martedì, aprile 28, 2009

Sovrappeso, un po' grasso

Ok, sono ingrassato. Mi piace mangiare e bere. Mi piace vivere, ho un lavoro sfidante, tre figli ed una moglie che lavora.

La notte, quando i bambini sono finalmente a letto, dopo le 22, mi concedo un bicchiere di Porto ed 1/4 di stecca di cioccolato amaro (il mio preferito è tra il 70 e l'80% di cacao, senza noccioline o altre aggiunte; meglio se c'è anche un po' di burro di cacao).

La sera a cena mangiamo in sala, riuniti attorno al desco, a televisione spenta. E' il momento in cui la famiglia si riunisce e ciascuno racconta avventure e disavventure della giornata.
Il problema è che a far parlare tutti ci si mette un sacco di tempo. E mentre si è a tavola si mangia. Si mangia il contenuto del piatto e poi si continua -aspettando il più lento- con pane e formaggio, si fa' la scarpetta nell'insalatiera, si cerca un'oliva.
Poi, quando arriva anche l'ultimo, ci si sente in colpa, perché avanza sempre un po' del cibo preparato con tanto amore, e ci si sacrifica spazzolando gli avanzi.

Di giorno si corre, poi ci si sente stanchi e ci si concede un caffè. Una caramella dal vassoio che sta sulla scrivania per gli ospiti o un biscotto per non sentirsi meno epicurei degli altri.

Poi a pranzo, si arriva in mensa nervosi -vorrei vedere, con tutti quei caffè- e si sceglie il piatto più gustoso, spesso il più condito. Buono se unto e saporito. Ci si deve pur meritare qualcosa dopo tutto quell'impegno, no?

Ad un certo punto diventa un'abitudine. Lo stomaco si dilata per accogliere l'abbondanza e con il tempo finisce per chiederla in continuazione o, se non proprio in continuazione, quanto meno ad intervalli regolari -fino ad uno spuntino ogni mezz'ora- ogni volta che non siamo abbastanza occupati a fare altro. Ed allora, il sabato è tutto un aprire e chiudere il frigo alla ricerca di qualcosa -chissà cosa- e ripiegare su un'olivetta, un'ennesimo caffè, un biscotto, uno yogurt.

A mezzanotte, poi, se si è ancora svegli -accidenti!- non si può andare a letto con un buco nello stomaco! Ed allora, per un'ultima volta nella giornata -o per la prima nella giornata successiva- eccoci ad aprire il frigorifero o la dispensa, alla ricerca di un riempitivo qualsiasi. Con la scusa che un po' di latte tiepido -ed un biscottino- conciliano il sonno.

Il problema è che, dopo qualche mese, i pantaloni non si allacciano più. La giacca tira dietro alla schiena. Il bottone non s'allaccia -beh, le giacche non vanno allacciate, per fortuna-. La zip tira e le tasche si aprono.

La faccia s'allarga, il mento si raddoppia, la polo non veste più bene e le gambe sfergano, a volte in maniera fastidiosa.

E poi, il ginocchio senza legamenti non ne vuole più sapere. Basta poco carico in più ed il ginocchio cigola, sembra che dica «non camminare!». Ma se non cammino, e mangio, e mangio ancora, ingrasso.

Si, ingrasso e la bilancia occhieggia minacciosa vicino al bidè. La evito, impaurito. La sbircio nell'angolo dello specchio, ma una vocina mi consiglia di ignorarla «in fondo, cosa vuoi che mi dica, che già non so?». E' proprio necessario che mi si ricordi ciò che già so?

E' una bilancia bella: ha anche la misurazione elettronica della percentuale di massa grassa sul peso corporeo. Ma perché ci devo salire?
In fondo sono un uomo che ha passato i quarant'anni, con tre figli e pochi grilli per la testa, finché sto bene, che importa qualche Kg in più?
Non è che mi manchino i soldi per comprare un abito nuovo, di taglia più grande. Anche se poi "cade" male. Se la ciccia abbonda, la camicia fa brutti risvolti sopra la cintura, gonfiata di abbondanti rotolini.

Poi, sono abbastanza alto, che vuoi che siano 10 Kg in più? In fondo, anche la moglie è un po' sovrappeso, e lei è donna. Ingrassare tira la pelle del volto e, paradossalmente, all'inizio fa sembrare più giovani.

