venerdì, maggio 30, 2008

Bicicletta e felicità

Sono all'ospedale San Raffaele, ho passato mezz'ora tra ritirare i referti della risonanza magnetica al ginocchio e a fare le pratiche di accettazione per la visita specialistica.

L'ospedale è una immensa ed efficiente struttura privata che tanto per la risonanza quanto per la visita ortopedica mi ha proposto gli stessi tempi di attesa (una ventina di giorni in tutto) sia con la mutua che privatamente. Eccezionale.

Aspetto che l'infermiera mi chiami per la prima visita. Siamo veramente tanti.
Le infermiere corrono sbattendo i tacchi sul linoleum.
Attorno a me una umanità sofferente; chi si tiene un braccio, chi muove a fatica una gamba ingessata, chi si gratta la pelle sotto le fasciature.
C'è un clima di attesa al limite dell'impazienza, fragilmente soffocata dalla predominante fiducia.

Un signore anziano, molto anziano, esce dall'ambulatorio. Rivolgendosi alla figlia che l'aspettava, esclama quasi trionfante «posso ancora andare in bicicletta» si sofferma un secondo e aggiunge «ma piano». La figlia, di mezz'età, lancia all'infermiera uno sguardo deciso. L'infermiera scuote la testa in segno di doloroso diniego. La figlia traduce al padre «no. non puoi andare in bicicletta».
Che tristezza negli occhi dell'anziano. Cerca di nascondere i lucciconi con un sorriso, quasi volesse dire «dovevo provarci».
La ragazza seduta accanto a me, 25 anni o poco più ha bellissimi occhi verdi contornati da capelli corvini corti e lentiggini scure sugli zigomi «sembra un bambino» mi dice.
La guardo una seconda volta, gli occhi sono lucidi come, forse, i miei; sembra proprio un bambino.
~

2 commenti:

Manu ha detto...

Marco, è tua volontà non far leggere i discorsi tra < >?
Se così fosse sei proprio a bad boy!
ciao

Marco Marsilli ha detto...

Hai ragione! Accidenti all'editor di Blogger che non traduce correttamente le doppie virgolette ... grrr ... correggo subito.

Mi sento fortunato