mercoledì, febbraio 07, 2018

La candidata

«In politica, se vuoi che qualcosa venga detto, chiedi ad un uomo.
Se vuoi che qualcosa venga fatto, chiedi ad una donna.»
MARGARET THATCHER


Ebbene sì, è successo, dopo 3 anni e mezzo di assessorato al comune di Segrate (MI) alla moglie hanno offerto la candidatura per il consiglio regionale della Lombardia.

Decidere di partecipare alle elezioni non è stata una scelta facile né ovvia perché è una corsa con un esito tutt'altro che scontato ma fatiche certe. A meno di non essere politici con un nome già ben conosciuto, l'unica garanzia è quella di infilarsi in una campagna elettorale che sarà aspra, faticosa e difficile.

Soprattutto per una donna, non è facile decidere di impegnarsi a sacrificare i ritmi della famiglia per dedicare tutte le energie disponibili a portare le proprie idee ed il proprio impegno morale ed amministrativo ad un livello superiore a quello comunale. Vuol dire passare le giornate a creare un programma, a cercar di sviscerare le proprie capacità e affrontare le proprie debolezze in modo da avere una storia da raccontare e un progetto da portare avanti.
E’ necessario approfittare di ogni occasione per comunicare, per raccontarsi, passando mattine, pomeriggi e serate a rincorrere ogni occasione pubblica, a distribuire volantini ai mercati, ad ascoltare i cittadini, a sopportare offese (sì, ci sono anche quelle) e cercare di ascoltare i bisogni anche quando annegati in discorsi confusi, a stringere mani (si spera pulite) e fare foto. Vuol dire passare nottate a mettere a punto il proprio messaggio, creare il sito web, impaginare volantini, scrivere testi e discorsi cercando di essere interessanti e propositivi in ogni occasione.

Lo so, mi direte “non sei mica tu il candidato!”, ma vi garantisco che tutto ciò non sarebbe possibile se non fossimo una coppia affiatata che cerca, almeno idealmente, di discutere e condividere ogni sforzo ed ogni scelta. Così non posso far altro che sentirmi candidato anch’io, anche se il mio compito è lavare i piatti mentre lei sul tavolo della cucina cerca di limare un paragrafo del programma politico o aggiustare una presentazione per un convegno.

Le figlie ci sopportano (per sua fortuna il più grande è all’estero a vivere la sua avventura europea) mentre cerchiamo in modo maldestro di non far mancare l’attenzione che è loro dovuta. Mi rendo conto che spesso parliamo di politica e discutiamo di prassi, diritti, limiti, doveri e ideali mentre loro vorrebbero raccontarci le frustrazioni ed i successi della loro giornata. La cosa è resa più complicata dal fatto che proprio questo mese abbiamo deciso di ospitare un ragazzo georgiano che è qui per un progetto di volontariato e parla uno splendido inglese, ma purtroppo -oltre al georgiano- solo quello. Così, prendete un respiro e cercate di immaginare tutte le nostre cene ad aggiornaci con le ragazze (9 e 14 anni), parlare in inglese con l’ospite, tradurre il traducibile in italiano da una parte e in inglese dall’altra senza tralasciare l’organizzazione dei prossimi passi della campagna elettorale. Pensate poi che l’inglese lo parlo pure poco e male e se non ci fosse lei ad aiutarci rischieremmo spesso di non capirci affatto.

Ma scusatemi se ho divagato. Il fatto è che la politica, come l’impegno civile e quello nel volontariato non è un mestiere, è una passione.
E’ una passione che porta a vedere occasioni e problemi in ogni cosa che si vede, a domandarsi se il marciapiede su cui si cammina è messo bene o male, se può aspettare una risistemazione dopo aver riparato un asilo, o dopo aver estinto un mutuo troppo oneroso lasciato dalla precedente amministrazione. Si gira l’angolo e ci si chiede perché il negozio in fondo alla strada chiude e se si poteva fare qualcosa per aiutarlo a resistere alle tempeste del mercato che vede una costante crescita della grande distribuzione. Certo che la grande distribuzione mette in crisi i negozi di vicinato, ma offre anche più scelta a costi minori e molti posti di lavoro abbastanza sicuri. Cioè, non è che i lavori pubblici siano nelle deleghe di Viviana (sì, la moglie) ma vedo in lei che essere amministratori vuol dire guardare ogni cosa della propria città, del proprio territorio, domandandosi se va bene, quanto serve, se si può far di meglio, se c’è budget per riparare, per introdurre migliorie, per rinnovare.

Per quanto io sia legato affettivamente al PD (lo so, è un mio difetto), riconosco a Viviana un’indipendenza innata, che l’ha portata a candidarsi con una lista civica in sostegno a Giorgio Gori senza intrupparsi in un vero partito. So che il suo cuore batte tra sinistra e centro, in quell’area rosa (😊) tra giustizia sociale e liberismo ben temperato che le deriva da una lunga e variegata carriera lavorativa che è partita da dipendente per arrivare a piccolo imprenditore e aver così provato in varie riprese l’ebbrezza della carriera, le sventure delle ristrutturazioni aziendali e le difficoltà indotte da uno Stato pesante di regole e poco propenso a sostenere la libera impresa.

Se vi interessa sapere di più su di lei e sul suo programma, vi consiglio di visitare il suo sito Viviana Mazzei www.vivianamazzei.it o il suo profilo sul libro delle facce www.facebook.com/vivianamazzei2018/ o contattarla direttamente a viviana at vivianamazzei.it.
Se poi decidete anche di votarla, vi avviso che potete farlo solo in provincia di Milano.

Vi terrò aggiornati, stay Tuned.
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Mi sento fortunato