giovedì, dicembre 31, 2009

Che fine ha fatto la fantascienza?



«Il futuro non è più quello di una volta.»
Arthur C. Clarke oppure Paul Valery

Ieri sono stato in una libreria e, dopo aver meditato per una buona mezz'oretta se fosse il caso ci acquistare un saggio (una boccata di realtà) un romanzo o una raccolta di poesie (cercavo qualcosa di Wislawa Szymborska ma non lo avevano), sono sbottato, per lo stupore della moglie, con un: «ma la fantascienza non c'è più?».
Cioè, non è che manchino le opere di fantasia, ma sembrano più fantasy oppure horror o, ancora, gialli-polizieschi ambientati in un futuro prossimo e claustrofobico.

Ha già, penso, "Spazio 1999" è passato. Pure "2001 Odissea nello spazio" con la sua continuazione "2010 l'anno del contatto" sono ricordi del passato.
Negli anni novanta son passati come frecce i cyberpunk con le storie del neuromane, di Jonny Mnemonic e la sua guardia del corpo potenziata con occhi e muscoli innestati e simpatiche unghie retrattili. La matrice, la rete, era diventata cosciente e ... e avrebbe potuto finire tutto come in Matrix.

Ma già non c'era ottimismo. Siamo troppi, troppo vicini, dobbiamo dividerci risorse sempre più scarse e vivere in città sempre più affollate ed impersonali. Non c'è fuga che non sia sintetica, sia essa chimica o elettronica.
Dov'è finito il sogno della frontiera, dei nuovi mondi da conquistare dei nuovi spazi da colonizzare?
La scienza, come l'evoluzione, non procede mai in linea retta e tutto ciò che che la fantascienza della prima metà del secolo aveva previsto, non è andato oltre il viaggio sulla Luna, nel 1969.

Le avventure narrate da Salgari? Sono possibili solo se vi sono ancora territori lontani, selvaggi e inesplorati.
La fisica dell'endecalogia di Asimov? Richiede come minimo che vi sia una fonte di energia sicura, illimitata e compatta adatta a far muovere illimitatamente robot umanoidi e astronavi spaziali che allargano costantemente il nostro spazio ed il nostro orizzonte conquistando nuovi pianeti e sistemi stellari.

Ed invece, eccoci bloccati in una ciotola piccola e sempre più sovraffollata. Gli umani aumentano costantemente e lo spazio non aumenta, le risorse non sono infinitamente riproducibili ed ad un certo punto saranno solo razionabili.

Mentre medito sono nudo, seduto su una sedia in bagno accanto al termosifone bollente, lo scaldino elettrico che lavora a pieno regime e l'acqua della doccia che corre, avvolgendomi in una piacevole nuvola di vapore. Mi scuoto e rabbrividisco allo spreco di energia e acqua che sto perpetrando ai danni dell'umanità.

Nel pieno del 1900 un pensiero simile non sarebbe mai arrivato perché vivevamo nella convinzione che l'energia e l'acqua erano solo temporaneamente limitate, in attesa di nuove tecnologie che sarebbero arrivate a breve, di nuove risorse che sarebbero state scoperte, di nuove infrastrutture che già erano in costruzione.

Ecco, non abbiamo modo di sapere come sarà il 2010, ma sicuramente sarà il momento in cui la coscienza degli umani interiorizzerà il fatto di vivere in un mondo finito (nel senso di non infinito), in grado di fornire solo una certa quantità di risorse naturali (cibo, foraggi, pesce, spazio, energia, acqua potabile) e che, per il momento, non ci sono nuovi spazi da conquistare e da sfruttare. Essendo la torta quella che è, possiamo solo cercare di dividerla al meglio e sprecarne il meno possibile.
E riscopriremo, forse, antichi modi per essere felici e nuovi modi per sognare il futuro, quello che nel decennio passato ci è mancato.

Buon decennio a tutti!
~

1 commento:

Aliza ha detto...

bella idea quella di augurare buon decennio...hai fatto anche tu caso di come siamo saltati "d'un sol botto" dal 2000 al 2010....cose da pazzi!! sarà che ho una certa età, ma la vita sfugge veramente.
Colgo l'occasione per ricambiare gli auguri per il nuovo decennio e in più un bacio ai tuoi figli A

Mi sento fortunato