sabato, novembre 28, 2009

Il padre del poeta


E' da quando ero studente che non prendo in mano il libretto delle poesie di Prévert. Mi sembravano così esaltanti, futuriste, tragiche e dinamiche. Il libello è schiacciato tra a Budelaire e Stecchetti.
L'immagine di copertina ricorda il sottomarino giallo dei Beatles. La carta ingiallita della copertina odora di polvere e di vecchio.
Pesco a caso. Toh, parla del padre. In fondo anche un poeta deve avere un padre no?
Il figlio della grande rete

Sono nato una sera che nessuno m'aspettava
Quella sera mio padre andava da una serata
col suo otto riflessi
Quando mi vide s'arrabbiò parecchio

Non l'ho mica fatto apposta
disse mia madre

Ma mio padre non volle sentir nulla
si mise a fare gesti con le braccia
e se ne andò
col suo cappello a cilindro
sulla sua locomotiva a pistoni
se ne andò nel paese dov'era invitato
E quando fu arrivato si sedette
col suo cilindro ed un bicchiere d'acqua ghiacciata
sul tavolo davanti a sé
e una caraffa
e parlò
(...)
[Jacques Prévert]
Poi procede raccontando in 3 scarse paginette tutta la storia dell'ascesa e poi della miseria di suo padre e della sua famiglia. A me piace l'immagine del padre nelle prime righe che sembra tintinnare e lampeggiare in una profonda vaquità.
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giovedì, novembre 26, 2009

Il problema dei tre interruttori

Il troll, che al momento frequenta la seconda media -dove gli somministrano misteriose lezioni di problem solving-, ha portato a casa un curioso dilemma che non esito a sottoporvi.



Sei ospite di un distinto signore che abita un appartamento in un vecchio condominio di Milano. Stai chiacchierando nel corridoio e ti guardi in giro. L'appartamento è malmesso, le pareti sono rivestite di carta da parati, le lampadine sono tutte ad incandescenza, coperte di polvere ed emettono una luce giallastra.
Le porte che danno sul corridoio sono di legno verniciato bianco e tutte chiuse. Su una di esse c'è appesa, con due chiodini, una targa di ottone recante le lettere WC. Accanto alla porta c'è ci sono tre interruttori della luce.
Chiedi permesso, ti avvii verso il bagno e ti fermi dubbioso di fronte agli interruttori. Il tuo ospite approfitta della tua perplessità per sfidarti con la seguente scommessa:
«Stabiliamo le seguenti regole: puoi aprire la porta una volta sola e non puoi toccare gli interruttori dopo aver aperto la porta. Ti informo che nel bagno c'è una sola lampadina. Sei in grado di scoprire qual è l'interruttore che la accende?»

La soluzione è nascosta qui sotto, in bianco su bianco, ed è leggibile selezionando il testo.

Accendi il primo interruttore per un minuto, lo spegni. Accendi il secondo ed apri subito la porta. Identifichi la lampadina e la tocchi (stando attento a non scottarti).
Se la luce è spenta e calda, è il primo interruttore.
Se è accesa, è il secondo.
Se è spenta e fredda è il terzo.
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Abemus dominio



Dopo tanto attendere e rimuginare e ripensare, dopo quasi 300 post in due anni di paziente scrittura e notti insonni, dopo aver faticosamente raggiunto le 1.000 visite al mese; ci siamo regalati un dominio tutto nostro:


P.S. Grazie ad una di quelle magie cui, ormai, il web ci ha abituati, i vecchi link a girasolimetropolitani.blogspot.com funzionano ancora.
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lunedì, novembre 23, 2009

L'America, il signoraggio e la guerra


«(...) la Francia ha un'antica avversione verso la supremazia del dollaro. Risale ai tempi del presidente Charles De Gaulle e del suo consigliere economico Jacques Rueff. In piena guerra del Vietnam, Parigi lanciò un'offensiva rimproverando all'America di approfittare del suo "diritto di signoraggio". Grazie al ruolo del dollaro come mezzo di pagamento universale, argomentavano allora De Gaulle e Rueff, l'America finanzia le sue guerre stampando carta moneta che vale sempre meno, quindi esportando inflazione nel resto del mondo. (...)»
Federico Rampini nell'inserto Affari e Finanza di La Repubblica del 12/10/2009
Ora, pensateci un attimo: chi sta pagando il costo delle guerre in Iraq e Afganistan?

