impedisce alla sinistra di vincere. E siccome il flusso migratorio è un fenomeno epocale che durerà ancora chissà per quanti decenni, non vedrò mai più, in Italia, salire al governo la cosiddetta sinistra. È finita.
La stragrande maggioranza delle persone che frequento io, il mondo dell'edilizia, fatta di stranieri e di meridionali, è informata, politicamente, esclusivamente dalle televisioni di quel "signore". C'è margine di dialogo? È democrazia?
Io mi imbatto in colleghi che mi dicono che in Italia abbiamo avuto 50 anni di comunismo! C'è gente che non sa cosa sia il 25 Aprile. Ci sono margini di dialogo?
Un mio amico del sindacato ha espresso, in una frase, tutto il mio pensiero: sino a quando gli italiani ci percepiscono (noi di sinistra) come quelli che vogliono difendere gli stupratori rumeni, non abbiamo scampo.
A Rosarno si è gridato viva Bossi, si è data la colpa ai comunisti. Io ho paura, signor Galimberti. Ho paura di Feltri, di Castelli, di Calderoli... Ho paura per la mia incolumità. Se io, per disgrazia, andassi a Rosarno, e provassi a dire a qualcuno che quei lavoratori disperati che sono stati cacciati a furor di popolo sono esseri umani identici a me, sicuramente rischierei qualche coltellata in pancia.
Perché siamo arrivati a questo? Perché nella stragrande maggioranza degli italiani, nel loro profondo (anche in molti di quelli che votano a sinistra) si è installata la convinzione, ormai inestirpabile, che i "cumunisti" (non è un refuso) difendono gli stupratori rumeni?
Venti anni di informazione in mano ad una persona, come nei peggiori regimi esistenti al mondo, hanno fiaccato, devastato, la coscienza del popolo italiano. Io sono tra quelli che affermano che in Italia è avvenuto un genocidio culturale. Ma abbiamo paura a dirlo, perché i fascisti e i razzisti (nonché i mafiosi) ci accuserebbero di armare la mano dei vari Tartaglia! Siamo in trappola! 
Salvatore Siddi Santo Stino di Livenza (Venezia) siddhi@libero.it»
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mercoledì, maggio 05, 2010

Florin

Florin è rumeno. E' un bell'uomo, sulla quarantina, alto quasi un metro e novanta. Florin è parcquettista, piastrellista, muratore.
Dopo una giornata di lavoro inginocchiato sul un pavimento della mia nuova casa, appella il figlio dodicenne  «Ti piaccio?».

«...» il bambino esita, lo guarda dritto in volto ma non sa cosa dire.

«Dimmi, senza paura: ti piaccio?» insiste.

Beh, è sporco. I pantaloni chiazzati di colla ed i capelli pieni di segatura. Ha l'aria stanca e sofferente di chi soffre di schiena, o di ginocchia, ma deve rimaner chinato per guadagnarsi il pane.

Ha un figlio adolescente, che vive con la madre, in Romania. Qualche tempo fa, dopo anni di lavoro in Italia, ha capito che stava perdendo il figlio ... ed allora è tornato a casa, e cerca di lavorare in Romania almeno sei mesi l'anno. Ma l'inverno è duro e la temperatura scende a -17, troppo per chi costruisce case.

Il figlio evita un mio sguardo di riprovazione preventiva, esclama il suo no e si ferma ad aspettare.

«Allora studia! Studia, se non non vuoi diventare come me».
~

sabato, aprile 03, 2010

Giochi pasquali


Siamo arrivati alla Pasqua ed alle sue lunghissime vacanza (per i soli bambini, sigh). Una volta decorato l'albero di Pasqua, se il tempo meteorologico sarà clemente e avete dei bambini da far giocare, non posso che consigliare la caccia alle uova dell'osterhase che ho descritto in un post dell'anno scorso.

Il buon Fabio mi suggerisce altri due giochi:
  1. Il Pitz und Kopf di origine tedesca, e diffuso anche in Alto Adige, si può giocare anche nelle giornate piovose. Sono necessarie una decina di uova sode colorate con coloranti atossici (così poi si mangiano pure). Ognuno ne sceglie una  e poi si fanno duelli uno a uno picchiando uno contro l'altro (uno tiene l'uovo fermo e l'altro colpisce con il suo, consumando testa e sedere fino ad esaurimento). Anche qui vince l'uovo che sopravvive intero al maggior numero di duelli.
     