Ma a soli quarant'anni non posso lasciarmi andare così. Mi sento una palla. Rotolo e ballonzolo. Non trovo più vestiti adatti nell'armadio. Mangiare mi piace, devo rinunciare proprio a tutto?

Arrivato a quasi 90 Kg capitolo, MI METTO A DIETA!

So cosa mi aspetta, sono mesi che ci penso e sono reduce da un paio di tentativi riusciti a metà.

Racconterò nei prossimi post cosa ho fatto fino ad ora e cosa farò.

Buffo pensare che sono ingrassato con mia moglie, alla nascita dell'ultimo figlio, ed è dal primo che va avanti così. Ingrassiamo felicemente, ci ottenebriamo con il cibo, per recuperare le notti insonni e sopportare il senso di pesantezza, e chissà cosa altro e, a circa nove mesi dei vita del figlio, iniziamo a domandarci se così va bene.
~

sabato, aprile 25, 2009

Quante celebrazioni

è tempo di ricorrenze

1.
Pochi giorni fa (merc 22 aprile) era Hearth Day, giusto per ricordarci che il mondo è uno solo e che ora è anche incredibilmente piccolo.

2.
Oggi, 25 aprile, è la festa della liberazione dal nazi-fascismo.

Sentivo questa mattina in radio che Onna, oltre ad essere la città rasa al suolo e simbolo del terremoto in Abruzzo è protagonista di altre storie interessanti che ho sentito in radio:

  1. Onna è stata teatro di un eccidio Nazista in cui, per un cavallo, furono trucidate 17 persone. Pare che i tedeschi questa volta si siano dimostrati interessati alla ricostruzione del paese, anche a parziale risarcimento dei fatti della seconda guerra.
  2. Ad Onna operano a quanto pare in armonia due gruppi di volontari che si occupano della mensa; uno di scout cattolici ed uno di ragazzi musulmani.
3.
Domani, 26 aprile, è la commemorazione del disastro di Cernobyl. Che ci serve per ricordarci quanto siamo fallibili, anche quando giochiamo con il fuoco nucleare.

4.
Ieri, a Londra, è cominciato lo Slow Down Festival che è il festival della lentezza. E la lentezza è uno dei valori del passato che più potrebbe partecipare all'aumento della qualità della vita del futuro.

~o~

Non so voi, ma io tra questi fatti vedo un filo conduttore che sembra indicarci la strada del futuro. Un futuro migliore del nostro recente passato. Un futuro che parla di Libertà, di ecologia e rispetto per il mondo che abitiamo. Un futuro di integrazione e giustizia. Un futuro in cui -in cambio di una maggiore sobrietà dei consumi- torni ad esiste l'ozio e il filosofeggiare, la cultura ed il piacere.
~

giovedì, aprile 23, 2009

Filastrocca: La pecora è nel bosco

Beh, questa è più una canzoncina che una filastrocca ... ed, incredibilmente viene dall'ufficio, invece che da casa.

Dovete sapere che, ogni tanto, a qualcuno dei colleghi fuma la possente cervice e, per spezzare il troppo silenzio, se ne parte con una battuta divertente o un commento sull'ultima notizia di cronaca, raccontata al proprio dirimpettaio ad un volume abbastanza alto perché possano rispondere anche i colleghi all'altra estremità.

Insomma, in un raro momento di completo silenzio, un paio di giorni fa, è partito un «La pecora è nel bosco ...» a cui qualcuno ha risposto «BUM».
Incredibilmente il ritornello si è diffuso con la rapidità di un virus tropicale fino alla seconda strofa; dopo la quale nessuno si ricordava come procedere.

Arrivato a casa ho chiesto consulenza alla Principessa che mi ha prontamente ricordato la continuazione corretta con quell'aria da «ma papà, è facile. Se ti impegni ...».

Ed eccola qui:

La pecora è nel bosco, BUM;
la pecora è nel bosco, BUM;
la pecora è nel bosco, larillarillalero;
la pecora è nel bosco, larillarillala.

Vogliam vedere il bosco, BUM;
vogliam vedere il bosco, BUM;
vogliam vedere il bosco, larillarillalero;
vogliam vedere il bosco, larillarillala.

Il fuoco l'ha bruciato, BUM;
il fuoco l'ha bruciato, BUM;
il fuoco l'ha bruciato, larillarillalero;
il fuoco l'ha bruciato, larillarillala.