Per approfondire sul signoraggio:
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sabato, novembre 21, 2009

Libro: Educazione siberiana - Lilin



Ambientato in un'enclave all'interno di quell'enclave che è, rispetto alla Moldavia, appunto la Transnistria, l'oltre Dnister o Nistro (sulla cui riva orientale sorge questa regione, secessionista dalla Moldavia).

Educazione siberiana è un romanzo ruspante, autobiografico e scritto interamente in prima persona. Gli episodi narrano storie forti, ambientate nella città di Bender, in Transnistria, sotto il dominio sovietico, in un quartiere abitato da una comunità di criminali detti siberiani. I siberiani vivono assaltando treni e commettendo rapine. Hanno un loro complesso senso dell'onore che li fa' assomigliare ai mafiosi della prima metà del secolo scorso. Hanno loro metodi educativi per cui i ragazzi vengono allevati dalle madri, dato i padri non ci sono quasi mai, ed educati dai criminali anziani che hanno lasciato l'attività e vengono mantenuti dalla comunità.
I ragazzi vivono liberi, si muovono in gruppi coesi e, se capita, si battono con le bande degli altri quartieri con coltelli e spranghe ma devono sottostare alle regole dell'onore siberiano che prevedono la morte per chi le vìola.
Anche la polizia ha la mano pesante e le carceri minorili sono un inferno difficilmente immaginabile in un paese civile.
Un capitolo lunghissimo e notevole è quello in cui narra del giorno del suo compleanno, in cui il nostro eroe si troverà, con la sua piccola banda, ad attraversare la città di notte, combattendo contro le altre bande strada per strada e quartiere per quartiere, come in una versione di The Warriors in salsa moldava.
Nicolai Lilin è un ragazzo di poco più di trent'anni con una storia incredibile alle spalle. Ha scritto il libro in italiano (dato che ora vive in Italia sposato ad un'italiana) e bisogna dargli atto di essere riuscito in un'impresa rilevante per qualcuno che ha imparato la lingua da poco. Peraltro la ridotta ricchezza di linguaggio riduce la varietà espressiva ed, alla fine, il romanzo ha un che di ripetitivo che rende difficile la lettura fino in fondo.


Titolo Educazione siberiana
Autore Lilin Nicolai
Prezzo € 20,00
Prezzi in altre valute
Dati 2009, 343 p., rilegato
Editore Einaudi (collana Supercoralli)
Si può trovare su IBS.
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giovedì, novembre 19, 2009

Filastrocca del pulcino



Oggi gara di fumetto tra Troll e Principessa. Ha vinto nettamente la Principessa con l'illustrazione di una filastrocca che imparata a scuola per memorizzare i giorni della settimana.

Lunedì chiusin chiusino
Martedì bucò l'ovino
Viene fuori mercoledì
Pio-pio giovedì
Venerdì un volettino
Beccò sabato un granino
E la domenica mattina aveva già la sua crestina.
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lunedì, novembre 16, 2009

Power to the people




E' da qualche giorno che ho in testa l'espressione «osare più democrazia». Ieri mi è capitato tra le mani un vecchio disco in vinile di John Lennon, un 33 giri.
Ho riascoltato "Power to the people" 3 volte prima di capire perché lo ascoltavo.
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sabato, novembre 14, 2009

I miti dell'influenza suina ed il business dell'Amuchina

Il più bel post sull'argomento che ho trovato è "Influenza suina e vaccino: sui dati reali e sul perché ho deciso di non farlo." da cui traggo il seguente brano:

«(...) L’ influenza va affrontata con buon senso e con i soliti strumenti che siamo abituati ad utilizzare in ogni invernata non lasciandosi tentare da “mode” insulse come ad esempio quelle dei gel disinfettanti per le mani ( amuchina o simili). A nessun giornalista, infatti, e’ venuto in mente di chiedersi a che cosa serve un gel antibatterico nel caso di una influenza che e’ virale per antonomasia. (...)»
La cosa pazzesca è che mia figlia (in prima elementare) ha insistito fortemente a portare a scuola l'amunichina perché le mamme delle altre bambine hanno pensato bene di imporgliela per lavarsi le mani.Noi ci siamo opposti e le abbiamo fatto un ripasso sul quando e come lavarsi le mani con acqua e sapone.

