lunedì, giugno 01, 2009

Contro la politica personalistica


L'Italia ha 60 milioni di abitanti. Non sono pochi. Secondo alcuni sono ben il doppio di quanti l'Italia ne possa sopportare mantenendo un equilibrio tra produzione di risorse (cibo, acqua potabile, energia, ossigeno, territorio) ed i nostri consumi.

60 milioni di abitanti sono tanti e, anche considerando che i laureati sono solo il 12% della popolazione, si tratta sempre di un bel 7,2 milioni di persone con una cultura universitaria.
Se poi consideriamo che la laurea non è affatto necessaria per occuparsi di politica e supponiamo che un buon candidato debba essere tra i 20 ed i 70 anni, possiamo stimare i ragionevolmente eleggibili tra i 7 ed i 30 milioni di persone. Milioni, mica decine o centinaia. Beh, magari questo non ci piace, quell'altro ha idee troppo diverse, l'altro ancora non ha nessuna intenzione di impegnarsi. Ma, accidenti, è impossibile che non vi siano almeno cento mila persone adatte?

Eppure si vedono sempre i soliti 30 0 40 soliti noti. Certo, se i politici sono 30 o 40 è ovvio che si debbano sostenere i "propri" candidati anche quando vengono travolti dagli scandali.

C'è una domanda che mi frulla in mente da un po': «ricoprire una carica politica è un diritto?»

Per una politica migliore -e normale, come nel resto dell'Europa- propongo semplicemente che:

  1. un politico che finisca in uno scandalo (di qualsiasi tipo) che ne macchi la limpidezza, non venga più ricandidato; anche quando vi sia il rischio che sia vittima e non causa dello scandalo
In fondo, se la politica è sacrificio per gli altri (come dovrebbe essere) allora sollevare qualcuno dall'incarico dovrebbe essere fargli un favore, consentendogli di seguire con più attenzione le faccende personali e lasciando a qualcun altro, più libero da vincoli e problemi, l'onere della gestione della cosa pubblica.

Ovviamente, a maggior ragione questo ragionamento si estende ai casi giudiziari:
  1. un politico inquisito si sospenda dalla propria carica (pena venir radiato dal partito e non essere ricandidato a vita)
  2. un politico condannato si dimetta dalla propria carica (pena venirne sollevato, con demerito)
  3. ovviamente i partiti non candidino né inquisiti né condannati (qualunque cognome portino)
Queste regole sono normalmente applicate, nei paesi europei, per i politici di ogni partito, di destra o di sinistra, progressista o conservatore. Perché da noi no?

Certo, c'è il pericolo che qualcuno produca uno scandalo apposta per far fuori un candidato. Ma se consideriamo attentamente la questione potremmo scoprire che, in fondo, ce ne sono altri a migliaia, forse a milioni e tra questi ci sarà sicuramente un candidato adatto, o addirittura migliore, di quello ritirato. Basta fare lo sforzo di trovarlo e valorizzarlo.

Io conosco decine di persone che sarebbero ottimi e onesti parlamentari. Alcuni di loro potrebbero anche essere ottimi ministri, se solo si desse loro la possibilità di provarci.

Si badi bene, non voglio fare il giustizialista che lascia alla magistratura il compito di ripulire gli scranni delle nostre povere istituzioni democratiche: anche comportamenti semplicemente abbietti o politicamente disonesti, per quanto non illegali, dovrebbero destare scandalo sufficiente al civile allontanamento dalla carica in cui si dovrebbe rappresentare il popolo, prima che se stessi.

Per completezza vi segnalo anche l'iniziativa Parlamento Pulito, che riporta un documentato elenco di parlamentari e dei loro guai con la giustizia.
~

Nessun commento:

Mi sento fortunato