Vogliam vedere il fuoco, BUM;
vogliam vedere il fuoco, BUM;
vogliam vedere il fuoco, larillarillalero;
vogliam vedere il fuoco, larillarillala.

L'acqua l'ha spento, BUM;
l'acqua l'ha spento, BUM;
l'acqua l'ha spento, larillarillalero;
l'acqua l'ha spento, larillarillala.

Vogliam vedere l'acqua, BUM;
vogliam vedere l'acqua, BUM;
vogliam vedere l'acqua, larillarillalero;
vogliam vedere l'acqua, larillarillala.

Il bue l'ha bevuta, BUM;
il bue l'ha bevuta, BUM;
il bue l'ha bevuta, larillarillalero;
il bue l'ha bevuta, larillarillala.

Vogliam vedere il bue, BUM;
vogliam vedere il bue, BUM;
vogliam vedere il bue, larillarillalero;
vogliam vedere il bue, larillarillala.

Michele l'ha ucciso, BUM;
Michele l'ha ucciso, BUM;
Michele l'ha ucciso, larillarillalero;
Michele l'ha ucciso, larillarillala.

Vogliam veder Michele, BUM;
vogliam veder Michele, BUM;
vogliam veder Michele, larillarillalero;
vogliam veder Michele, larillarillala.

La morte l'ha rapito, BUM;
la morte l'ha rapito, BUM;
la morte l'ha rapito, larillarillalero;
la morte l'ha rapito, larillarillala.

Vogliam veder la morte, BUM;
vogliam veder la morte, BUM;
vogliam veder la morte, larillarillalero;
vogliam veder la morte, larillarillala.

La morte non si vede, BUM;
la morte non si vede, BUM;
la morte non si vede, larillarillalero;
la morte non si vede, larillarillala.

La storia è finita, BUM;
la storia è finita, BUM;
la storia è finita, larillarillalero;
la storia è finita, larillarillala.
Se non conoscete la musica, potete ascoltarla su youtube.

La storiella parla tranquillamente di vita e di morte, un po' come se le cose importanti fossero rimaste esclusivo dominio dei bambini.

Ed ora che siete arrivati fino in fondo: che fine ha fatto la pecora?
~

mercoledì, aprile 22, 2009

Illuminata, come un bonzo tibetano

Illuminata, come un bonzo tibetano.

Dedico alla mia Tamagotchi due citazioni attribuite a Buddha (attorno al 500 a.C.):
L'odio non cessa grazie all'odio
ma al non-odio: questa è la regola generale.
e
Non credete alle mie parole solo perché ve le ha dette un Buddha, ma esaminatele con cura.
Siate luce e guida a voi stessi.

~

lunedì, aprile 20, 2009

L'automobile come le scarpe


Scena 1
Davanti a casa mia ci sono le scuole elementari e l'asilo. Il plesso serve principalmente gli abitanti entro un chilometro dall'edificio. C'è un piccolo parcheggio quasi completamente occupato dai residenti. All'orario di ingresso a scuola i residenti lasciano posti liberi che vengono subito occupati dai genitori degli scolari. Dopo qualche minuto le auto si accatastano, si sfiorano, parcheggiano in seconda e terza fila, si intrecciano fino alla quasi immobilità. Alle 8.45 vuoto, non c'è più nessuno.
Alcuni dei genitori che accompagnano i bambini li conosco bene, abitano nel condominio accanto, a 200m dalla scuola. Signora Pina, non potrebbe accompagnare suo figlio a scuola, poi tornare a casa a prendere la macchina, invece che parcheggiare in terza fila «scusi ... solo un attimo ... torno subito» tutte le mattine?

Scena 2
Un collega mi racconta di una sua condomina che, ogni santa mattina estrae dal box il pick-up, carica due figlie e con il possente mezzo da 2 tonnellate si appresta a percorrere i 500 metri che separano il condominio dalla scuola. Poi torna a casa o va a fare la spesa.

Scena 3
Lo stesso collega, qualche giorno dopo, mi racconta che le bambine, forse imbeccate dall'anima pia della maestra, pestano i piedi, frignano e strillano finché la mamma non acconsente a far usare loro le biciclette. Le due, così, si avviano per i 500 metri con i loro fragili mezzi, scortati dall'enorme mezzo che li segue alla loro velocità, ad una distanza di 5m occupando, con grande scorno degli altri automobilisti, quasi tutta la carreggiata.