Anche mio figlio che frequenta le medie racconta le stesse scene da film catastrofico tra le sue compagne (fortuna che tra i maschi non attecchisce). L'inutilità della paranoia sembra dimostrata dal fatto che nella classe i mio figlio la percentuale femminile di influenzati corrisponde alla percentuale femminile nella classe.

Nei bagni del mio posto di lavoro sono comparsi cartelli che spiegano dettagliatamente come lavarsi le mani per almeno 2 minuti ed un distributore di "disinfettante" da usare dopo essersele lavate (siamo praticamente ad un passo dall'imporre i guanti chirurgici prima di appoggiare le mani sulle maniglie delle porte).

Alla mensa le ciotole di insalata e verdura sono da qualche settimana tutte incellofanate (con grande spreco di materiale plastico) e sono stati installati nuove protezioni in plastica trasparente per impedire che chi starnutisce in coda al self service possa infettare il pane nei cestoni o i tovaglioli di carta.

Ma se anche la si dovesse prendere, questa influenza, quali sono le conseguenze? Leggo da wikipedia:
(...) l'infezione che si trasmette da uomo a uomo per via aerea come le comuni influenze
la nuova influenza presenta un tasso di mortalità pressoché analogo a quello delle influenze stagionali. (...)

Il tasso di mortalità è stato stimato tra lo 0,02% (contro circa lo 0,2% dell'influenza normale), ma non può tutt'ora essere calcolato perché non si conosce il numero delle persone infettate - molto spesso infettate e guarite senza nemmeno sapere di aver avuto l'influenza suina.

Cioè, la suina è una normale influenza con un tasso di mortalità che è analogo o inferiore a quello della normale influenza stagionale.

Sembra quasi che noi occidentali (e sopratutto italiani) abbiamo bisogno di essere spaventati! E allora, i giornalisti prima, ed i lettori poi si devono avventare ogni stagione su qualcosa di spaventoso come il terrorismo musulmano, l'antrace, il prione della mucca pazza, l’emergenza sicurezza prima e violenze poi, i rom che “rubano i bambini”, l’aviaria, la suina, …

Cos’altro per la prossima stagione?
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martedì, novembre 10, 2009

Einstein e la bicicletta



 «La vita è come andare in bicicletta, dunque,» 
diceva Einstein  
«per mantenere l’equilibrio devi muoverti …»
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venerdì, novembre 06, 2009

Libro: I numeri del terrore


Leggo dal risvolto di copertina:
Loretta Napoleoni, nata a Roma e residente a Londra, è tra i massimi esperti mondiali di terrorismo ed economia internazionale. E' consulente per la Bbc e la Cnn, editorialista per El Pais, Le Monde, The Guardian e pubblica articoli e inchieste su D-Repubblica, La Stampa ed Internazionale. Tra i suoi libri principali, tradotti all'estero, ricordiamo Terrorismo S.p.A. (Tropea, 2005), Al Zarqawi. Storia e mito di un proletario Giordano (Tropea, 2006) ed Economia canaglia (il Saggiatore, 2008). Alcuni tra i più importanti esecutivi occidentali si avvalgono delle sue consulenze sulle strategie e sui meccanismi del terrorismo. Collabora inoltre con numerose forze dell'ordine, tra cui la Homeland Security statunitense, e l'International Institute for Counter-Terrorism israeliano.
E anche:
Ronald J. Bee è direttore dell'istituto Charles Hostler per gli Affari Internazionali alla San Diego State University. E' stato direttore dei Programmi per il Medio Oriente (Progetti speciali) all'Institute on Global Conflict and Cooperation della University of Caifornia,ed è stato assistente speciale per gli Affari di Sicurezza Nazionale al Palomar Corporation di Washington D.C. Tra le sue pubblicazioni: "Looking the tiger in the eye: confronting the nuclear threat" (1988) che ha vinto il Christopher Award ed è stato segnalato tra i "libri dell'anno" dal New York Times, e "Seven minutes to midnight: nuclear weapons after 9/11" (2006).
Beh, non è propriamente i tipici giornalisti veterocomunisti, no?
Ma sentiamo l'introduzione:
Tutti sanno che i terroristi fanno leva sulla paura per raggiungere i loro scopi, pochi però sono consapevoli che i capi di stato ricorrono alla medesima tattica. E non si tratta di un fenomeno nuovo: la politica della paura è una strategia subdola orchestrata per raccogliere consensi, spesso per imporre politiche altrimenti impopolari. I governi ingigantiscono la politica del nemico, instillano la paura nell'elettorato e poi manipolano i timori della gente per perseguire i propri obbiettivi politici. E' accaduto durante la Guerra Fredda, quando Washington ha gonfiato la minaccia sovietica per bloccare l'avanzata dei partiti comunisti all'interno del blocco occidentale. Oggi le cose non sono molto diverse e la politica della paura è la giustificazione ideologica della Guerra al Terrorismo e delle sue molteplici ramificazioni, compreso il conflitto iracheno e la minaccia nucleare iraniana. Dietro questa politica. si nasconde il tentativo neoconservatore di ristabilire l'egemonia americana in alcune zone-chiave del mondo.
Se siete curiosi di sapere come ha fatto ad arrivare a queste considerazioni, leggete il libro che è una vera e propria miniera di informazioni e ricostruzioni storiche in grado di ricollegare tutti gli echi delle storie apparse sui giornali dall'11 settembre 2001 (attacco alle torri gemelle) in poi narrando una storia di notizie false o mal-interpretate prodotte per spaventare i cittadini occidentali e giustificare la guerra in Iraq e la rielezione di Bush.
Inutile nasconderlo, la guerra al terrorismo è stata una vera e propria bufala, costruita artificialmente nel Think Tank (sigh: Project for the New American Century - Progetto per un nuovo secolo americano) di Cheney per cavalcare l'attentato alle Torri Gemelle.
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giovedì, novembre 05, 2009

