martedì, settembre 01, 2015

Il tempo psicologico

«Il tempo è la dimensione nella quale si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi. Esso induce la distinzione tra passato, presente e futuro.»
Il tempo dell'uomo, lo sappiamo tutti, non è mai una misura certa ed effettiva: a seconda di ciò che facciamo o di ciò che, in quel momento, vorremmo fare, il tempo scorre con velocità differenti e l'orologio, sopratutto quando lo guardiamo troppo o non lo guardiamo affatto, non aiuta certo a a far chiarezza.

Certo, in teoria vorremmo passare più tempo facendo cose piacevoli e meno a subir il tempo degli altri, ma non è sempre proprio così.

Per capire meglio quale sia il rapporto tra il tempo, l'urgenza e la nostra percezione di queste, cito spesso un aneddoto raccontato sentito da Luciano De Crescenzo.

(brano tratto da" Vita di Luciano De Crescenzo scritta da lui medesimo")

A proposito di tempo psichico, credo che possa essere illuminante un episodio capitatomi quando lavoravo in IBM.
A Napoli avevamo una sede eccezionale: primo ed ultimo piano di uno dei più bei palazzi di via Orazio, vista panoramica sul Golfo. Unico difetto: un ascensore «moscio», o per dirla in linguaggio tecnico «non adeguato alla dinamicità dell'azienda». Ogni giorno c'era qualcuno degli impiegati che che protestava per «l'estenuante attesa al pianerottolo del primo piano o del sesto piano». D'altra parte l'edificio, a suo tempo, era stato progettato ad uso esclusivamente abitativo.
Venne subito creata una task-force di esperti. Da Milano arrivarono un architetto e un geometra dell'ufficio gestione sedi, che nel giro di una settimana misero a punto un progetto per un secondo ascensore da costruire del cortile del fabbricato. Nel frattempo don Attilio, il portiere dello stabile, fu incaricato di rilevare quante persone prendevano l'ascensore tra le 8:30 e le 19, compito questo che il brav'uomo portò a termine con molto scrupolo, riempiendo di segni un quaderno a quadretti dalla copertina nera.
«Ingegnè, guardate se faccio bene,» mi disse un giorno, mostrandomi il quaderno «io disegno un'asta per ogni inquilino che vedo salire ed una croce per ogni IBM». Poi, dopo una breve pausa, mi guardò con sconforto e aggiunse: «Una croce, ingegnè, una croce!».
Alla fine del rilevamento fu indetta una riunione per valutare i costi dell'operazione e per convincere qualche condomino ancora riluttante a non opporsi al progetto. Erano presenti tutte le funzioni interessate. Si stava discutendo dei permessi comunali, quando dal fondo della sala Attilio chiese la parola.
«Veramente avrei una proposta da fare, posso parlare?»
«Dica pure» gli rispose il direttore.
«Chiedo scusa se m'intrometto, ma io, al posto vostro, invece di spendere tutti questi milioni per un secondo ascensore, mi comprerei due begli specchi. Uno lo piazzerei al primo piano ed un altro al sesto: così la gente si guarda, il tempo passa e nessuno se ne accorge.»
Questa fu la soluzione adottata e da quel momento nessuno più si lamentò delle attese.
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Mi sento fortunato