Scena 4
Da anni alcuni condomini vanno ogni sabato a giocare a tennis. Che io sappia sono sempre andati a giocare nel campo di tennis che si trova dentro un parco a circa 400 metri da casa nostra.
Qualche giorno fa, incontro uno di loro nel parcheggio mentre infila un grosso borsone in macchina. Gli chiedo se abbiano cambiato campo e mi risponde di no. Gli faccio notare che a piedi sono 400 m da casa nostra mentre in macchina devono percorrere più di 1Km. Mi fa vedere il borsone, sale in macchina e, con mio sommo stupore, si avvia.
Dopo due minuti vedo il suo dirimpettaio che con borsone analogo sale su una possente BMV mosso da un motore da 3 litri e si avvia nella stessa direzione.

Scena 5
Un mio collega, che da anni allena una squadra di calcio di bambini di 8~10 anni mi racconta che ha dovuto proibire alle mamme di entrare negli spogliatoi, sennò non imparano neanche ad allacciarsi le scarpe.
Il giorno prima due fratelli che si allenano nella sua squadra sono alti quasi un metro e 60 ciascuno, entrano dal cancello del campo sportivo seguiti dalla nonna carica dei due borsoni con scarpe, asciugamani e cambio. Li ha fermati al cancello e ne ha chiesto ragione, hanno risposto che è sempre così, dunque è normale.
Ormai è un fiume in piena e procede: La scuola di quartiere ed il campo da calcio ci sono 600 metri, si arriva da uno all'altro senza attraversare alcuna strada perché dallo stesso lato del marciapiede. La maggior parte dei genitori vanno a ritirare i bambini a scuola. Li caricano in macchina e li portano fino al campo sportivo.
I genitori portano i bambini al campo sportivo perché,
indubbiamente, hanno bisogno di muoversi un po'.

~o~
La maggior parte delle persone che conosco usano l'automobile nello stesso modo in cui indossano le scarpe: «... non vorrai mica uscire senza?»
~

sabato, aprile 18, 2009

La spugna


Tra le piccole pratiche da adottare per contribuire alla salvezza del modo c'è il lavarsi, sotto la doccia, con la spugna. Sarà banale, ma è piacevole e consente di risparmiare -al portafogli ed all'ambiente- almeno metà del docciaschiuma utilizzato altrimenti.

Se, come ho fatto io per anni, sotto la doccia vi lavate con le mani, fate caso a quanto sapone viene semplicemente sprecato. Pensate per un attimo, se una persona risparmia per una doccia metà del docciaschiuma, cambia poco. Ma se la maggior parte delle persone risparmiasse metà del sapone ad ogni doccia, risparmieremmo ai nostri fiumi e mari tonnellate e tonnellate di sostanze pericolose per l'ambiente. Inoltre, riducendo lo spreco, ridurremo anche i nostri viaggi al supermercato, i trasporti necessari per trasportare la merce dalla fabbrica fino al negozio, la produzione stessa, e diversi flaconi di plastica -che vanno prima creati e poi smaltiti-.

E tutto questo con una spugna.
~

giovedì, aprile 16, 2009

Meglio una rapa

Sulla porta della dispensa, mio padre ha scritto:

«Meglio una rapa
in casa mia,
che tordo, o starna,
o porco selvaggio
all'altrui mensa.
»

Ludovico Ariosto

Non so se sia un pensiero dedicato ai terremotati dell'Abruzzo o semplicemente un gesto di apprezzamento della splendida brovada che mia madre prepara ogni tanto, ma trovo questa citazione particolarmente adatta al momento.
~

martedì, aprile 14, 2009

Sotto la notizia, niente

Dopo aver, la settimana scorsa, pubblicato un post sui supposti sciacalli fermati ad Onna e poi liberati con tante scuse "per non aver commesso il fatto", questa sera ho dedicato una mezz'oretta al googeling sul tema dello sciacallaggio in Abruzzo. Lo scopo della ricerca era trovare almeno una notizia di fermo confermato da parte delle forze dell'ordine.
Ebbene, tolto il caso di cui abbiamo già parlato, e tolte le frasi ad effetto ma non circostanziate ad almeno un fatto preciso, non ho trovato nulla, zero.