  2. L'Easter Egg Roll, che consiste nel far rotolare uova decorate su un tappeto erboso fino a che non si rompono. Il vincitore è colui che riesce a far percorrere la distanza più lunga al suo uovo. Pare che il gioco sia piuttosto popolare negli Stati Uniti e, sul sito, Il paese dei bambini che sorridono si trova il riferimento ad una importante gara celebrata davanti alla Casa Bianca.
Nella fotografia un albero di Pasqua, ottenuto con un paio di ramoscelli d'ulivo e le uova decorate.
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giovedì, aprile 01, 2010

Incentivi per abiti con certificazione energetica


Ebbene si, alla fine sono arrivati pure gli incentivi per i vestiti con certificazione energetica. Si chiama  "Decreto Fisk" e si tratta di una normativa della Comunità Europea per incentivare l'uso di vestiti che consentano di scaldare di meno in inverno e di condizionare di meno in estate.
 
Ecco l'articolo: Decreto Fisk: gli eco-vestiti costeranno la metà

Nell'immagine sopra il logo che, stilizzato, comparirà sulle etichette dell'abbigliamento incentivabile.

A chi ci è cascato, e a chi no: Buon pesce d'aprile a tutti!
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mercoledì, marzo 17, 2010

Meditazioni sparse attorno ad un pannolino

Mi piace cambiare il pannolino alla Tamagotchi. Beh, non è che le tonnellate di cacca che produce e che immancabilmente debordano dal pannolino esaltino vista ed olfatto, ma devo ammettere che quei pochi minuti di intimità e comunicazione affettiva che si stabiliscono tra adulto e bambino eccitano la mia neuroipofisi convincendola a produrre ossitocina. Si, sembra strano ma anche l'uomo produce ossitocina frequentando lattanti.

Secondo Wikipedia:

I recettori dell'ossitocina si trovano anche nel cervello, nel sistema limbico.
Esperimenti su animali hanno dimostrato l'importanza di tale ormone nell'accoppiamento e nel comportamento nei confronti della prole. Risultano inoltre interessanti recenti studi scientifici che avrebbero dimostrato una correlazione tra maggiore e più efficiente funzionalità dell'encefalo; essa è responsabile per esempio della capacità di empatia e di comprensione dello stato d'animo altrui e di un migliore rapporto con sé e con gli altri con fenomeni di stima ed autostima incrementati (detta anche ormone della fiducia, poiché provoca l'atteggiamento ad essere maggiormente disponibili e cordiali), oltre che un agente biologico dell'innamoramento.
Insomma, sdraio la bambina sul fasciatoio sopra la lavatrice, sfilo i pantaloni tirandoli per le caviglie, slaccio gli automatici del body e tiro gli strappi adesivi del pannolino in vita. Con la sinistra stringo le caviglie della piccola sollevandole leggermente e con la destra estraggo due salviettine umidificate dal pacchetto.

E pensare che quando abbiamo avuto il primo figlio pensavo che dei pannolini se ne sarebbe occupata la madre, mentre a me restava l'onere dell'educazione una volta raggiunta l'età scolare.

Valuto il da farsi, pulisco, sfilo il pannolino, le allargo le ginocchia e pulisco ancora.

Osservo la il pannolino e rimugino su un'affermazione che ho sentito da un collega: «anche se il padrone di tutte le TV è in campagna elettorale, l'informazione sembra essere molto libera, pur restando di bassa qualità».
Vallo a dire a Enzo Biagi.

Quando penso che potrei essere dipendente da ossitocina, mi trovo ad immaginarmi -tra qualche anno- come una consumata casalinga con i figli fuori casa, senza punti di riferimento oltre alla pulizia dei pavimenti di marmo e il programma televisivo della domenica pomeriggio. Se non fosse per il testosterone e il desiderio di avventura che continua ad animarmi. E la curiosità del gatto.

Appoggio le salviettine usate nel pannolino aperto nel lavello.

Il fatto è che la nostra vita è maggiormente condizionata dalla chimica che dalla nostra stessa volontà (sempre che questa esista). Scopriranno, prima o poi l'ormone che rende curioso il gatto, no?

Tengo la bambina con la mano destra e con la sinistra recupero un pannolino pulito dall'antina dell'armadio dietro la porta del bagno. Lo infilo sotto il sedere della piccola e le faccio un buffetto sulla guancia prima di legarlo e rivestirla.

Ok. Bimba soddisfatta, ringrazia con uno splendido sorriso e si tira i capelli per gioco.

Serotonina, testosterone, dopamina, ossitocina, adrenalina, endorfine: la felicità è una questione di chimica. L'amore è una questione di chimica. Il desiderio sessuale è una questione di chimica. Probabilmente lo sono anche l'ambizione e la tenacia.

Piego il bambino sporco legandolo con i suoi stessi adesivi e lo infilo nel bidoncino.

