martedì, novembre 25, 2008

Decolonizzare l'immaginario


Ultimamente guardo sempre meno televisione e, quando la guardo, evito la pubblicità (la reclame, come dice la Principessa) come la peste.

Il fatto è che vorrei riprendere il controllo dei miei desideri, che sono sospinti dalla reclame non verso una vita più sana e felice ma verso un maggior consumo. La pubblicità ci induce desideri costosi e, per la maggior parte, inutili.

Dopo la tredicesima pubblicità di orologi, come si fa a non guardare il proprio pensando che è vecchiotto e che, forse sarebbe ora di sostituirlo?

Quando non possiamo permetterci ciò che desideriamo siamo spinti a fare gesti folli o a sacrificarci di più risparmiando su cose veramente utili o a lavorare di più per arrivare al reddito necessario. Riguardo ai gesti dissennati, si veda la proliferazione di finanziarie che si prestano ad emettere prestiti a chiunque, anche a chi poi farà fatica a ripagarli, si vede che la clientela c'è.

Riguardo al lavorare di più, niente di meglio del lavoro per avere anche una posizione ed uno scopo nella società ... ma a volte un'ora in più con la propria famiglia vale di più di un telefonino dotato di tutto regalato ad un bambino delle elementari.

Il nostro immaginario è colonizzato dalle merci e da un'idea di stile di vita ideale impossibile per tutti, un ideale fatto di BMV che non tutti ci possiamo permettere, di ville con piscina che solo pochi potranno avere (anche perché lo spazio è finito e l'Italia non basterebbe), di vestiti ogni mese diversi, di usa e getta, di giochi che non avremo il tempo di giocare, di viaggi in posti perfetti ed esotici e di servizi eccezionali (anche i servizi sono merci).

L'immaginario si coltiva con l'arte. La pubblicità e la moda sono indubbiamente forme d'arte. Come l'arte possono essere belle e comunicative o essere brutte e opache. Al contrario dell'arte come la intendiamo comunemente ci entrano in casa e si offrono alla nostra attenzione come un bella donna in caccia, del nostro denaro.

La reclame fa leva sui nostri istinti per convincerci, non per farci pensare. Per instillare sicurezze invece che dubbi.

Leggo sui giornali che la colpa della crisi è del calo dei consumi, che chi consuma fa bene all'Italia.
Siamo arrivati, alla fine, al consumatore al servizio del produttore.
~

1 commento:

Aliza ha detto...

sai cosa ti dico?? viva i matti
lo dico da te perchè non so se ripassi nel mio blog.
Verissimo il tuo post, come sempre del resto, bellissimo anche quello sui Rom...quanto è bello usare la propria testa, come è bello vedere gente che non guarda la tv e vive libera. Per quanto è possibile almeno. Approvo in pieno la rivoluzione che hai cercato di diffondere con il tuo commento da me...è vero, è giusto avere fiducia
buona notte A

Mi sento fortunato