Sulla maggior parte dei giornali nazionali ho trovato molti articoli come quello che segue:

«(...) È facile infilarsi nelle vite distrutte e nel dramma delle famiglie. Nelle certezze portate via da una violenta scossa che di notte ha costretto tutti a infilare il buio e a dimenticare le proprie case. Che vengono subito prese di mira: i furti iniziano a consumarsi presto. Mentre la sofferenza cerca una via d’uscita, mentre si contano oltre centomila sfollati, mentre le ambulanze continuano a zigzagare tra una strada e l’altra, mentre si cercano i dispersi e i conti non tornano, diversi appartamenti vengono presi di mira. E svaligiati. (...) »
il Giornale in un articoli intitolato "Tutti per strada e gli sciacalli rubano nelle stanze vuote"
Eppure, nessuno ha raccontato di un solo fermo confermato a parte quello della povera badante rumena ad Onna. Siccome devo supporre che, se un giornalista viene a sapere di un caso su di un argomento su cui pure Berlusconi ha promesso un decreto legge apposito, lo scriva e ne dia pure una certa pubblicità, non mi resta che concludere che non vi sia neppure un caso.

Si scuseranno i giornalisti che, come nel caso del Giornale, vi hanno scritto sopra l'introduzione di un romanzo? Si scuseranno con i loro lettori?

Visto che la notizia è passata in prima pagina mentre la smentita forse in nona, la notizia che è passata alla maggior parte dell'opinione pubblica è che vi siano stati gravi episodi di sciacallaggio. Niente di più falso.

P.S. Già che sono qui a scrivere cose impopolari, vi ricordo che non risulta, negli ultimi anni, un solo caso di bambino italiano rapito da zingari. Cioè, tolti i casi di tentato rapimento (quasi sempre finito in assoluzione "per non aver commesso il fatto"), non è mai stato documentato un caso di rapimento e/o ritrovamento. Ne ho scritto in un precedente post.
~

domenica, aprile 12, 2009

Il coniglio pasquale

Il giorno di Pasqua (ma anche pasquetta va' benissimo), nei paesi di lingua tedesca si usa far giocare i bambini alla ricerca delle uova di cioccolato nascoste dal coniglio pasquale (Osterhase).



E' un gioco che entusiasma i bambini e necessita di pochi ingredienti:
  • Un sacchetto di ovetti di cioccolato assortiti
  • Un giardino (vanno bene anche il giardino dei nonni o un parco pubblico)
  • Due cestini
  • Un po' di preparazione
In pratica, un genitore porta i bambini a fare un giro e racconta loro la storia dell'Osterhase -che è un coniglietto birbone che nasconde ovetti sotto le foglie dei cespugli, o in mezzo ai rami o tra gli steli d'erba- mentre l'altro nasconde i dolci.

I miei si divertono un sacco e oramai aspettano con ansia la Pasqua per dare inizio alla grande caccia.
~

Buona Pasqua

Tulipano il giorno di Pasqua.

Auguri di buona Pasqua a tutti,
ed un abbraccio forte forte a chi la passerà in tenda.
~

sabato, aprile 11, 2009

La vicenda degli SCIACALLI rumeni e la pessima informazione

Siamo alle solite. Due giorni fa, in pausa pranzo i colleghi che mangiano un panino alla scrivania guardando le news su Internet esplodono in una serie di commenti come: «bisognerebbe mandarli a casa loro», «si, ma senza dimenticarsi, prima, di elargire loro una manica di botte», «che vergogna», «questa è gente disumana», «ci vorrebbe la legge marziale». Non mi intrometto, sono in ritardo con le consegne ed ho poche ore per portarmi avanti. A sera, il TG1 apre sugli episodi di sciacallaggio, terribili perché proprio ad Onna, il paese che non c'è più.

Non capisco. Perchè un povero cristo qualsiasi dovrebbe pensare di andare fino ad Onna -un paese piccolo, con poche vie d'accesso (ed, eventualmente, di fuga), difficile da raggiungere anche per la Protezione Civile, pieno di volontari e di giornalisti, ancora presidiato dagli abitanti che sperando di recuperare le poche cose sopravvissute- per scavare con fatica e grande pericolo le poche cose di valore che il terremoto non ha distrutto?
Possibile che a neppure uno dei geni del giornalismo sia venuto un barlume di dubbio? A cosa serve il comitato di redazione? Puzza come un pesce marcio.