Forse, accettare di vivere in un mondo finito e capire cosa produce l'equilibrio chimico più adatto a ciascuno di noi potrebbero essere i primi passi per muoverci, finalmente, dalla società del benavere a quella del benessere.
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mercoledì, marzo 10, 2010

Formigoni e Polverini governatori?


In questi giorni non si parla di altro: I candidati a governatore regionale delle due maggiori regioni italiane (Lazio e Lombardia), entrambi afferenti al partito (PdL) di maggioranza relativa in Italia, sono stati esclusi della competizione elettorale per irregolarità di presentazione delle liste.

Il governo (PdL) si è sentito in dovere di intervenire per difendere il diritto di scelta degli elettori di centrodestra e sta intervenendo attraverso tutti i canali di cui dispone (fino al decreto legge) per far riapprovare le liste non ammesse alle elezioni.

Vabbè, chiudo il giornale, spremo il fondo della tazzina di caffè, pago e saluto. E' una giornata speciale, ed è sottolineata dalla neve. La neve pigra del 3 di marzo 2010 in Italia -mica in Norvegia- mi ricorda che siamo italiani, gente du mare e du sole.

Senza entrare troppo nel merito delle vicende che hanno portato all'esclusione delle liste di Roberto Formigoni e Renata Polverini, non riesco a togliermi dalla testa due domande:
  1. se la lista non ammessa per gli stessi errori fosse del Partito dei Pensionati, della Südtiroler VolksPartei o dei Marxisti Leninisti, il governo sarebbe intervenuto a tutelare l'interesse degli elettori?

  2. con tutta la buona volontà, come si fa a votare come presidente di una grande regione un candidato che non riesce ad organizzare decentemente neppure la propria partecipazione alle elezioni?

(*) Nell'immagine un particolare dell'affresco allegorico Effetti del cattivo governo di Ambrogio Lorenzetti.
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sabato, gennaio 16, 2010

La famiglia dei patatoni

Complice il freddo e la pioggia, è tempo di domeniche pomeriggi in famiglia. Per un po' si possono guardare i cartoni animati in televisione, ma poi? Non vorrete mica bervi tutta la pubblicità che serve a sostenere le enormi aziende televisive italiane, no?



Noi, una domenica di pioggia ci siamo inventati il gioco di costruire la potato-family.
Servono:
  1. alcune patate
  2. un coltello 
  3. alcuni pezzi di bambole o bambolotte rotte o smontate
  4. un paio di pennarelli indelebili 
  5. una scatola di stuzzicadenti
  6. alcuni fogli di carta (per realizzare gli sfondi) ed una macchina fotografica
  7. uno o più bambini di una età compresa tra 5 e 13 anni
Lavate bene le patate togliendo tutte le tracci di terra e date libero sfogo alla fantasia.


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domenica, gennaio 10, 2010

2000~2009 Bilancio economico USA

Ricordo una serata passata a filosofeggiare di politica americana con un carissimo amico. Sono passati 10 anni e mi ricordo ancora la forza con cui sosteneva l'idea che

«voterei i democratici per le questioni sociali, ma i repubblicani per l'economia»
ed in effetti, questo è stato il leit motiv della politica americana degli ultimi anni, energicamente rilanciata in Italia da commentatori come Giuliano Ferrara.

A dimostrazione del fatto che l'opinione più diffusa sia spesso quella errata, ho trovato un articolo
del premio nobel per l'economia 2008 Paul Krugman in cui parla dell'ultimo decennio americano come del decennio sprecato. Un decennio in cui, negli USA, non vi sono stati progressi di nessuno degli indicatori attualmente utilizzati per misurare l'economia: né il PIL, né l'occupazione, né gli indici di borsa hanno mostrato miglioramenti apprezzabili. Non è cresciuta l'economia come non è migliorata la redistribuzione della ricchezza. Ed il lato peggiore è che non sono neppure migliorate le condizioni base per condurre affari in maniera profittevole, non sono migliorate le regole, non è aumentata l'onestà degli amministratori ed, al contrario, diversi fatti di cronaca -dalla Enron a Madoff- hanno minato la fiducia degli investitori e dei cittadini in generale nelle istituzioni e negli organismi di controllo.
 
Considerando che in questo decennio gli USA sono stati governati per ben 8 anni dai repubblicani capeggiati da George W. Bush, direi che non ci resta che archiviare l'ideologia liberista tra i fallimenti della storia economica e politica. Senza nulla togliere alla libertà economica e d'impresa quando correttamente esercitata entro limiti posti per garantire che queste attività vadano nell'interesse complessivo della società.
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Mi sento fortunato