venerdì, settembre 11, 2009

Vita in città, finalmente


Mercoledì ore 18:30 ora di tornare a casa. E' una giornata tiepida e leggermente annuvolata. Inforco la bicicletta e mi accingo ad attraversare la città.

Di fronte al municipio, alla macchina che distribuisce il latte crudo ci sono due giovani signore che chiacchierano mentre aspettano il loro turno, tre bambini tra i due ed i cinque anni giocano e si spintonano. Un ragazzo riempie tre bottiglie di latte e due ragazzi stranieri (forse egiziani) discutono dello yogurt. Scampanello per avvertire i bambini e passo velocemente.

Percorro un corto viale pedonale che costeggia una associazione sportiva. Nei campi sportivi molti ragazzi si allenano abbigliati con pantaloncini neri e casacche fluorescenti arancioni e gialle. Alcuni genitori seduti sulle panchine osservare silenziosamente le performance dei giovani calciatori. Alcuni, a piccoli crocchi, commentano con fare saccente.

Ad una mamma scappa il bimbetto in bici e questo sembra faccia di tutto per tagliarmi la strada, pur senza guardarmi sembra seguire la mia esatta traiettoria. Freno, scampanello e aspetto che la ragazza recuperi il pargoletto. Ringrazio, sorrido e riparto.

Un anziano signore pedala con immenso sforzo, come se dovesse attraversare una chiesa in ginocchio, su una vecchia bicicletta grigia.

Dinnanzi alla piscina comunale tutte le panchine sono occupate da persone di varia età che sembra aspettino qualcuno. Nonostante non sia affatto caldo una bambina bionda si bagna i piedi nella fontana antistante sollevando altezzosamente le gonne con due dita.

Schivo un gruppo di quattro ragazzi tra i 13 ed i 14 anni che pedalano pigramente seduti su biciclette acrobatiche che probabilmente non sanno utilizzare. Con la coda dell'occhio ne osservo due che sembrano incredibilmente nerd, come solo i quattordicenni sanno essere, brufolosi e spettinati. Chissà con quanti ormoni stanno combattendo.

Svolto a desta, sono in strada. Allungo il cambio e con poche possenti pedalate mi porto fino alla successiva ciclopedonale che imbocco con una gran frenata. Accidenti, perché i freni fischiano così?

Ci vogliono due possenti scampanellate, quattro scusi, cinque grazie e sei buonasera per attraversare un gruppo di signore anziane armate ciascuna della propria badante moldava, ucraina o rumena.

Al successivo semaforo mi trovo con tre ciclisti a contendere lo spazio di sosta accanto al marciapiedi sulla destra, in modo da appoggiare il piede senza sollevarmi dal sellino.

... non era mai capitato prima!

Non era mai capitato prima ... ed, in effetti, 10 anni fa siamo approdati qui per fuggire dalla città e Segrate era poco più di un dormitorio. Nessuno a piedi ed ancor meno in bicicletta. Un deserto ad alta densità abitativa.

Sarà che sono un trentino testone ma questo vuoto così comune nella grande Milano -tolta pizza Duomo, Brera e Navigli- e hinterland mi è sempre parso strano e anomalo.

Le persone stavano in casa ed uscivano in macchina, percorrendo il tratto di strada fino al lavoro o l'ipermercato, chiusi in scatole di metallo su ruote. Poi risalivano nella stessa e si spostavano fino al successivo luogo chiuso (chiesa, scuola, piscina o bar) senza mai incontrarsi. Così capitava che non ci si conosceva tra vicini di pianerottolo, di condominio e men che meno di quartiere. Sempre tesi, incazzati, in coda.

Tantovale restare a lavorare qualche ora di più, avranno ragionato in molti, che sono ore che tolgo alla TV o all'ipermercato e, magari, guadagno qualche altro soldino che serve per fare il vero milanese ed andare in giro con l'immancabile anda:
Lavoro, guadagno.
Pago, pretendo.

Non so se siano i copiosi interventi urbanistici, che oltre ad aumentare la popolazione hanno costruito parchi e piste ciclabili che prima non c'erano.
Non so se sia la crisi economia che ha fatto desistere tante mamme dal lavoro ed ha creato una mancanza di prospettive di carriera ai mariti.
Non so se sia un allentamento della paura -di terroristi musulmani o violentatori rumeni- che attenagliava il cuore di chiunque provasse a mettere il naso fuori casa senza le lamiere dell'automobile, o una combinazione delle tre cose, ma ... finalmente sembra di vivere in un luogo abitato ... Evviva!
~

4 commenti:

Aliza ha detto...

stiamo ritornando umani?? bene!!
ciao A

Marco Marsilli ha detto...

Eh sì, cara Aliza,

alla faccia della imperante crisi economica, e forse proprio grazie alla stessa, sembra proprio qualche raggio di sole stia finalmente filtrando tra un palazzo e l'altro.

Baci,
Marco

Susanna ha detto...

Ah, sei trentino?

gatta susanna

Marco Marsilli ha detto...

@Susanna: Di Riva del Garda, cioè la parte più sud del Trentino ... quasi quasi Veneto ed un po' Lombardia e, per i soliti misteriosi motivi che guidano tutti noi, mi ritrovo Lombardo, ma riottoso.

Mi sento fortunato