Ma, opss, ecco la parola magica: rumeno, anzi rumeni! Si spiega tutto. Sono stranieri, sono poveri, hanno sguardi torvi, spesso sono vestiti male, fanno lavori di fatica, a volte puzzano, sono rissosi, bevono birra sulle panchine del parco e lasciano in giro le bottiglie vuote. Perfetti.

Oggi sono in vacanza. Questa mattina sfogliavo annoiato la Repubblica e vengo attratto da un box a pagina 9 intitolato:

Assolti 4 rumeni accusati di sciacallaggio
in cui si racconta che la badante rumena di un anziano abitante di Onna ed ora sfollato a San Felice d'Ocre, è andata ad Onna accompagnata da tre connazionali e, nonostante il pericolo di crolli, è entrata nella casa dell'anziano per recuperare le sue povere cose.
La signora ha chiesto le chiavi della casa ad un volontario senza avvisare che era accompagnata. Quando il volontario ha visto gli uomini uscire dalla casa carichi di borse si è preoccupato ed ha chiamato i carabinieri.
I carabinieri hanno trovato il gruppo in possesso in alcuni gioielli e di un piede di porco ed hanno fermato il gruppo con l'accusa di sciacallaggio.
Al processo, celebrato fortunatamente per direttissima, è emerso che gli ori e tutte le cose asportate dall'abitazione erano di proprietà della badante e che i 100.000€ che l'anziano teneva in casa sotto sotto un mattone erano ancora al loro posto insieme a tutte le sue proprietà. La badante non aveva asportato neanche uno spillo che non fosse proprio. Assolti, insomma, per non aver commesso il fatto.

Non è che gli organi di informazione (tv o giornali) sono stati un pò frettolosi? A quanti cittadini, colpiti dalla notizia dello sciacallaggio in così drammatici frangenti arriverà la notizia dell'innocenza della povera signora?

Questa sera mi accingo a scrivere e, nel tantativo di documentarmi meglio, scopro che il corrierone fà un doppio carpiato misto ed esce con un articolo in cui riesce ad accusare di sciacallaggio romeni e cinesi pur annunciando l'innocenza della povera badante. Il tutto senza circostanziare alcun fatto concreto.

Senza pudore.
~

venerdì, aprile 10, 2009

Il popolo è bambino 4

Ho sentito in radio questo brano e mi ha veramente colpito. Bello.




Il popolo è un bambino 4
Monologo di Ascanio Celestini
Fa tante domande e tu non gli puoi dire la verità sennò quello ti mette in difficoltà.
Per esempio io c'ho un figlio, si chiama Robertino Casoria, è il peggiore della classe.
Mi ha detto "papà cosa sono i terroristi?"
Io gli ho voluto dire la verità, gli ho detto: "Ti ricordi quando eri bambino? A Natale ti ho detto che sarebbe arrivato Babbo Natale.
Tu sei un bambino intelligente e non ci hai creduto.
Ma poi la notte io sono andato a mettere i regali sotto l'albero e la mattina appresso quando li hai visti hai incominciato a credere che li aveva portati Babbo Natale. Hai pensato che se c'è il regalo significava che c'è anche il barbone che lo porta con le slitte, con le renne.
E invece ero sempre io.
E i terroristi sono la stessa cosa. Qualcuno ti dice che ci sono i terroristi e tu non ci credi.
Poi scoppia 'na bomba, crollano un paio di grattacieli
e tutti pensano che se c'è l'attentato significa che ci stanno anche i terroristi che l'hanno fatto...
ma è tutta una bugia, è sempre papà che zitto zitto di notte fa scoppiare le bombe e poi da' la colpa ai terroristi" .
E mio figlio mi fa:
"l'amico mio Pancotti Maurizio - che Robertino frequenta
un bambino ciccione che è insopportabile e secondo me è pure un po' deficiente – m’ha detto “­Pancotti Maurizio dice che questa cosa si chiama strategia della tensione!"
Allora io gli ho risposto "l'amico tuo Pancotti Maurizio è comunista!
E lo sai perché è così ciccione? Perché i comunisti si mangiano i bambini. Stai attento quando vai a fare la merenda da lui perché ti si mangia!"
E mio figlio Robertino ha cominciato a tremare.
Per una settimana non è più uscito di casa.
Gli ho fatto fare tutto quello che volevo, gli dicevo "lava la macchina! Metti a posto la stanzetta! Portami le ciabatte!", lui mi ubbidiva come un cagnolino. Perché si governa con la paura.
E il popolo è uguale.
Il popolo è un bambino.
Se vuoi che non si perda nel bosco gli devi dire che c'è il lupo cattivo, l'uomo nero!
I terroristi, l'arabi col barbone, i pirati della Malesia. Ogni tanto insomma bisogna cambiare, fare la rotazione.
Il diavolo, gli zombie, il mostro di Loch Ness, il bocio, i marziani, i fantasmi.
Il popolo è un bambino.
Se gli metti paura ti porta le ciabatte, ti lava la macchina.
Il popolo è un bambino.
Se gli metti paura ti ubbidisce subito.

