- collegati tra di loro in modo che seguendo i rimandi da una pagina all'altra li si potesse navigare come ipertesto (che ai tempi esistevano già, principalmente nei laboratori di ricerca o nelle case costruttrici di aeroplani dove venivano utilizzati per rappresentare e rendere fruibile l'enorme massa di documentazione che accompagna un moderno jet)
- visualizzabili da ogni computer collegato in rete, per cui computer con risoluzioni diverse ed a volte senza alcuna possibilità di grafica -qualcuno se li ricorda i terminali con i caratteri verdi su nero?-
- dovevano contenere i caratteri delle diverse lingue (almeno quelle europee) dalla a accentata alla o con l'umlaut
- dovevano poter includere media differenti dal testo come le immagini e, più avanti, suoni e video
Secondo Tim Berners-Lee quest'anno il WEB ha raggiunto i 20 miliardi di pagine, che corrispondono, circa, al numero di neuroni in un cervello umano.
Non so se questo numero rappresenti qualcosa in sè -ed ancora mi domando che fine abbia fatto il web semantico di cui si è cominciato a parlare una decina di anni fa- ma la metafora del cervello ci aiuta sicuramente a dare un'immagine a ciò che oramai facciamo continuamente: cercare e prendere informazioni da Internet e fornire informazioni ad Internet.
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