Rapporto Caritas su immigrati e reati: è falsa l'emergenza criminalità

La notizia è vecchiotta, ma mi è ricapitata in mano mentre mettevo a posto la collezione di ritagli di giornale.
Da La Repubblica — 07 ottobre 2009   pagina 10

Immigrati e reati, rapporto Caritas. È falsa l' emergenza criminalità

ROMA - Immigrati uguale criminali? Falso: è sbagliato quanto pensano 6 italiani su 10, secondo i quali gli immigrati sarebbero portatori di insicurezza. Il tasso di criminalità degli immigrati infatti in Italia è solo leggermente più alto di quello degli italiani (tra l' 1,23% e l' 1,4%, contro lo 0,75%) e addirittura è inferiore tra le persone oltre i 40 anni. È quanto emerge dalla ricerca della Caritas-Migrantes e dell'Agenzia Redattore sociale. Il coinvolgimento degli immigrati nei reati, inoltre, riguarda la condizione di irregolarità: tra il 70% e l' 80% degli stranieri denunciati, infatti, è irregolare. Insomma, la delinquenza cresce nella clandestinità. E ancora: il reato commesso da 4 stranieri su 5 (87,2%) ha a che vedere con la violazione della legge sull'immigrazione. In generale, dunque, non esisterebbe alcun legame fra l' aumento degli immigrati regolari e l' aumento dei reati in Italia: tra il 2001 e il 2005, mentre gli stranieri sono aumentati di oltre il 100%, le denunce nei loro confronti sono cresciute solo del 45,9%. «È esagerato sostiene Franco Pittau, coordinatore del dossier CaritasMigrantes - insistere sull'emergenza criminalità, sono affermazioni da cui gli italiani escono male». Ed è falso conclude la ricerca - dire che il tasso di criminalità degli immigrati è di 5-6 volte superiore a quello degli italiani. -
... se ci fosse ancora la necessità di dirlo.
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martedì, novembre 03, 2009

E se un palazzo si trasforma in casetta?


Oggi, mentre tornavamo a casa in bicicletta dopo essere stati prima in posta e poi a fare il pieno di latte crudo la Principessa mi ha chiesto «Papà, secondo te è possibile che un palazzo, quando non lo vede nessuno, si trasformi in una casetta?»
«Beh,» dico io «deve essere vuoto»
E lei «si, quando è vuoto e non lo vede nessuno. Poi si addormenta.»
«Ma, e se arriva qualcuno mentre dorme?»
«Vede una bella villetta», logico no?
Poi fingo di capire, «ed allora, ti immagini la faccia del tizio che è arrivato mente la casetta stava dormendo, poi di volta, si distrae, si rigira e vede un palazzone immenso?»
«Eh, già. Sai che buffo.»
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domenica, novembre 01, 2009

L'ultima signora


L'ultima signora si erge
orgogliosa alla fine
della sua stagione
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Mi sento fortunato