~

lunedì, aprile 06, 2009

Terremoto in Abbruzzo, sarà un notte durissima

Il telegiornale spara immagini direttamente nel mio subconscio, case franate, scuole, persone che piangono. Un signore che se la prende con i soccorsi che arrivano tardi. Volontari che scavano con le mani. Mi colpisce una ragazza della protezione civile, magra, con i capelli neri, attrezzata con casco e giubbino sposta le pietre a mani nude. Ragazzi piangono, una coperta attorno alle spalle, davanti allo studentato. Abbasso il volume a zero mentre parla la Carfagna, è così bellina e non vorrei guastare la poesia dei suoi occhioni da cerbiatta.

Il tickttio della tastiera mi accompagna le parole di mia moglie che lamenta l'inutilità dell'intervento di Maria Stella Gelmini.

L'intervistatore tortura per qualche secondo di troppo una mamma, seduta in macchina con un bebè in braccio. The show must go on.

Le notizie hanno cominciato a fluire dalla mattina, attraverso la radiosveglia. Di giorno, attraverso Internet, sono diventate un fiume in piana, la sera inondano la nostra psiche senza aggiungere quasi alcuna informazione.

Si dice che qualcuno abbia previsto il terremoto. Si dice che rinomati scienziati lo ritengano imprevedibile. Si dice che il governo stia cercando di far passare per matto che lo scienziato che aveva previsto l'evento. Un po' alla volta si contano i morti e si cerca di capire quanti dei dispersi si possono ancora salvare e quanti vadano stimati tra i decessi.

No, i terremoti non sono prevedibili, non in modo abbastanza esatto da far intervenire la protezione civile in anticipo.

Quello che si può prevedere è che prima o poi, in una certa zona, ci sarà un evento. Il trucco, per non piangere dopo, è di agire prima costruendo in modo attento. Ma faccio fatica ad immaginare come si possa intervenire anticipatamente per salvare abitazioni antiche senza distruggerle e ricostruirle quasi interamente. Cioè, in qualche caso di edifici di grande pregio e valore storico si può sicuramente fare, ma per un paesino semidisabitato la vedo molto più dura.
Le polemiche sulla prevedibilità dell'evento inutili e strumentali.

La protezione civile, la Croce Rossa e tutti i volontari stanno facendo veramente molto.

Sono convinto che l'Italia si mobiliterà, gli aiuti saranno copiosi ma anche che le ferite non si rimargineranno molto presto. Questa notte sarà di paura.

Infine anche i blog si stanno mobilitando per sostenere lo sforzo e fornire informazioni. Su unblogindue è possibile trovare una valanga di informazioni per chi vuole offrire un aiuto.

Contribuisco a mia volta riportando gli estremi dei conti della Croce Rossa:

«Per effettuare donazioni alla Croce Rossa Italiana si possono utilizzare:
  1. il Conto corrente bancario C/C n. 218020 presso Banca Nazionale del Lavoro-Filiale di Roma Bissolati - Tesoreria - via San Nicola da Tolentino 67 - Roma, intestato a Croce Rossa Italiana via Toscana 12 - 00187 Roma, codice Iban IT66 - C010 0503 3820 0000 0218020, causale pro terremoto Abruzzo;
  2. il Conto corrente postale n. 300004 intestato a Croce Rossa Italiana via Toscana 12 - 00187 Roma, codice Iban IT24 - X076 0103 2000 0000 0300 004, causale pro terremoto Abruzzo.
  3. E' anche possibile effettuare dei versamenti online, attraverso il sito web della Cri all'indirizzo: [www.cri.it
Inoltre, in Lazio stanno cercando donatori di sangue:
La Croce Rossa Italiana sta creando una lista di disponibili per donare il sangue: ci serve conoscere Nome, Cognome, Gruppo sanguigno, telefono ed eventualmente l’e-mail. Comunicare la disponibilità via e-mail a stefano.fossati@criroma.org ; via fax al n° 06.65741171 oppure telefonando ai numeri: 06.5875274 – 06.5875320.
Ma serve anche ospitalità, se avete disponibilità di case o posti letto mettetevi in contatto con la Protezione Civile (ad esempio scrivendo a salaoperativa@protezionecivile.regione.lombardia.it) per lasciare i vostri recapiti.

Per molti sarà una notte durissima e spaventosa, ed io non posso che pigiare tasti sul pc.
~

domenica, aprile 05, 2009

Il fine vita e la rimozione della morte

Sono rimasto colpito dalla semplice lucidità di un articoletto, scritto da Stefano Bartezzaghi nella rubrica Lapsus nella Repubblica di sabato 4 aprile 2009, tanto da sentirmi in dovere di provare a salvarlo dall'oblio, per 5 minuti ancora.

FINE VITA

Adesso e nell'ora del nostro fine vita, amen. Il linguaggio impoliticamente corretto ha delle trovate non solo ammirevoli, ma anche deliziose. Questo fatto che tocca morire, per esempio, è da sempre ritenuto seccante. Persino Gesù, che era Gesù, quando è arrivato il momento ha trovato qualcosa da ridire. Pur nominando una brutta cosa, morte è una bella parola: facile, precisa, piena di anagrammi (metro, tremo, torme...) e rime (sorte, porte, forte, coorte, aorte). Per non evocarla, col rischio di chiamarla a sé, la si sostituisce con «il fine vita», sorta di week end esistenziale in cui invece che il fiato si tirano le cuoia. Del fine vita si può così finalmente discutere, in quel nostro modo appassionatamente caotico che tanto incuriosisce gli osservatori esteri. Della morte si continua a tacere, e l' importante è quello.

Io, indubbiamente, preferisco le parole semplici e -mentre pulisco il naso alla piccola Tamagothi di sette mesi- mi limito ad osservare che: se c'è una cosa sicura nella vita, questa è la morte.
~

giovedì, aprile 02, 2009

L'informazione, i cani e le prime pagine dei giornali


I telegiornali non raccontano più la realtà. I giornali neppure.
Che fare? Cosa fare per essere "informati"? Per avere una comprensione delle cose del mondo?

Per cominciare, cerchiamo di capire il problema: per un giornalista la notizia secondo cui un cane morde un uomo non è abbastanza interessante essere pubblicata, ed ancor meno di essere spinta in prima pagina; al contrario, se un uomo morde un cane si tratta di una gran notizia. Ora, la realtà statistica ci dice che ogni mese migliaia di persone in Italia (60ML di abitanti) verranno morse da cani, ma gli articoli che ne parleranno (salvo nei pochi casi in cui venga ucciso qualcuno, magari un bambino) saranno pochi o addirittura nessuno.

Così succede che, a chi osserva il mondo leggendo il giornale, può capitare di trarre le seguenti conclusioni:

  1. Se vuoi bene al tuo cane, tienilo al guinzaglio, qualcuno potrebbe morderlo
  2. I cani sono armi pericolose: se mordono uccidono.
Ora, nel mondo reale, tutti conoscono qualcuno che possiede un cane, e dunque sanno che un cane può mordere senza gravi danni nella stragrande maggioranza dei casi oppure sanno che nessuna persona normale si sognerebbe di mordere un cane, se non per gioco ... inoltre, può capitare che un bambino piccolo morda il cane di casa -io l'ho fatto- e che la cosa si concluda con il cane che guaisce e si allontana sdegnato.

Ma, che dire di fatti così rari da non poterne avere -per fortuna- esperienza diretta?

In un anno come il 2008 in cui i casi di violenza sessuale sono diminuiti dell'8,4% (vedi articolo sul sito di radioradicale), la maggior parte delle persone informate dai media erano convinte che tali casi fossero in brutale aumento.

Gli strumenti di informazione, come un po' tutti, seguono le mode ed inevitabilmente finiscono per identificare un certo fenomeno come interessante, dominante, in un certo periodo e, siccome nessuno vuole essere restare senza l'argomento di maggior spicco, tutti dietro a cercare notizie sull'argomento senza troppe remore sul fatto che sia già da una settimana che si parla dello stesso evento.
~

Mi sento fortunato